Recensione: Motvind

Di Gianluca Fontanesi - 28 Agosto 2016 - 16:01
Motvind
Band: Nifrost
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Questo 2016, artisticamente validissimo per molte branche della musica estrema, continua a riservarci piacevoli ed inaspettate sorprese. L’ennesima, anche se un po’ telefonata grazie alle anteprime, è quella dei norvegesi Nifrost, il cui debutto siamo certi sarà in grado di estorcere ben più di un entusiasmo nell’ambiente e tra gli addetti ai lavori.  Motvind, che nella nostra lingua dovrebbe significare “vento contrario”, è un album grandioso, fresco e che gode di una grande ispirazione; i nostri suonano un pagan black metal che tanto deve ai connazionali Enslaved, con parecchi inserti epici, un tiro invidiabile e la giusta varietà che non fa mai male. Già con la lunga opener, Byrdesong, si iniziano ad intuire le ottime potenzialità della band, che ha dalla sua il puntare parecchio su groove e riff in grado di scatenare ben più di un headbanging. La voce è uno screaming non molto alto di tonalità ma che calza assolutamente a pennello e risulta adattissimo alla proposta dei norvegesi; la produzione è grezza ma abrasiva al punto giusto, si discosta dalla plastica odierna ma non è nemmeno roba da 4 piste in un garage, sporca il giusto ma professionale. Non mancano ovviamente gli inserti melodici, che saranno permanenti durante tutta la durata dell’album; ce ne si rende presto conto durante il lungo e maestoso finale del brano.

 

Ufred cambia totalmente le carte in tavola con un alternarsi di parti furiose in blast beat a più “tranquille” ed evocative, riuscendo nell’intento del mantenere la tensione alta e sempre sul chi vive. Non sai mai cosa succederà durante il primo ascolto e l’imprevedibilità è sicuramente uno dei punti di forza dei Nifrost che, quasi consapevoli di questo, trovano in Sitring un’altra ottima freccia da scoccare in favore dell’epica, durante la quale non ci si fa nemmeno mancare un coro da cantare tutti insieme appassionatamente. Dei Ville Med Vald si rivela presto uno dei brani migliori del lotto, micidiale nei suoi cambi di tempo fulminei, con un riffing potente e il cantato che sembra uscire direttamente dal più lontano dei ghiacciai. Il ponte, con la sua partenza acustica, è strepitoso, imponente e si abbate come una valanga sull’ascoltatore che non scappa, anzi, assiste atterrito. Marebakkjen rinnova l’assalto con l’ennesimo episodio ben assestato, peccato solo per il coro finale che avrebbe dovuto e potuto durare qualche battuta in più.

 

 Ciò che impressiona in questa fase dell’ascolto, è il come Motvind sia un album che, nonostante in termini tecnico – stilistici non inventi praticamente nulla, sia comunque in grado di non annoiare mai e di emozionare in maniera sincera, mai artefatta. E’ un album molto in your face, curato il giusto ma non studiato; qui prevale il cuore e si sente. Under Seks Lange offre come punto di forza gli ottimi inserti strumentali che risultano in grado di non farla sembrare il solito mid – tempo; è però la seguente Ve a far saltare dalla sedia. Il brano è corto e violentissimo, in maniera totalmente inaspettata poi rallenta in favore di un compendio di epica contemporanea decisamente esaltante.

 

Il trittico finale non cala assolutamente in qualità, anzi, si apre con Vaart Land  che si rivela un altro highlight ben congegnato e con le voci pagan decisamente evocative. Ferdamann ha dalla sua un ponte acustico parecchio riuscito e alla titletrack spetta l’incombenza di chiudere il tutto. Qui vi sono grandi melodie, malinconia e tutto ciò che un grande brano pagan dovrebbe avere; molto valido il finale, che rende concreta giustizia al tutto.

 

Se proprio vogliamo trovare un difetto a Motvind ci rivolgiamo all’eccessiva durata: nonostante la band suoni abbastanza varia, la noia potrebbe fare capolino in alcuni momenti della tracklist che risultano pressoché uguali, specialmente in alcuni mid – tempo. Probabilmente con 8 pezzi in scaletta invece che 10 la valutazione sarebbe anche stata più alta; nonostante tutto ci accontentiamo eccome e prendiamo a piene mani, con la certezza che questi ragazzi avranno grandi soddisfazioni dalla loro carriera. L’album ha una tiratura di sole 500 copie, se amate il genere non fatevelo scappare!

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