Recensione: Reforged – Machine World

A completare la serie dei “Reforged”, i tedeschi Iron Savior hanno rilasciato a fine agosto l’ultima parte intitolata “Reforged – Machine World”, uscito tramite la Perception che è una divisione della Reigning Phoenix Music. Per tale uscita, abbiamo addirittura un doppio-cd della durata di quasi un’ora e mezza, composto da 15 tracce del passato della band e dalla cover di “Starbreaker” dei Judas Priest, piazzata in chiusura della tracklist (e non è la prima volta che gli Iron Savior coverizzano un pezzo dei Judas). Le 15 canzoni risalgono al periodo in cui la band di Piet Sielck era sotto contratto con l’indimenticabile Noise Records (storica etichetta tedesca che aveva sotto contratto anche gente come Helloween, Gamma Ray, Grave Digger, Destruction, Exciter, Rage, Kreator, Overkill, Running Wild, Tankard e tanti altri) e sono state ri-registrate con l’attuale formazione, molto diversa da quella che registrò inizialmente quei brani oltre 20 anni fa. Storicamente, infatti, accanto al leader Piet Sielck si sono alternati tantissimi musicisti differenti, tanto che questo è anche il primo disco in cui possiamo ascoltare il nuovo bassista Patrick Opitz, entrato al posto dello storico Jan-Sören Eckert, uscito per la seconda volta (era già successo nel 2002, per poi tornare nel 2011) dalla formazione.
Trattandosi di pezzi risalenti a dischi usciti tra il 1997 ed il 2004, abbiamo a che fare con materiale uscito alquanto datato, coincidente con il periodo in cui seguivo accanitamente la band amburghese, ritenendola una sorta di alternativa ad Helloween (che in quel periodo non se la passavano egregiamente) e Gamma Ray (che invece erano nel loro momento d’oro). Non a caso lo stesso Piet Sielck fu tra i fondatori degli Helloween, essendo compagno di scuola di Kai Hansen. Purtroppo gli Iron Savior non hanno mai avuto il successo dei predetti gruppi, rimanendo sempre una sorta di “cult band”, forse anche per i limiti dello stesso Sielck come cantante (obiettivamente nemmeno lontanamente paragonabile a Kiske o Deris!).
Ecco quindi che riascoltare brani come “Break It Up” e “Forevermore”, purtroppo uniche estratte dai primi due albums, fanno ripensare con nostalgia agli anni della gioventù; fa piacere anche riascoltare tre dei quattro pezzi da studio che facevano parte dell’EP “Interlude” (che sarebbe da considerare un vero e proprio LP, visto che durava quasi un’ora ed era composto da 10 tracce!); ma si tratta in tutti i casi di canzoni piacevoli, dato che i primi dischi sono anche i migliori che gli Iron Savior hanno realizzato nel corso della loro carriera. Ed obiettivamente le ri-registrazioni (con piccolissime modifiche rispetto agli originali) permettono di assaporare anche meglio la musica, visto che la tecnologia è molto migliorata rispetto a 20/25 anni fa.
Quello che si fatica ad accettare è la scelta di fare questo disco; tralasciamo discorsi sulla tracklist, sicuramente c’è chi preferisce alcuni brani ad altri e magari si poteva inserirne di diversi rispetto a quelli scelti, ma quello che sinceramente non comprendo è il motivo di proseguire ulteriormente i vari “Reforged”, sfornando il terzo disco di “best of”. Sembra quasi che Sielck non sappia più cosa fare e si rimetta a ri-registrare i vecchi pezzi (che poi sono i migliori che abbia scritto) solo e soltanto allo scopo di fare soldi! Va bene un disco, già il secondo si poteva evitare, ma addirittura tirarne fuori un terzo puzza fortemente di trovata commerciale. Se quindi il voto per il contenuto musicale è sicuramente alto, quello dal punto di vista meramente venale equivale ad una bocciatura; dalla media viene fuori una sufficienza di stima e di speranza che gli Iron Savior possano tornare a suonare del buon power metal come facevano tanti anni fa. Chi ha già la discografia iniziale degli Iron Savior può sicuramente risparmiare i propri soldi e dirottarli su altre produzioni; se, invece, non conoscete ancora questa band (grave mancanza!), questo “Reforged – Machine World” può essere un buon approccio per iniziare a conoscere la loro produzione più datata.