Recensione: R.O.C.K.S.

Di Francesco Maraglino - 10 Settembre 2012 - 0:00
R.O.C.K.S.
Band: Humbucker
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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76

 

R.O.C.K.S.  è l’inequivocabile titolo scelto per l’esordio degli Humbucker, five-piece dai natali norvegesi. Malgrado la provenienza, la band non evoca nell’ascoltatore, con la sua musica, paesaggi nordeuropei, sole a mezzanotte e notti polari, e neppure le tipiche espressioni sonore del rock melodico proveniente da quelle lande, ma piuttosto l’atmosfera glamour e godereccia del miglio e mezzo più famoso, soprattutto negli Eighties, del Sunset Boulevard.
Non solo: nei suoni degli Humbucker ritroviamo pure gli influssi di formazioni ormai annoverate da tempo nell’ambito del classic rock, quali AC/DC e Kiss.
Con tali premesse, si comprende come non a caso la band abbia chiesto di provvedere al missaggio di R.O.C.K.S. a Beau Hill, celeberrimo produttore di Alice Cooper, Ratt, Warrant, Kix e Winger, tra gli altri, e così il gioco è fatto: l’album rievoca le atmosfere di un certo rock (ottantiano, ma non solo) duro, melodico, gaudente e talora frivolo quel tanto che basta, sebbene a tratti nobilitato da una spruzzata di blues.
The Way I Am, che apre il CD, è un’indubitabile dichiarazione d’intenti, grazie al suo hard rock solido, al chorus acchiappante ed agli echi di Warrant e Ratt, ma pure di Kiss e Van Halen.
Il party continua subito dopo con Black Nickel, un hard rock solido e sudato, contrassegnato da un ficcante riff di chitarra e da una voce sfrontata, nel quale rinveniamo tracce di Kiss (ancora) ed AC/DC, e poi con il rock duro e sbronzo di Priscilla (dalle venature blues) e della rotolante Paradise (arricchita da screziature boogie).
I ritmi si acquietano, poi, alle prime note di There Will Never Be Another, ballad cadenzata e suggestiva la quale, curiosamente, presenta nuance melodiche che richiamano pure i Linkin Park; una colonna sonora adeguata per chi sogna ancora storie d’amore con spogliarelliste californiane protagoniste di qualche video dei Motley Crue.
Ma è solo un momento di debolezza: Doing My Job (In A Rock And Roll Band) ci riporta al vortice di uno sfrenato hard rock’n’roll; da qui in poi, e fino alla fine, è di nuovo  tutto un rockare e rollare divertito e divertente, con riff chitarristici grossi e grassi, chorus godibili ed echi dei soliti numi tutelari più sopra citati (That Girl Of Mine, She Blows Me Blind, Dipstick Joe, Dancin’ Daisy).

Ovviamente R.O.C.K.S. non offre alcuna creazione innovativa, limitandosi ad una celebrazione di un approccio classico al rock pesante, ed in particolare a quello più caciarone e disimpegnato; una commemorazione che risulterà vieppiù divertente e godibile se affrontata dall’ascoltatore con il corretto – leggasi leggero e spensierato – approccio.

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Line Up:

Jan Anders Boen: voce
Vidar Svanheld: chitarra
John Petter Pershaug: chitarra
Lars Stian Havraas: basso
Geir Arne Dale: batteria

Tracklist:

  1. The Way I Am 
  2. Black Nickel
  3. Priscilla
  4. Paradise
  5. There Will Never Be Another
  6. Doing My Job (In A Rock’n’Roll Band) 
  7. That Girl Of Mine
  8. She Blows Me Blind
  9. Dipstick Joe
  10. Dancin’ Daisy

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