Recensione: Relentless Thirst For Power

Di Manuel Gregorin - 7 Dicembre 2022 - 0:01
Relentless Thirst For Power
Etichetta: TOC Recordings
Genere: Heavy 
Anno: 2022
Nazione:
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77

Vengono dal Canada, più precisamente da Lethbridge e sono dediti anima e corpo alla causa del heavy metal. Sono queste in sintesi le caratteristiche fondamentali dei Tyrant Of Chaos, gli artefici di questo Relentless Thirst For Power che andremo ora a scoprire.
Ma prima vediamo ancora qualche informazione sulla band che da queste parti è praticamente sconosciuta.
Attivi dal 2013 per iniziativa del chitarrista Curtiss Vaselenak, debuttano tre anni più tardi con The Calm Before The Storm a cui fa seguito Into Oblivion nel 2019. Durante gli anni la formazione ha visto alcuni avvicendamenti fino ad arrivare a quella attuale che oltre a Vaselenak include Phil Sirias alla voce (presentato con un appellativo molto familiare  di Air Raid Siren), Arik Wagner alla chitarra, Sean “The Slayer” Simpson  al basso e Ryan Dyck alla batteria.
Editi per l’indipendente TOC Recordings, pubblicano ad agosto 2022 il terzo album Relentless Thirst For Power dove, come già specificato nelle righe iniziali, ci viene presentato un heavy metal molto tradizionale a fortemente influenzato dalla NWOBHM.

Dopo una menzione alla bella e tenebrosa copertina di ambientazione egizia possiamo dedicarci all’ascolto di questa nuova fatica dei Tyrant Of Chaos.

With Metal We Set The World On Fire! È con questa frase (con tanto di acuto sulla parola fire) che il vocalist Phil Sirias ci da il benvenuto appena premuto il tasto play. Un biglietto da visita incoraggiante per T.O.C., un heavy metal di stampo classico molto coinvolgente. Già da queste prime battute i Tyrant Of Chaos mettono subito a proprio agio l’ascoltatore desideroso di riff serrati e ritmiche galoppanti. Si prosegue con The Black Gap, in cui si narra di cruente battaglie navali durante la seconda guerra mondiale.
Anche The Black Gap si mantiene su buoni livelli qualitativi. L’interpretazione vocale inoltre, a tratti fa rammentare Messiah Marcolin dei Candlemass, anche se siamo comunque distanti dal doom proposto dalla storica band svedese. Un riff monolitico introduce Mourning Sickness , in cui sono evidenti certe sonorità vicine ai Megadeth del periodo Countdown To Extinction. Nel ritornello fanno la loro apparizione anche delle parti in growl che per quanto solitamente inusuali al genere, in questo contesto non stonano affatto. Con Skull Crusher si torna a calcare le vie del heavy classico con un ritmo vivace e melodie accattivanti dove le chitarre si rincorrono in un vortice di riff e assoli.
La band pare veramente ben affiatata e tutti i vari strumenti viaggiano in perfetta sintonia. I pezzi evidenziano un buon songwriting e non mancano degli stacchetti e passaggi molto rifiniti. Infatti pur muovendosi su sentieri stra abusati, il combo canadese riesce comunque a tritare fuori delle buone idee e soluzioni riuscite.

Slay The Hostage è un brano schiacciasassi con molti ammiccamenti ai Judas Priest. Un pezzo con cui i Tyrant Of Chaos, a suon di riff e strofe killer, si pongono l’obiettivo di far mattanza del pubblico ostaggio dei loro concerti. Notevole il lavoro dietro le pelli del batterista Ryan Dyck che in coppia al bassista Sean Simpson va a formare una compatta sezione ritmica su cui poggiano le basi del suono dei Tyrant Of Chaos.
Merita una particolare attenzione Nightmare Machine, pezzo che pur restando fedele ai canoni del resto del disco presenta delle strutture musicali un po più elaborate, di matrice quasi prog.

Pur viaggiando su buoni livelli qualitativi, spuntano comunque certi episodi un po’ più deboli. Red Rage è un classico brano heavy con qualche alone di hard rock senza infamia e senza lode. Mentre Indoctri-Nation è una tipica metal song con bei riff e qualche buon passaggio ma che stenta un po’ ad esplodere. No Lives Matter è l’episodio più tranquillo del disco, un elettrica power ballad che però, in sostanza, risulta un po’ anonima. Effettivamente nei pezzi appena citati l’album si appiattisce leggermente. Per carità, non stiamo parlando di canzoni orribili, ma pare che dopo la buona partenza iniziale, verso la fine del disco i Tyrant Of Chaos siano rimasti un po’ senza fiato. Forse solo un po’ di smarrimento. Oppure stanno solo ricaricando le batterie per chiudere con il botto.
Il fragoroso rombo di motori posto ad inizio di Lucky Dog ci lascia effettivamente intuire che alla band è rimasta ancora un po’ di benzina. Il pezzo risolleva le quotazioni del disco andando ad inserirsi tra i più riusciti del full length.
Quattro minuti e mezzo che sintetizzano quanto di buono sentito in questo album, il tutto che và poi a culminare nel coinvolgente ritornello. Ed è con questo ultimo brano che si chiude così Relentless Thirst For Power.

Veramente una piacevole sorpresa i Tyrant Of Chaos, band che con questo nuovo capitolo riesce ad offrire tre quarti d’ora di musica elettrizzante. Certo in un paio di episodi tendono a perdere quota, ma non passa molto prima che tornino sui giusti livelli qualitativi. Il mixaggio poi avrà anche qualche piccola sbavatura ma questo non intacca di molto il risultato finale.
Un prodotto valido e concreto per una realtà molto promettente.

Le note di accompagnamento questo lavoro si concludono con l’affermazione un po’ boriosa secondo la quale chi ama Saxon, Maiden e Priest adorerà i Tyrant Of Chaos.
Magari adorarli forse no, ma possono facilmente entrare nelle nostre simpatie.

https://tyrantsofchaos1.bandcamp.com/
https://www.facebook.com/tyrantsofchaos/

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