Recensione: My Winter

Di Alessandro Di Clemente - 21 Maggio 2008 - 0:00
My Winter
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

I padovani The March Of Seasons, dediti ad un certo metalcore, si affacciano sul mercato con questo “My Winter”, decisamente ben prodotto e ben confezionato, merito anche, probabilmente, della nostrana Graves Records che sembra sapere come promuovere le proprie bands.

Metalcore dicevamo, per la precisione Swedecore, debitore di bands come As I Lay Dying, Unearth, Himsa e via dicendo. Pur non raggiungendo picchi compositivi degni di un “The Oncoming Storm”, devo dire che la band, seppur giovane (nati nel 2006, dopo l’esperienza con i The Axal), sà suonare e sà scrivere brani potenti e di impatto.

Non si può certo chiedere originalità quando potenza, groove e melodie di facile presa la fanno da padrone. Si alternano parti di puro mosh-style a sfuriate thrash-death, sempre nei confini swedish death metal.

Dopo un preludio stile “Heaven Shall Burn” l’incipit è affidato allo sweep picking, di matrice Unearth, di “Trip behind my Illusions”, che presenta un costrutto musicale fatto di alternanze tra parti più tirate e parti più cadenzate, che è poi il filo conduttore di tutto l’album e la prerogativa della band, ma anche uno stilema del genere proposto.
I nostri sanno suonare, notevoli gli scambi di chitarra sorretti da una sezione ritmica di tutto rispetto.Interessante anche l’approccio vocale dello screamer che imposta il suo cantato sulla falsariga di quello del singer dei Darkest Hour, particolarmente evidente nel brano che più mi ha convinto: “Liar’s Confession”, ottimo pezzo, sofferto e cadenzato.E non è l’unico ad avermi colpito positivamente: “Vacation At The Graveyard”, con quei cori hardcore da fomento e quei riffs da headbanging, un continuo alternarsi di momenti più feroci ad altri più pesanti, ma anche la successiva “A Photograph Of A Suicide” davvero valida, sempre con lo stesso concetto di forma-canzone.

In definitiva una dozzina di pezzi uniformi e compatti e nella totalità interessanti tra i quali trova posto anche una “quasi-strumentale” struggente ed emozionante “Still”. Entusiasmante anche la ghostsong, breve ma intensa.

Mi ripeto, nulla di innovativo, un lavoro ben prodotto, ben suonato e ben arrangiato. Cosa volere di più da una giovane band italiana? Che suoni powermetal?

Alessandro “Alex Babe” Di Clemente

Tracklist:

1. Prelude
2. Trip Behind My Illusion
3. No Matter If You’re Proud Of Me
4. The Tears Are Gone Into The Lips Of The Past
5. Liar’s Confession
6. Just Afraid
7. Vacation At The Graveyard
8. A Photograph Of A Suicide
9. Still
10. September
11. Not The Only One Between The Killers
12. I Present You This Verses, TO Let You Know

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