Recensione: Mental Void

Di Andrea Bacigalupo - 24 Dicembre 2025 - 19:16
Mental Void
Etichetta: Witches Brew
Genere: Thrash 
Anno: 2025
Nazione:
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75

I Neckbreaker sono una Thrash band proveniente da Santiago del Cile.

Nati nel 2008 hanno avuto un’esistenza parecchio travagliata, con uno stop nel 2012, una ripartenza nel 2014 ed un sacco ed una sporta di sostituzioni, che hanno portato la lineup in sala d’incisione con uno solo dei musicisti fondatori, il batterista Daniel Inostroza. Per il resto, il più “anziano” è il chitarrista León Cox, entrato nel 2016 e poi tutti nuovi, reclutati tra il 2023 ed il 2024.

I vari stravolgimenti hanno avuto come conseguenza una ridotta discografia, con quattro demo dimostrativi sparsi negli anni, l’EP ‘Too Big To Fail’ del 2018 ed ora, finalmente, ‘Mental Void’, il Full-Length di debutto, disponibile dal 12 dicembre 2025 tramite l’etichetta tedesca Witches Brew.

Sulla particolare violenza sonora espressa dalla scena estrema sudamericana si è già detto, grosso modo, tutto. Riassumendo brevemente e facendo qualche nome a titolo di esempio, con epicentro storicamente evidenziato in Brasile nelle città di Belo Horizonte, dove nacquero Sepultura e Sarcofago, San Paolo, che ha dato i natali ai Ratos de Porão e Rio de Janeiro, da dove partirono i Dorsal Atlantica, si è diffuso nel tempo in tutta l’America Latina, mantenendo un carattere indomito e sovversivo, alimentato dalla situazione politica autoritaria, dalle crescenti tensioni sociali e dalle disuguaglianze economiche che la colpiscono e che si traduce in sonorità violentissime e senza freni.

I Neckbreaker non sono da meno. Affrontando argomenti che riguardano gli efferati crimini della dittatura militare del loro paese, le manipolazioni perpetrate dalle superpotenze globali ed i miti dei falsi eroi, il loro è un Thrash Metal crudo, veloce e spietato che mette assieme le influenze dei maestri della Bay Area e della Regione della Ruhr, Exodus e primi Kreator in testa.

Mental Void’ è composto da 10 canzoni intense e sparate a raffica, basate su riff segaossa, tempi martellanti ed un cantato caustico e ruvido, pieno di odio e rancore.

Cambi di tempo asfissianti, accelerazioni da infarto, assoli roventi, cori reazionari … c’è tutto quello che si può estrarre dal “perfetto manuale del Thrasher”, con la particolarità di un basso particolarmente temporalesco che viene messo in bella evidenza con anche qualche linea da protagonista sparsa qua e là che ci sta proprio bene.

Brani come ‘Crush Zionism’, ‘The Flight of the Puma’, ‘Written in Gunpowder’ e ‘Cries’ sono materiale da headbanging in grado di scatenare dei veri cataclismi, lanciati senza sosta e pieni di quell’ardore violento che era stata la fonte ispiratrice al principio del movimento.

Ed è un po’ questo il rovescio della medaglia. Un po’ come la maggior parte delle produzioni odierne, forse per eccessiva dedizione, lo stile dei Neckbreaker va a ricalcare troppo la linea Old School perdendo di identità.

In ‘Mental Void’ il loro carattere c’è e si sente che è genuino ma è praticamente emulativo, alla fine è troppo Exodus, troppo Kreator … troppo Slayer … come debutto va bene, ma in futuro ci vuole qualcosa di più, che faccia emergere la loro personalità e che eviti di far finire il loro disco nel mare dei più.

Il giudizio resta comunque positivo ed anche se c’è qualche riserva si aspetta con curiosità il loro prossimo lavoro.

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