Recensione: Officina dei Sogni II – Tributo alla Strana Officina (2)

Di Stefano Ricetti - 13 Novembre 2014 - 0:10
Officina dei Sogni II – Tributo alla Strana Officina (2)
Band: AA.VV.
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2014
Nazione:
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77

Il 3 maggio 2012, in occasione della recensione del primo tributo alla Strana Officina operato da Claudio Pino e dai ragazzi dell’Etrurian Legion, scrivevo: ultras della Strana Officina si diventa, non si nasce. Attraverso un percorso che parte da lontano chi ama per davvero la musica dura ed è senza preconcetti ideologici non può sottrarsi al fascino emanato da una band che ha più sofferto che gioito.

Seguiva poi un breve excursus sulla gloriosa Storia – con la “esse” maiuscola della band: partiti come ensemble rock in quel di Livorno negli anni Settanta i Nostri si sono poi orientati verso sonorità più dirette nel prosieguo della Loro carriera, sempre tenendo ben presenti le radici dalle quali erano partiti. Fabio e Roberto Cappanera, questi i nomi dei prime mover di una bella storia italiana. Co-protagonisti, Enzo Mascolo e qualche tempo dopo Daniele Ancillotti, subentrato a un altro grande rispondente al nome di Johnny Salani. Ulteriore prezioso musicista, Marcellino Masi. Una discografia limitata, la Loro, sulla carta, dopo decenni di milizia. Solo quattro uscite ufficiali a significare la testimonianza tangibile di un sogno nato e cresciuto in un’officina meccanica labronica. L’esordio omonimo in lingua italiana nel 1984, una novità per quegli anni, nettamente in controtendenza nei confronti di un movimento e di un mercato fottutamente esterofilo. La svolta HM e in inglese qualche tempo dopo con The Ritual (1987) e il normale bilanciamento delle ispirazioni musicali su Rock’N’Roll Prisoners dell’89. Una VHS sigilla al meglio l’alchimia dal vivo della band. La scomparsa di Fabio e Roberto, seguiti poco dopo da Marcellino, sembra mettere fine al sogno toscano che torna però prepotente fra gli Osanna di un pubblico in crisi “d’astinenza da Strana” sulle assi di un palco importante come quello del GOM nel 2006. A rimettere in piedi l’Officina due Cappanera Docg come Dario “Kappa” e Rolando, a fianco dei monumenti Enzo e Daniele. Il 2010 segna il ritorno anche su disco, con Rising To The Call.    

Dal primo giorno dell’Acciaio Italiano Festival IV, quindi dal 24 maggio, è disponibile Officina dei Sogni II, il secondo tributo alla Strana Officina in doppio Cd per un totale di ventidue pezzi comprensivi di tre ripescaggi dalla prima edizione, che era ad appannaggio di sole band toscane. In questa nuova release trovano spazio band italiane e band straniere, fra le quali spiccano gli storici inglesi Holocaust, i mitici autori di quell’anthem fra gli anthem rispondente al nome di Heavy Metal Mania, nel 1980.

Il primo Cd del tributo II inanella pezzi da urlo insieme con performance deludenti. Queste ultime provengono principalmente da due delle band straniere coinvolte: gli inglesi Avenger e gli yankee Benedictum, mentre, forse non a caso,  gli Zarpa sfornano una versione di Autostrada dei Sogni intensa, appassionata, persino promossa nella pronuncia italiana. Nessun dubbio: si sono fatti il mazzo per davvero, gli spagnoli! Rimanendo in ambito oltrefrontiera, è sempre un godimento sentire il Virgin Steele Jack Starr – perché Virgin Steele si rimane a vita! – alle prese con la sua sei corde all’interno di The Ritual, dei Darking. Scorrono all’insegna dell’integrità Gamblin’ Man dei Renegade e Black Moon da parte dei veterani Revenge, viceversa suona originale, e vincente dopo un bel po’ di ascolti, Beat The Hammer, dei Devil’s Mojito. Falling Star (Silver Horses) nella norma, fresca Sole Mare Cuore degli Smelly Boggs e un ruolo di primaria attenzione se lo ricava Profumo di Puttana, nell’esecuzione dei Game Over, una delle band italiane più  entusiasmanti dell’ultimo lustro. Chi li ha visti live al recentissimo Play it Loud Italy II Festival svoltosi al Colony di Brescia sa di cosa sto parlando… A chiudere, anche sul cd, i The Black con Officina: magia pura, uno degli highlight dell’intero tributo insieme con Non sei Normale degli Holocaust e Luna Nera dei Dark Quarterer, presenti sul secondo Cd e con quest’ultima ripescata dalla prima edizione di Officina dei Sogni. Tornando a Mario Di Donato e pard, personalmente mi sarei aspettato tutt’altra scelta, riguardo il pezzo da interpretare, lontano dai canoni stilistici di Officina: chapeau due volte, quindi!

Metal Brigade, in apertura del dischetto ottico numero due, viene affidata a delle sicurezze della tonalità dei Crying Steel, in una formazione impreziosita da Rick Hughes come guest alle voci. A seguire i vecchi leoni britannici (ops… tigri) Tygers of Pan Tang, che non deludono con il loro mood fottutamente Nwobhm anche nel 2014 in occasione dell’interpretazione di War Games. Opposta la prova dei gruppi stranieri rispetto al primo Cd: degli stellari Holocaust s’è già scritto, apprezzabile l’interpretazione acida di Leather Leone degli statunitensi Sledge Leather su Burning Wings così come particolare e ben riuscita risulta Don’t Cry dei Death Dealer (Canada). Impeccabile Guerra Triste dell’Impero Delle Ombre, mazzata ci si attende e mazzata arriva dagli storici sardi Rod Sacred con Kiss of Death e si chiude – al netto degli altri due ripescaggi Eldritch (Unknown Soldier) e Ancillotti (Officina) – con la coraggiosa Viaggio In Inghilterra da parte degli In.Si.Dia.

Booklet ottimamente allestito di ventiquattro pagine, con un gran bel disegno della Strana Officina dal vivo a opera di Arianna Bellucci ritratta idealmente in formazione a otto elementi nelle due centrali, poi foto di tutte le band coinvolte nel progetto oltre a memorabilia sparse qua e là, fra biglietti di concerti, locandine e copertine varie. Toccante lo scritto a cura di Claudio Pino, a fotografare al meglio lo spirito e i presupposti del tributo. Grande mossa riportare una foto di un grandissimo metallaro mantovano che da qualche tempo, purtroppo non c’è più, quale Enrico “Ernia” Farina, in penultima pagina. Sempre a livello di scatti, da urlo quelli della Strana Officina armata di fiaccole all’interno di un cimitero delle macchine in pieni anni Ottanta.

A parte qualche lieve inciampo, un disco entusiasmante, che non stanca mai, grazie a dei pezzi immortali ma anche alla valenza degli interpreti coinvolti nel progetto. Da sottolineare una media accettabile nella resa sonora generale, tenendo presente degli inevitabili effetti altalena che  caratterizzano questo tipo di operazioni.

Strana Officina: emozioni senza fine, anche per bocca e strumenti di altri. Magia tutta italiana.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Per chi fosse interessato all’acquisto, contattare via e-mail

loudnproudrecords@yahoo.com

Costo Cd: 15 Euro + 3 Euro di spese di spedizione

 

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