Recensione: Poison Thorn

Di Andrea Bacigalupo - 8 Dicembre 2020 - 12:00
Poison Thorn
Band: Godsnake
Etichetta: Massacre Records
Genere: Heavy  Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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72

Poison Thorn’ è l’album d’esordio dei Godsnake, band nata in Germania con alle spalle un primo EP autoprodotto dal titolo ‘Hellbound Ride’ e pubblicato nel 2014, qualche esibizione in club e festival ed un tour con i Motorjesus.

E’ la Massacre Records che si accorge di loro, mettendoli sotto contratto e pubblicando ‘Poison Thorn’, rendendolo disponibile dal 23 ottobre 2020.

Ci troviamo di fronte una band che guarda al filone metallico d’oltre oceano, facendosi influenzare tanto dai Metallica del Black Album, quanto dal Metalcore dei Trivium, infilando nel sound una buona dose di Groove Metal evidenziandone le tonalità grevi.

Per cui: serrate ritmiche Thrash e strofe aggressive affiancate a contro strofe che esaltano la sofferenza di chi, comunque, continua a lottare e ritornelli aperti ed orecchiabili, frammentati da interludi potenti e coinvolgenti che portano ad assoli efficaci e dinamici, il tutto avvolto da un’ atmosfera cupa e pesante, che è un po’ la “linea guida” del lavoro.

Una sorta di ibrido, dunque, rivolto ad un’ ampia fetta di pubblico, sufficientemente sofisticato per dare linearità ed armonia a queste andature che sembrano l’opposto l’una dell’altra, evitando sbalzi stridenti o dissonanti.

Per cui un qualcosa che hanno già fatto in molti, che era moderno alla fine degli anni ’90 e che, a dirla tutta, sembra anche un po’ ruffiano. Alle fine, però, va bene; i Godsnake si dimostrano una band coesa, che sa scrivere, suonare e che ha le idee chiare.

Si perdona anche al vocalist Torger di assomigliare, in modo quasi imbarazzante, a James Hetfield, a volte anche nelle sfumature della sua particolare inflessione, che contraddistingue da sempre lo stile dei Metallica, comunque si sia evoluto nel tempo. Non c’è niente di male in questo, anzi, dimostra la perizia del cantante, però ciò accentua l’influenza che i quattro cavalieri hanno avuto sul combo tedesco e, a mio parere, ne limita la personalità.

Entrando dentro ‘Poison Thorn’, la partenza è affidata alla cadenzata ‘Urge to Kill’, che riassume quanto detto sopra: attacco duro con un riff pesante ed una linea melodica che cresce fino all’accelerazione, poi strofe e contro strofe si alternano in un mix di sofferenza ed aggressione, con il refrain che acuisce il dolore. Il brano è spezzato da un potente e coinvolgente interludio.

La Title-Track inizia con una sezione orientaleggiante che intensifica la cupa atmosfera, poi alterna strofe cariche di rabbia ad un refrain più melodico. Da manuale, ma con un buon risultato. Il brano ha un buon impatto e ci si può sorprendere a cantarlo sovrappensiero. Anche qui la potenza della band viene espressa maggiormente nell’interludio.

Sound of the Broken’ ha un’andatura Rock ‘n’ Roll che si appesantisce diventando scura e determinata. Prende bene l’assolo che si sdoppia.

We Disagree’ è una bella mazzata carica di furore mentre ‘Stone the Crow’ parte con un riff che taglia in due per poi partire alla carica strizzando anche un po’ l’occhio all’Heavy Metal di una volta. Il refrain parecchio orecchiabile e la dinamica sezione solista definiscono questo brano un buon singolo.

Blood Brotherhood’ è un Thrash potente … i Metallica insegnano bene, non c’è altro da dire ed anche ‘Hellbound Ride’ è parecchio energica, un sano Thrash ‘N’ Roll esplosivo che tira fuori un sacco di adrenalina.

Concludendo: i Goldsnake, con ‘Poison Thorn’, non hanno inventato niente, hanno però dimostrato di possedere una compatta potenza di fuoco attraverso dieci canzoni dal tiro dinamico ed incisivo.

Un po’ più di personalità non guasterebbe … arriverà con l’esperienza. Teniamoli d’occhio: il potenziale è alto.

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