Recensione: Monumentum

Di Fabio Vellata - 24 Marzo 2017 - 0:05
Monumentum
Band: Eclipse
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2017
Nazione:
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86

Procedendo con fermezza lungo un percorso fatto di coerenza, talento ed ottimo hard rock – di quello passionale e focoso – gli svedesi Eclipse mettono a segno il sesto capitolo  discografico in carriera, recando con se tutte le conferme del caso, relative a quella che può esser considerata come una delle realtà più credibili e qualitativamente elevate dell’ultimo quinquennio (e forse anche qualcosa in più) nel settore.

Evolutisi da semplici gregari al rango di prime stelle quasi un decennio fa (in occasione del già memorabile “Are you ready to Rock”), i due fondatori Erik Mårtensson e Magnus Henriksson hanno saputo poi sorprendere con un binomio fulminante di album editi negli anni successivi. Dischi che, senza alcuna forma di possibile dubbio, sono entrati nel novero dei titoli imperdibili per gli amanti del genere, inchiodato con assoluta fierezza al confine tra l’arroganza infuocata dell’hard rock ottantiano e la tagliente schiettezza dell’heavy contemporaneo, il tutto filtrato da un gusto per la melodia tipicamente nordico.

Una formula che è andata ad attingere un po’ ovunque da entrambe le parti dell’oceano, prelevando scampoli di Whitesnake, Europe, Talisman, Giant e Blue Murder per creare un trademark proprio e facilmente distinguibile. Uno stile che ormai può essere mandato letteralmente “a memoria” nella compilazione di una serie di brani che, rispettosi dei dettami, difficilmente potranno fallire.
Si spiega così l’ennesimo disco di altissimo livello marchiato Eclipse, moniker rappresentativo di una sicurezza che con cadenza regolare sforna eccellente musica da ormai un paio di lustri.

“Monumentum” entra quindi di diritto nella categoria – magari un pizzico surreale – delle “non notizie”. 
La bravura di Mårtensson ed Henriksson, infatti, non fa più notizia. Il fatto che la loro musica appaia spesso splendidamente di alto livello, è praticamente normalità.
Il constatare che la perizia strumentale, l’impasto dei suoni, la grinta delle chitarre e la versatilità della voce si mantengono sempre al di sopra di qualsiasi contestazione, quasi assurdamente scontato.

È così. È logico. È pressoché inesorabile.
E tocca prenderne atto per l’ennesima volta.
Magari ascoltando “Monumentum” con volumi assordanti e gasandosi al massimo, in una ridda di emozioni che scalciano riottose e si infuocano di note adrenaliniche. 

L’opener “Vertigo”, trait d’union con il precedente “Armageddonize” (top album del 2015 a parer di chi scrive), manda a segno con il “pilota automatico” la prima stoccata di un disco che con la seconda traccia “Never look Back” sfiora già vette vertiginose. Il coro alla Wig Wam che sovrasta la melodia di quando in quando, è di quelli che dal vivo potrà causare un bel po’ di contusioni.
Tanto stile “swedish” innerva invece le preziose “Killing Me” e “The Downfall of Eden”, canzoni in cui è la voce di Mårtensson la protagonista massima di ritornelli pieni di vitalità.
“Hurt”, ballatona grondante lacrime e passione è quello che ci vuole poi, per rendere meno spigolosa una tracklist sin qui intensa ed accesa.

Diciamoci però la verità: a noi gli Eclipse piacciono di più quando spingono un po’ sull’acceleratore e viaggiano a gonfie vele, proprio come in “Jaded”. Ma ancora meglio, quando sgommano come nella stratosferica “Born To Lead”, pezzaccio terrificante che strappa applausi in virtù di un ritornello assoluto ed un rifferama chitarristico che pare preso in prestito dal John Sykes di “1987”. Un paragone da far tremare i polsi, tuttavia per nulla forzato. 

Non è da meno pure la salace “For Better or for Worse”, sebbene il momento migliore del cd abbia ancora a manifestarsi. 
Essì, perché ascoltare a volume elevato “No Way Back” ha il potere di riconciliare i sensi e di corroborare lo spirito: l’adrenalina che se ne ricava, sarà benzina per guardare con un pizzico d’ottimismo in più la giornata. È sempre la voce di Mårtensson ad imperversare, ma sono ancora le chitarre di Henriksson la pietra angolare su cui erigere un ritmo furibondo che unisce potenza e melodia.

Nella prassi, ci sarebbe poi da esultare per due scorribande conclusive come “Night Comes Crawling” e “Black Rain” (quest’ultima, il passaggio più oscuro e tenebroso del cd, tanto da rimembrare una sorta di incrocio tra Whitesnake e Rainbow), additandole a top track superiori alle altre. Ma questo è un disco degli Eclipse, in cui l’eccellenza è la norma: si tratta di semplice, canonica, consueta “statura” superiore. Nulla più, nulla meno.

Rischiamo quindi di essere quasi banali nel definire “Monumentum” un pezzo pregiatissimo della nuova annata melodica.
Qui tutto è “alto”, spinto al massimo: il songwriting, i suoni, la voce, la prestazione dei singoli (abbiamo citato più volte la coppia Mårtensson / Henrikssen, ma in ugual misura va elogiata la potenza di fuoco della sezione ritmica composta da Magnus Ulfstedt e Philip Crusner), la qualità dei brani, il trasporto ed il coinvolgimento che ne derivano.

Di punti deboli nemmeno l’ombra. Un meccanismo pressoché perfetto. 
Insomma, un altro grande, grandissimo disco.

E dov’è la novità?

 

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