Recensione: Mass Produced Perfection

Di Andrea Bacigalupo - 23 Settembre 2020 - 8:30
Mass Produced Perfection
75

I Thypus nascono ad Atene, Grecia, nel 2009 con il nome di Nuclear Terror.

Con tale monicker hanno pubblicato l’EP ‘Contaminated Salvation’ uscito a febbraio del 2014, che ha ottenuto buoni consensi.

Poi qualche assestamento di formazione e la decisione, nel 2019, di cambiare nome, abbandonando un cliché tipico anni ’80 (non che la paura del nucleare sia passata, ma all’epoca era molto più sentita) parecchio anonimo e scontato (ho smesso di contare le band che si chiamano ‘Nuclear e qual cos’altro’ arrivato a 100) per un appellativo più marcato con il quale distinguersi: Typhus: la malattia infettiva prodotta dal batterio salmonella enterica.

Passo successivo: la pubblicazione del loro primo album, ‘Mass Produced Perfection’, reso disponibile via Punishment 18 Records dal 25 settembre 2020.

Il loro è un iper Thrash molto aggressivo, che somma il virtuosismo tecnico dei Megadeth con l’immediatezza e la sfrontatezza del Nuclear Assault, per cui un sound agganciato alle proprie origini, trasportato ai giorni d’oggi per mezzo di linee progressive più moderne, con tanto lavoro di basso, protagonista, e di chitarre futuriste.

Il risultato è devastante, l’equivalente dell’assalto fulmineo e mortale di un crotalo, che non vive in Grecia (anche se il suo nome deriva dal greco Krotion – sonaglio) ma giusto per far capire l’assonanza con le produzioni Bay Area.

Mass Produced Perfection’ corre in linea retta, senza pause, dal tremendo rumore della terribile catena di montaggio posto all’inizio di ‘Serpents of an Aberrant Reality’ fino all’ultima nota di ‘Faith Machinery’.

C’è qualche momento in cui il tiro è leggermente inferiore alla media, come in una sezione di ‘In our Image, After our Likeness’ o come ‘Pride Breaker’, ma cambia poco: è come essere investiti da una macchina invece che da un camion.

Se poi i Typhus hanno voluto dare una tregua, introducendo a circa tre quarti del lavoro il nero arpeggio di ‘Assimilate’, il tentativo è miseramente fallito, tanto i suoi trentacinque secondi vibrano energia.

La grinta espressa in brani come la già citata ‘Serpents of an Aberrant Reality’, ‘Dyatlov Pass’, ‘Asylum of Deviants’ inchioda al muro.

La voce è furiosa, decisa, un po’ come quella di John Connelly, che tatua nel cervello le sue urla di protesta, gli assoli sono carichi di dinamica melodia, lunghi e con buoni scambi, le ritmiche sono serrate e potenti, le linee melodiche taglienti: tutti elementi manifestati con tanta tecnica esplosiva per mezzo di partiture complesse, articolate e, soprattutto, estremamente veloci e potenti: quello che suonano i Typhus è il Thrash del nuovo millennio.

Mass Produced Perfection’: rispetto per il passato ma buone idee moderne e concrete ed insana cattiveria a secchiate. Direi che come esordio ci siamo, aspettiamo gli eventi. Bravi Typhus!

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