Recensione: Schlangensonne

Di Daniele D'Adamo - 20 Giugno 2010 - 0:00
Schlangensonne
Band: Eisregen
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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66

“Sole del Serpente”, cioè “Schlangensonne”. Che è l’ottavo album di lunga durata in studio della cult-band tedesca Eisregen; i quali, il prossimo settembre, festeggeranno i quindici anni di attività. Dopo aver avuto un consistente successo nella terra natia, i Nostri, con quest’ultimo full-length, tentano di uscire dai confini nazionali per conquistare l’Europa e dimostrare che l’essere un gruppo di culto non rientra più nei loro piani.

Credo che la scelta di perseverare nel cantare in tedesco non li aiuterà in quest’impresa, vuoi perché chi intende frequentare la scena a livello internazionale deve proporsi in inglese, vuoi perché la lingua tedesca, a parer mio, in ambito musicale rimanda più alla musica popolare delle feste a base di birra, piuttosto che al metal (relativamente) estremo. Relativamente perché pur appartenendo alla grande famiglia oscura, gli Eisregen hanno uno stile – questo si – personale che spazia dal black, appunto, al death passando per l’industrial. Direi, per chiudere il discorso, che la corretta definizione si può individuare nell’arcaico «dark metal», forma meno estrema del black, anche per quanto riguarda le tematiche affrontate delle quali mantiene tuttavia le tinte fosche e decadenti. Ma non solo, altri ingredienti fanno parte della ricetta musicale: stacchi melodici, incipit di pianoforte, inserti ambient, pizzichi di gothic, segmenti di flauto. Il tutto senza far perdere al gruppo la giusta direzione e la necessaria continuità stilistica.

Dal punto di vista tecnico è evidente l’esperienza dei musicisti che è, spesso e volentieri, la principale componente che aiuta i musicisti medesimi a regalare alla formazione un proprio carattere e un proprio sound; anche se – per contro – la chiusura derivante dallo status di act a uso e consumo dei soli tedeschi comporta alcuni passaggi un po’ datati (“Linkshänder”). L’appoggio della Massacre Records, inoltre, ha consentito la produzione di un lavoro ineccepibile per quando riguarda la resa sonora complessiva. In grado, quindi, di evidenziare il non comune approccio di M. Roth alle linee vocali. Un approccio votato a uno screaming sostanzialmente isterico (“Zauberelefant”), comprensibile e vario, non mancante d’inserti clean dal piglio stentoreo (“Kai Aus Der Kiste”). L’accennato richiamo all’industrial fa si che il ritmo si assesti molte volte su mid-tempo dall’incedere meccanico, anche se non mancano numerose, vertiginose accelerazioni con i blast-beats di Yantit (“Blute Aus”), il cui drumming è asciutto e asettico. Il lavoro di Dr. Franzenstein alle tastiere non sfora nemmeno di un attimo dal classico stile teutonico (molto pianoforte dai toni tristi), a volte freddo come quello – leggendario – dei Kraftwerk (“Kai Aus Der Kiste”). Senza infamia né lode il guitawork Bursche Lenz, che evita di perdersi in orpelli, abbellimenti e soli, concentrandosi nelle partiture ritmiche. Occupandosi anche del basso, quest’ultimo tende, inevitabilmente, a mutuare i riff della sei corde.

Fra le canzoni – «e qui casca l’asino» – non c’è molto da evidenziare. Fatto, questo, che rivela una certa mancanza di talento nella composizione dei singoli brani. Come un aereo dai motori potenti non riesce a decollare, le canzoni di “Schlangensonne” difficilmente scuotono l’ascoltatore da un torpore che si appesantisce se si ripetono gli ascolti. Segnalo in ogni caso l’opener “N8Verzehr”, moderna rivisitazione della favola di “Hänsel & Gretel” dei fratelli Grimm; “Tod Senkt Sich Herab”, rievocante il bombardamento di Dresda; la cupa e melodica “Auf Ewig Ostfront”, nella quale i soldati non-morti cercano, ogni giorno, il proprio destino.

Pur interessante per la menzionata personalità della proposta, il disco non regala particolari emozioni per la mancanza di canzoni che esulino da una media assestata sì su una buona qualità, che malauguratamente non presenta picchi che rendano memorabile qualche brano. Solo per gli appassionati del metal crepuscolare caratteristico delle terre d’Albione.

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Track-list:
1. N8Verzehr 4:33
2. Blute Aus 4:12
3. Auf Ewig Ostfront 4:36
4. Ernte Den Untergang 4:45
5. Zauberelefant 6:57
6. Kai Aus Der Kiste 5:58
7. Tod Senkt Sich Herab 4:26
8. Linkshänder 4:20
9. Das Allerschlimmste 5:43
10. Schlangensonne 5:04
11. Brustfetichrist 2:08

Line-up:
M. Roth (Michael Roth) – Vocals
Bursche Lenz (Michael Lenz) – Guitar & Bass
Dr. Franzenstein – Keyboards
Yantit (Ronny Fimmel) – Drums
 

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