Recensione: Pornstar For President

Di Fabio Vellata - 5 Luglio 2014 - 18:45
Pornstar For President
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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56

It’s a long way to the top…if you wanna rock n’roll…

Lo cantava tantissimo tempo fa un energico Bon Scott, frontman destinato a diventare leggendario alla guida di una band che negli anni successivi sarebbe stata la sintesi perfetta con cui identificare proprio questo tipo di musica. Il rock n’roll.
La strada è lunga e difficile, diceva la strofa, piena di difficoltà e guai da superare.
E se non sei dotato di qualità determinanti, dato il livello odierno di competizione, meglio non farsi troppe illusioni sulle chance di arrivarci davvero al top.

Una legge che vale ovunque, come ovvio, ma che in tutta onestà riteniamo parecchio adatta pure per i milanesi Eyes n’Lips, volonteroso combo hard rock che con il debut album intitolato sardonicamente “Pornstar for President” (e perché no, vista l’attuale classe politica…) si affaccia sulle scene nazionali.
I quattro musicisti – che supponiamo piuttosto giovani – “ci provano” mescolando in un nucleo di dieci tracce un po’ tutti i cliché e gli stereotipi che innervano da tempo immemore il patrimonio genetico dell’hard rock made in USA, partendo dal look, passando per le tematiche, per finire al songwriting ed al taglio schietto dei brani.

Niente di male, ci mancherebbe. L’hard di Guns n’Roses, Faster Pussycat, Mötley Crüe, Cinderella e Poison ha dalla sua – sempre, in ogni caso e per l’eternità degli anni a venire – una dose di fascino selvaggio e ribelle tale da renderlo irresistibile a qualsiasi ora del giorno, della notte ed in ogni stagione.
A patto però, che i brani, pur se prevedibili, siano quanto meno accattivanti e vengano interpretati da un singer dall’ugola carica di personalità, in grado di scatenare quel misto di crudezza ed espressione che è materia e sostanza imprescindibile del rock testosteronico caricato di glam.

Dati i molti commenti marcatamente positivi letti in giro per la rete, pareva lecito attendere qualcosa di realmente superiore da questa opera prima.
Eppure – e non ce ne vogliano i gioviali Eyes n’Lips – l’ascolto del loro esordio sembra indicare tutt’altro, al punto da ponderarne gli obiettivi come in larga parte mancati.
I brani – salvo particolari casi – si perdono senza particolari sussulti d’energia, mentre le strutture si palesano zoppicanti sin da subito sotto il profilo del coinvolgimento spiccio. Un elemento deleterio per una band che ha, per costituzione, il target primario del divertimento.
Pezzi a tratti troppo lunghi con ritornelli ripetitivi e melodie che non centrano l’hookline fulminea, sono una zavorra difficile da metabolizzare. L’esempio di un brano come “Bring Me To Your Paradise” è indicativo: sei minuti netti incentrati su di un refrain reiterato e qualche spunto chitarristico – fortunatamente – di buon livello. Per un pezzo glam rock che va ferocemente al bersaglio, ne sarebbero bastati poco più della metà…

La voce del pur energico Mr. Skorpion poi (artista, a quanto riferito in biografia, di origini brasiliane), si prospetta quale maggior pecca dell’intero cd, per via di un’impostazione che in taluni frangenti lascia parecchio a desiderare. Non è sufficiente essere in possesso di corde vocali dalla timbrica in qualche modo simile a quella di Axl Rose e Taime Downe, se poi l’utilizzo che ne viene proposto è privo di espressività, grossolano e scomposto al punto da apparire del tutto fuori contesto. “Desire & Curiosity” e “Rock Your Love”, sempre per rimanere sul pezzo con esempi concreti, sono un bel guaio in tal senso.

Non è tutto da buttare: la sezione ritmica regge discretamente ed il fondatore Gypsy, dimostra in alcune situazioni di essere un ottimo chitarrista.
Come il più stolto dei principianti potrà comunque comprendere, non basta saper suonare per costruire un disco davvero concorrenziale.

La strada per raggiungere il top insomma, è ancora parecchio lunga per gli Eyes n’Lips.
Non se la prendano troppo i quattro glamsters meneghini e tentino piuttosto di ragionare sui molti difetti di un esordio tutt’altro che entusiasmante, mettendo a regime le mancanze di un disco che, così come impostato, non presenta i “numeri” per essere realmente competitivo al di là di un mero e semplice esercizio di statistica.
Là fuori è pieno zeppo di gruppi che tentano di farsi largo, ed il confine che delimita le possibilità di successo dalla scomparsa nell’oblio, è ormai inversamente proporzionale alla quantità di band presenti in scena: più ce ne sono, meno sono le possibilità di essere ascoltati.

E se non ci metti qualcosa di “tuo”, di davvero notevole, di significativo e determinante…

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