Recensione: Nowhere to Hide

Di Emilio Sonno - 6 Giugno 2003 - 0:00
Nowhere to Hide
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Anno: 2002
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50

Sembra strano eppure mi sento in imbarazzo! Già perché ci sono cose alle volte mi lasciano talmente allibito, che non so cosa dire: mi riferisco a quei gruppi dalle capacità veramente ottime ma che si perdono in un bicchier d’acqua non riuscendo a sfruttarle a fondo, quasi fossero incapaci a superare quello scalino che li porterebbe in alto su quella lunga, talvolta interminabile, scala che porta al successo.
Così quando vedo tutte quelle potenzialità incenerite in un solo istante da tali atti di pressappochismo mi sento quasi in imbarazzo.
I Rust of Reason, che altro non sono che un side-project dei formidabili Hour of Penance, almeno sulla carta sembrerebbero avere tutte le premesse per dar vita ad una band quantomeno discreta; ed in teoria è così perché il disco in questione, esaltato da una produzione affatto malvagia, sforna 25 minuti di thrash molto ben congeniato e dotato di un’insolita dose di originalità.
Axeman del gruppo è il noto Francesco De Honestis che qui trova maggior visibilità e non a torto poiché, se in fatto di death/brutal non se la cavava affatto male, qui può dare libero sfogo a tutta la propria passione per un thrash che pesca a piene mani dalla tradizione ottantiana più classica senza disdegnare qualche sperimentalismo.
Un’altra nostra vecchia conoscenza è Mauro Mercurio che, dietro le pelli, si trova perfettamente a suo agio anche in questo frangente, dimostrando ancora una volta ciò di cui è capace, con tempi sempre azzeccati, e che in più di un’occasione non rinuncia ad un incedere dal sapore un pò estremo.
Al basso troviamo Fabrizio Cimarelli che senza particolari problemi svolge egregiamente il suo lavoro e, seppure un pò in sordina, riesce spesso a creare delle piacevoli combinazioni con la batteria dando vita ad una sezione ritmica che nel suo complesso lascia decisamente soddisfatti.
Ma veniamo al neo di questo demo, precedentemente accennato: il vocalist. Purtroppo bisogna dire che Marco Cimarelli, nonostante la sua lodevole capacità inventiva (abile a non cadere nel consueto e prevedibile cantato-fotocopia) non riesce invece a farne giusta una! ed è un vero peccato. La voce d’altronde è una caratteristica, in buona percentuale, innata e per quanto egli ci provi a fare del suo meglio ne esce sempre qualcosa di, ahimè, terribilmente mediocre e inappropriato.
Tutto ciò si palesa soprattutto con Aisle Of Aeon dove voce e musica corrono letteralmente su due binari diversi, fin dall’inizio; nelle song successive la differenza cerca di essere attenuata dalla struttura musicale che paradossalmente si piega per venire incontro all’estensione del singer.
Senza infierire troppo su questo aspetto si deve comunque rendere merito al combo romano di avere brani che sul piano strumentale risultano davvero molto interessanti: la stessa Aisle Of Aeon, per esempio, con i suoi up tempo e una favolosa base sonora, oppure l’incantevole The Road Of Times, carica di grinta, piuttosto speedy ma capace di lasciare ampio spazio al lato più lento e melodico di questi ROR; da annotare i singolari ma meravigliosi giri di chitarra acustica in essa racchiusi.
Anche nella lunga Soldier’s Eye sono numerosi gli spunti più che piacevoli, tuttavia l’episodio migliore resta Contaminated Forever, una song più introspettiva, veramente stupenda che con maestria cattura l’attenzione dell’ascoltatore il quale non potrà fare a meno di ritrovarsi continuamente a fischiettarne il refrain incredibilmente catchy; micidiale pure il guitar solo ottenuto dall’ottimo lavoro di sovrapposizione e intreccio delle chitarre ad opera di Francesco.
Insomma un vero peccato vedere un gruppo così promettente dover ricevere un voto così basso se confrontato con le proprie potenzialità.
Emilio “ARMiF3R” Sonno

Tracklist:
1. Intro
2. Aisle Of Aeon
3. Soldier’s Eye
4. Contaminated Forever
5. The Road Of Times
6. Outro

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Genere:
Anno: 2002
50