Recensione: Love

Di Nicola Furlan - 4 Maggio 2025 - 7:27
Love
Etichetta: InsideOutMusic
Genere: Prog Rock 
Anno: 2025
Nazione:
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87

“Love” è il diciassettesimo album in studio dei colossi del progressive rock The Flower Kings. Parliamo di una band straordinaria, con una discografia dal livello difficilmente eguagliabile. Ma dove si colloca “Love” in un contesto così vasto, sia per quantità di dischi pubblicati che per approccio compositivo?
A parere di chi scrive, il gruppo ha attraversato un solo momento di flessione, se così si può chiamare, tra “Banks of Eden” (2012) e “By Royal Decree” (2022), con la significativa eccezione di “Waiting for Miracles” (2019), che segnava il ritorno della formazione classica dopo una lunga pausa. Proprio le forti radici nel progressive rock sinfonico, unite a un’estetica vintage e a tematiche spirituali ed esistenziali, hanno riportato in musica lo stile raffinato e riconoscibile del fondatore Roine Stolt.
L’attesa era alta, ma aleggiava un interrogativo: cosa ci riserveranno questa volta i The Flower Kings? Una cosa è certa sin dal primo ascolto: con questo nuovo full-length, la band di Uppsala si conferma tra i sovrani indiscussi del progressive rock melodico.
La formazione vede il nucleo storico Roine Stolt, Hasse Fröberg e Michael Stolt, affiancato con solidità dai più recenti Mirko DeMaio alla batteria e Lalle Larsson alle tastiere. Un equilibrio perfetto tra esperienza e freschezza, capace di riportare alla luce, con sensibilità contemporanea, l’estetica più pura e visionaria del prog di fine anni ’60 e inizio ’70, dove anche l’approccio interpretativo e fusion aveva un ruolo cruciale.
Ecco allora il primo elemento distintivo: quello stile tra “gioco e poesia”, combinato a un mix di rock e fusion, che fa di “Love” uno degli album più riusciti di Roine Stolt e compagni. Non manca nemmeno quella vena pop raffinata, da sempre cifra stilistica della band, qui intrecciata con una libertà sperimentale e una verve creativa che sembrano ritrovate. La componente melodica, marcata e avvolgente, attraversa tutti i brani, fungendo da collante per le straordinarie abilità dei musicisti, che si intrecciano e si richiamano in strutture complesse ma sempre equilibrate, godibili sia nei momenti più rock, sia quando la raffinatezza compositiva raggiunge vette di grande maestria. Diciamo che è come se ci avessero fatto ripartire da fine anni Duemila, quando l’apice creativo aveva di certo raggiunto il pinto più altro della loro incredibile carriera musicale con la triade “Adam & Eve”, “Paradox Hotel” e “The Sum of No Evil”, con la peculiarità di una maturazione più che decennale alle spalle.
Come sempre, il tutto è arricchito da testi intelligenti, eleganti e intrisi di consapevolezza. “Love” è un viaggio narrativo in un mondo sospeso tra rovina e rinascita, dove l’umanità affronta le proprie ferite, illusioni e speranze. Si parte dalla meraviglia del sogno e della scoperta, per scontrarsi presto con la perdita, l’abbandono e il bisogno di redenzione. Luce e oscurità si alternano come simboli ricorrenti: da una parte memoria, amore, verità; dall’altra guerra, menzogna, indifferenza.
Il disco riflette profondamente sull’identità e sulla fede, sull’incapacità dell’uomo di imparare dai propri errori, ma anche sulla forza di resistere, perdonare e ricominciare. L’amore emerge come unico antidoto alla distruzione: fragile, spesso dimenticato o tradito, ma capace di unire e guarire, persino nei momenti più bui. In questo scenario, il cambiamento appare inevitabile e necessario: si invoca una rinascita morale e collettiva, una presa di coscienza che superi odio, avidità e cieco conformismo. È un invito ad aprire gli occhi, a lasciarsi guidare dalla luce interiore, a scegliere la verità, anche quando fa male.
Eppure, nonostante il dolore e il disincanto, una scintilla di speranza rimane accesa: la possibilità di ricostruire qualcosa di autentico, giusto e condiviso.
“Love” è un disco straordinario, ben oltre le aspettative. E chi, negli anni, ha accusato la band di autoreferenzialità o scarsa ispirazione, qui dovrà ricredersi. Mai dare per scontato il potenziale di una formazione di questo calibro.

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