Recensione: Night Castle

Di Mauro Gelsomini - 4 Febbraio 2011 - 0:00
Night Castle
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Anno: 2011
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75

Il nuovo capitolo del progetto Trans-Siberian Orchestra arriva sugli scaffali dei negozi europei dopo ben due anni dalla data di release nordamericana. Sebbene già disponibile presso i negozi virtuali, “Night Castle” ha dovuto faticare non poco per trovare un accordo di distribuzione nel vecchio continente, situazione abbastanza paradossale se si pensa al livello della produzione e al successo delle precedenti uscite, ma alla fine è stata la stessa BMG a inventarsi una sorta di ristampa per l’Europa.

Per Paul O’Neill e Jon Oliva (Savatage), forse più che per gli altri main act dell’hard’n’heavy, i “frutti del lavoro” arrivano in massima parte dalle esibizioni live, piuttosto che dal mercato discografico, essendo la Trans-Siberian Orchestra una vera e propria compagnia itinerante, impegnata negli Stati Uniti per molte date all’anno (nel 2010 sono state centosessanta). Tuttavia i tempi sono da considerarsi decisamente maturi per una sortita europea, sempre che i costi di una simile produzione possano essere ripagati dal pubblico che avrà la possibilità di supportare le date europee dell’imminente tour, dal 16 al 28 marzo in Svizzera, Germania, Austria, Belgio, Olanda e Gran Bretagna, proprio a supporto di questa release, anticipata tra l’altro dalla ristampa di “Beethoven’s Last Night”, uscita alla fine dello scorso anno.

Le componenti che avevano decretato le fortune di “Beethoven’s Last Night“, principalmente, ma anche dei due capitoli “natalizi”, vale a dire “The Christmas Eve And Other Stories” e “The Christmas Attic”, sono qui riproposte nella loro combinazione vincente: rivisitazione in chiave metal di grandi classici della musica sinfonica, Hollywood metal di stampo Savatage, concept da mille e una notte interpretato da musicisti di grande tecnica ed esperienza, artwork e produzione di altissimo livello.

Partiamo dagli omaggi ai classici di cui sono costellati i ventisei brani del doppio CD in questione: stavolta si supera la monotematicità quasi obbligata da titolo e concept di “Beethoven’s Last Night“, e entrano in gioco compositori anche molto diversi fra loro, di cui si scelgono comunque estratti ultra-famosi per ovvi motivi commerciali. Si parte con “Night Enchanted“, dove la magniloquenza dell’inconfondibile “Dies Irae“, tratto dal “Requiem” del nostro Giuseppe Verdi si riversa nel famoso duetto per soprani (il fenomeno “youtube” Alexa Goddard e Valentina Porter) “Flower Duet“, dall’opera “Lakmé” di Léo Delibes, che tornerà sul finale, con “Child Of The Night“.
In “The Mountain” entra in scena il norvegese Edvard Hagerup Grieg, coautore, insieme all’inglese Gustav Theodor Holst, di “Mars, the Bringer of War” primo movimento della suite “I Pianeti“, da cui il brano è tratto.
In “Mozart And Memories” gli echi della “Sinfonia N. 25 in Sol minore” del grande compositore viennese non sono del tutto inediti, essendo già stati utilizzati nell’album dei Savatage “Dead Winter Dead“, anche se con un arrangiamento diverso e un titolo leggermente modificato (era “Mozart and Madness“). In “Toccata – Carpimus Noctem” fa capolino Johann Sebastian Bach con la sua celeberrima “Toccata e Fuga in Re minore“, mentre “Moonlight And Madness“, che apre il secondo disco, fa ancora riferimento al brano di “Dead Winter Dead” citato in precedenza, con una nuova “revisione” del titolo e con nuovi “ospiti”: Ludwig Van Beethoven e il terzo movimento della sua “Sonata per pianoforte N. 14 in Do diesis minore” (denominata dal compositore “Sonata quasi una fantasia“), più comunemente nota sotto il nome di “Chiaro di luna“; Fryderyk Franciszek Chopin con uno dei suoi “Studi“, precisamente “Opera 10 N. 4“.
Ancora una breve apparizione di Bach in “Bach Lullaby“, ovvero il suo “Preludio in Do Maggiore“, e infine, in due delle tre bonus track non creditate sul back artwork: “Nutrocker“, cover del famoso pezzo dei B. Bumble and the Stingers, scritto nel 1962 da Kim Fowley, a sua volta rivisitazione della “Marcia dei Soldati di Legno” del balletto “The Nutcracker” di Pyotr Ilyich Tchaikovsky e meglio conosciuto in Italia come “Lo Schiaccianoci“; “Carmina Burana“, ovviamente tratta dall’abusato prologo “Fortuna imperatrix mundi” dell’omonima cantata scenica di Carl Orff.

Della componente Savatage sono davvero innumerevoli le rappresentazioni, che al di là dello stile hollywoodiano cui si accennava, si concretizzano in veri e propri “richiami” agli originali. Seguono infatti l’esempio della già citata “Mozart And Memories“: “The Mountain“, era stata originariamente registrata col il titolo “Prelude To Madness” su “Hall Of The Mountain King“, mentre alcune parti di “The Lion’s Roar” vengono direttamente da “Temptation Revelation“, dall’album “Gutter Ballet” (altre parti sono tratte dalla canzone popolare irlandese “The Minstrel Boy“).

Veniamo ora al concept.
La storia è avvincente, e gli ingredienti per renderla tale sono studiati a tavolino secondo una logica cinematografica – non a caso si parla di Hollywood Metal: un castello di sabbia magico, un misterioso straniero con una storia da raccontare ad una bambina di sette anni nell’ultima sua sera di vacanza, una
storia d’amore nata nelle strade malfamate di New York (chi ha detto “Streets“?) e tante, troppe discussioni e insegnamenti di argomento sociologico e morale, che probabilmente nessuno userebbe per intrattenere una bambina di sette anni.
Sullo sfondo, la guerra di Cambogia e la follia del regime di Pol Pot, dipinta in maniera hollywoodiana nel senso sì cinematografico, ma anche del punto di vista statunitense, che a volte banalizza i risvolti di politica internazionale dietro i conflitti (gli americani, secondo la narrazione, sarebbero andati in guerra con il ruolo degli angeli buoni che salvano le vite dei poveri cambogiani, e vengono dipinti addirittura in grado addirittura di far rinsavire i sanguinari e malvagi ufficiali comunisti e di conseguenza, per qualche strana logica, atei). Il buonismo delle liriche comunque non intacca la bellezza di alcuni momenti, tra cui spiccano le due suite, “There Was A Life” e “Epiphany“, struggenti e magnifiche, una per disco, entrambe interpretate da Rob Evan (un volto noto nei musical a Broadway), autore di altrettante stratosferiche performance.
Le atmosfere vengono ben rese anche da “Sparks“, che per dinamismo e stile ricorda quasi una “Back Street Kid” dei Magnum, con tanto di citazioni azzeccate dal “Giulio Cesare” di Shakespeare. Perfetta anche la tromba sommessa e solenne di “The Lion’s Roar“, versione Trans-Siberian Orchestra del Taps militare che accompagna i funerali solenni.

Menzione speciale per l’immancabile “Believe“, una delle ballad più belle di sempre, in una delle interpretazioni migliori, seconda solo all’originale di Jon Oliva proprio in “Streets“: a fare la parte del leone è Tim Hockenberry, probabilmente sconosciuto ai metalhead, ma famoso nella Bay Area e in particolare nel pop/rock. Timbrica calda e possente, esecuzione struggente, perfetta lettura del brano… Da applausi e lacrime.

Il cast è ricchissimo e anche solo restando in campo “Metal” annovera artisti per lo più orbitanti intorno alla grande Savatage-famiglia, come Paul O’Neill (chitarre), Jon Oliva (tastiere), Al Pitrelli (chitarre), Chris Caffery (chitarre), Zachary Stevens (cori), Patti Russo (cori), Johnny Lee Middleton (basso), Jeff Plate (batteria), Alex Skolnick (chitarre); dulcis in fundo Jeff Scott Soto, voce solista su “Night Castle“, “Another Way You Can Die“, “Dream We Conceive“, “Time Floats On” e “Safest Way Into Tomorrow (reprise)” e Greg Lake (cameo di basso su “Nutrocker“).

Per concludere, si tratta di un lavoro enorme, prodotto in maniera impressionante, considerando anche tutta la parte live. Il disappunto, oltre agli interrogativi sul buonismo di certe uscite forse obbligate, sta in una formula ormai stantia e nel fatto che un concept di questa portata debba regalare un maggior numero di brani killer, come per esempio aveva fatto “Beethoven’s Last Night“, più compatto nel songwriting e maggiormente song-oriented, ma anche, se vogliamo, come avevano fatto i migliori concept dei Savatage, “The Wake Of Magellan” e “Dead Winter Dead“. Tuttavia quest’ultima considerazione potrebbe essere ribaltata dal live musical, per cui va presa con tutte le cautele del caso, e a tale proposito resta il piccolo rammarico di non vedere una tappa italiana nel tour di marzo.

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Tracklist:

Disc 1

  1. Night Enchanted
  2. Childhood Dreams
  3. Sparks
  4. The Mountain
  5. Night Castle
  6. The Safest Way Into Tomorrow
  7. Mozart And Memories
  8. Another Way You Can Die
  9. Toccata – Carpimus Noctem
  10. The Lion’s Roar
  11. Dreams We Conceive
  12. Mother And Son
  13. There Was A Life

Disc 2

  1. Moonlight And Madness
  2. Time Floats On
  3. Epiphany
  4. Bach Lullaby
  5. Father, Son & Holy Ghost
  6. Remnants Of A Lullaby
  7. The Safest Way Into Tomorrow (Reprise)
  8. Embers
  9. Child Of The Night
  10. Believe
  11. Nutrocker
  12. Carmina Burana
  13. Tracers

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