Recensione: Low

Di Andrea Arditi - 31 Marzo 2004 - 0:00
Low
Band: Testament
Etichetta:
Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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80

Son passati due anni dall’uscita di The Ritual(1992),è il 1994 ed i Testament si ripresentano sul mercato con un nuovo platter, Low, oggetto di questa recensione.
Rispetto al precedente lavoro, la line-up ha subito la dipartita di Louie Clemente,sostituito dall’ottimo John Tempesta dietro le pelli; una band che già era,e quindi si conferma, di un tasso tecnico sopra la media. Low è uscito in un periodo per la scena thrash metal direi non molto positivo, le band cominciavano a rallentare il proprio sound, sound che faceva della propria velocità e potenza, il proprio punto di forza, ed i Testament, coi precedenti due lavori,Souls of Black e The Ritual, sembravano aver assecondato questa tendenza,rendendo più morbida la propria musica.
Low invece è un album differente dalle precedenti fatiche della band,si presenta come un platter fresco,ricco di idee,pur non riuscendo a raggiungere i livelli stratosferici di The Legacy o di The New Order.
L’opener,nonchè Title Track,fa di per sè capire che binari seguirà l’intero album,le sue coordinate,in cui grandissima importanza sarà rivestita dalla sezione ritmica,Christian e Tempesta;dicevo della opener,traccia dal riff molto accattivante arricchito da un Chuck Billy che, come suo solito, utilizza in modo perfetto ed indistintamente il growl e la clean vocal.
Si prosegue con Legions(in hiding),oserei dire il proseguimento logico di Low,pezzo che inizia con un bellissimo passaggio di batteria, riffing anche qua molto coinvolgente,trattasi di una delle + belle canzoni dell’album,in cui Tempesta usa magistralmente la doppia cassa,arricchita da un assolo in perfetto stile testament,vagamente esotico,come da sempre la band ci ha abituato e che tanto me li ha fatti amare.La terza traccia è Hail Mary,ma quella su cui mi preme di soffermarmi di più è quella che la segue,nonostante sia un pezzo di per sè valido,ma Trail of Tears è,pur non essendo un pezzo dai ritmi serrati,uno splendida canzone,di quelle che ti fanno apprezzare un intero album,per la sublime pacatezza delle sue note,per quell’atmosfera che crea,e per un Chuck Billy dalla voce calda ed avvolgente..un lento tra i più belli che le mie orecchie abbian avuto la fortuna di sentire:parte con un semplice arpeggio,delicato,per poi poi esplodere in un grandissimo assolo, prima di murphy,poi di peterson,a seguito dei quali la song tornerà sulle sue coordinate iniziali,conducendoci con delicatezza alla traccia successiva,shades of war,canzone fondata su un riffing veramente granitico,in cui cambi di tempo e mini assoli ve ne sono in abbondanza.Il pezzo successivo è P.C.,traccia che non ha mai catturato la mia attenzione più di tanto,fors’anche perchè l’attesa della successiva canzone mi ha sempre impedito di ascoltarla con attenzione..ed è la successiva,Dog Faced Gods, la canzone per me più bella di tutto il disco, si avvale di un Tempesta in grandissima forma,trascinante all’inverosimile, una song dai ritmi frenetici,dai cambi di tempo disarmanti,un chuck billy con un growl a dir poco perfetto intermezzato nel ritornello,dalla clean preludio ad un cambio di tempo al fulmicotone. La successiva All I Could Bleed si conforma sulle coordinate determinate dai precedenti pezzi che, prendendoci per mano,ci porterà direttamente a Urotsukidoji,canzone molto particolare,del tutto incentrata sul riff di basso di Greg Christian, un’ottima “quasi” strumentale,il quasi lo dico a causa di alcuni intermezzi parlati; trattasi di una track di ottima fattura,che rende ancor più giustizia,
se mai ce ne fosse bisogno, a Christian,che all’interno di questo platter ha svolto un non buono,bensì ottimo lavoro. Chasing Fear è un brano dalla venatura molto esotica,giocata sull’ottimo intrecciarsi tra chitarre e basso, pur non essendo,a mio parere, tra le migliori,è comunque degna di nota. Ride è la penultima traccia di Low, giocata sull’ottimo cantato di Billy e dai frequenti cambi di tempo.A chiudere però l’album,ci pensa Last Call,un outro totalmente strumentale,incentrata quasi totalmente su un giro di trenta secondi, che andrà a ripetersi per tutta la sua durata (2.41m).

In conclusione mi sento di consigliare questo album a coloro che volessero conoscere i Testament,ed a coloro che già li apprezzano,di comprarlo,
certo non se ne pentiranno.

Formazione:
Chuck Billy: Vocals
Eric Peterson: Rhythm/Lead Guitar
James Murphy: Lead/Rhythm Guitar
Greg Christian: Bass
John Tempesta: Drums

Track List:
01 – Low
02 – Legions (In Hiding)
03 – Hail Mary
04 – Trail Of Tears
05 – Shades Of War
06 – P.C.
07 – Dog Faced Gods
08 – All I Could Bleed
09 – Urotsukidoji
10 – Chasing Fear
11 – Ride
12 – Last Call

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