Recensione: No Other Godz Before Me

Di Andrea Bacigalupo - 18 Aprile 2021 - 10:03
No Other Godz Before Me
Band: Agent Steel
Genere: Speed 
Anno: 2021
Nazione:
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62

Torna John Cyriis che, forte della proprietà del monicker, mette assieme dei nuovi Agent Steel e dà alle stampe l’album ‘No Other Godz Before Me’, distribuito da Dissonance Productions dal 19 marzo 2021, terzo o sesto Full-Length, a seconda che si dia retta al potente cantante (così viene riportato sul sito ufficiale del gruppo) oppure a Juan Garcia e Bernie Versailles, che avevano rimesso in piedi la band, senza di lui, nel 1998, dopo che questa si era fermata dieci anni prima.

Che ‘No Other Godz Before Me’ sia successore di ‘Unstoppable Forces’ o dell’ultimo ‘Alienigma’ nella realtà poco importa, perché è più normale confrontare quest’ultima fatica con i primi due detonanti lavori, ‘Skeptics Apocalypse’ ed il già citato ‘Unstoppable Force’, pietre miliari dello Speed/Thrash Old School, che non con le successive e non altrettanto fortunate, produzioni del combo.

Beh comunque sia, il paragone non tiene: per usare un’unità di misura cara a John Cyriis, tra i primi due album e quest’ultimo ci sono parecchi parsec.

Per prima cosa a ‘No Other Godz Before Me’ manca quella carica, diabolicamente grezza, che all’epoca era parte della formula vincente (oltre al talento, alle idee ed all’incredibile voglia di emergere naturalmente) che faceva decollare verticalmente album del genere.

Poi la scrittura è abbastanza limitata: i brani hanno strutture più o meno simili, con poche varianti. A parte l’intro e l’outro, sottesi a dare l’idea di un viaggio nell’ignoto e l’arrivo in un posto lontano, che racchiudono i pezzi e ‘The Incident’, che è relativamente duttile, un po’ per tutti diciamo, il resto è incentrato sulla vecchia e cara velocità Speed, con però poca differenza tra strofe e refrain e con le chitarre soliste incentrate, più o meno, sempre sulla stessa modalità di scambio che va a fondersi in parti di Twin Guitars. Insomma, a parere di chi scrive, c’è un po’ di ‘piattezza’, come evidenzia particolarmente ‘Trespasser’ che, per quanto roboante, sembra non finire mai.

Salvano l’album le capacità tecniche dei nuovi musicisti, in particolare il lavoro dei chitarristi, che hanno saputo evocare lo stile tagliente dei vecchi Agent Steel, e l’intensità canora di John Cyriis, non più quella di trentacinque anni fa (e questo ci sta!), tanto che il vocalist ricorre spesso ad effetti quali sovrapposizioni vocali o controcanti (… e questo ci sta un po’ meno … mi chiedo come sarà dal vivo …), ma comunque sempre potente e grintosa e con il suo fascino ‘alieno’.

Concludiamo: canzoni come ‘Crypts of Galactic Damnation’, la title track o ‘Carousel of Vagrant Souls’, giusto per citarne tre, hanno una buona corposità ritmica e sono dotate di una carica di energia che provoca una qual certa dirompenza. Nell’insieme dell’album, però, perdono di efficacia mostrando qualche debolezza nel songwriting, forse dovuta ad un voler proseguire a tutti i costi un discorso interrotto ormai troppi anni fa, la cui evoluzione è più che altro marcata dall’uso della moderna tecnologia.

Nonostante tutto ‘No Other Godz Before Me’ merita la sufficienza e fa apprezzare gli sforzi, ma da personaggi del genere possiamo pretendere di più. Attendiamo …

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