Recensione: Perpetual Violence Machine

Di Andrea Bacigalupo - 11 Ottobre 2025 - 8:30
Perpetual Violence Machine
Band: Hydra Vein
Etichetta: Iron Shield Records
Genere: Thrash 
Anno: 2025
Nazione:
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65

Quando si parla della prima ondata Thrash Metal del Regno Unito le band di riferimento sono essenzialmente: Sabbat, Xentrix, Acid Reign ed Onslaught, i Big Four britannici, dicendola un po’ grossa, si liquida poi la questione affermando che nella patria natia dell’Heavy Metal le radici del “battere e percuotere” non hanno attecchito molto.

Vero, la scena Thrash nella Terra d’Albione si è sviluppata più che altro a livello underground, però non c’è bisogno di dire che all’epoca, a contrapporsi agli impetuosi movimenti statunitense e tedesco, sfoderando idee di qualità più che buona, c’erano anche nomi tipo Celebral Fix, Lawnmower Death, Avenger, Anihilated, Warfare, Sacrilege, giusto per citarne alcuni, tutte band nate negli anni ’80, chi un po’ prima chi un po’ dopo, e con alle spalle una più che discreta discografia.

Così gli Hydra Vein di Brighton, le cui origini risalgono al 1987, che in quel periodo avevano detto la loro con i due Full-Length ‘Rather Death than False of Faith’ del 1988 e ‘After The Dream’ del 1989.

Nel 1990 la meteora si schiantò a terra, gli Hydra Vein si sciolsero ed il loro nome si associò più che altro a quello del loro cantante Mike Keen, che fece un’audizione per entrare nei sopra citati Sabbat per avvicendarsi a Martin Walkyier.

Si deve attendere la sesta edizione del Brofest Festival di Newcastle nel 2020 per vederli riuniti, tutti eccetto Mike Keen, purtroppo scomparso nel 2000 e sostituito da James Manley-Bird (Eternal Torment, Selvaticus).

Già che ci siamo … perché fermarsi? D’altronde è il momento delle reunion. Qualche assestamento alla lineup e poi via! Hydra Vein back in action con ‘Unlamented’, nuovo album del 2022 e ora con ‘Perpetual Violence Machine’ EP disponibile dal 10 ottobre 2025 via Iron Shield.

Che dire? Gli Hydra Vein del nuovo millennio sono una band essenzialmente “nuova”, con solo il bassista Damon Madison della formazione degli esordi e pure con un nuovo cantante (Ross Curry) entrato quest’anno.

Come sound, ‘Perpetual Violence Machine’ esprime un Thrash Old School sporco e violentissimo, tirato a tutto braccio senza compromessi.

Le tracce sono 5, di buona durata (con un minutaggio compreso tra i 4,12 ed i 5,11 minuti), lasciate abbastanza grezze come produzione per esaltarne la loro natura selvatica.

Si va da una Title-Track iperveloce e molto martellante ad una ‘A Thousand Form of fear’ dalla cadenza pesantissima. Nel mezzo troviamo una ‘Iron Men’ anch’essa veloce e disturbante, una ‘Black Slammer’ non sparatissima, ma sempre dal buon tiro ed una ‘Strive For Life’, ferocemente abrasiva.

Il songwriting è costituito da una buona alternanza di cambi di tempo, con coinvolgenti intromissioni Hardcore e squassanti rallentamenti e da un sacco di assoli lunghi e melodici che richiamano le radici NWOBHM dei musicisti. La voce è ruvida e aggressiva, ostica quando la band viaggia a velocità della luce, più espressiva quando rallenta.

Nell’insieme gli Hydra Vein riescono a dire molto in poco tempo, lasciando la sana impressione che fanno quello che fanno essenzialmente con lo scopo di divertirsi, senza troppe pretese mainstream. Il passatempo di uomini di mezza età che preferiscono tornare a suonare dentro un garage piuttosto che andare a giocare ad un più pericoloso calcetto. Questo consente loro di consegnare un lavoro istintivo e genuino ma completo e trascinante, che, alla fin fine, semplicemente piace e fa venire la voglia di ascoltare qualcosa di più. Chissà se ci accontenteranno?

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