Recensione: Scream

Di Giulio Caputi - 5 Gennaio 2006 - 0:00
Scream
Band: Tony Martin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

“Scream”! Volendo interpretare il titolo di questo importante lavoro solista di Tony Martin, lo potremmo descrivere come una sorta di grido liberatorio, come se il talentuoso vocalist volesse appropriarsi di un’identità artistica senza rinnegare il passato. Tra i solchi di questo disco infatti possiamo ascoltare diversi riferimenti al “Sabbath sound” (ovviamente quello del periodo che va da “Eternal Idol” sino a “Forbidden”), e la presenza dello storico tastierista baffuto “Geoff Nicholls” sottolinea ancora di più il legame con quel periodo tanto artisticamente importante quanto commercialmente sfortunato. E’ anche possibile ascoltare la traccia di batteria del compianto Cozy Powell nella opening track “Raising Hell” e, udite udite, avreste mai immaginato che Tony fosse un polistrumentista? Ebbene suona sia il violino, sia il basso che la batteria su tutti gli altri pezzi, mentre il figlio Joe Harford si destreggia benissimo con la chitarra.

L’impatto ed il “groove” della iniziale “Raising Hell” sono di quelli che lasciano il segno, una heavy metal song di sicuro valore che non lascia dubbi sulle bellicose intenzioni di Martin di stupire l’ascoltatore (effettivamente anche dal vivo sul nostro suolo italico ha ben impressionato!), la voce (che avevo paura fosse scemata negli ultimi anni) sembra godere ancora di ottima salute.
“Bitter Sweet” è forse nell’album la song che ripercorre maggiormente le orme dei dischi più fortunati di Tony Martin con i Black Sabbath, ritmi cadenzati ed un refrain davvero molto bello, lo stesso dicasi per la successiva “Faith In Madness” in cui sono diverse le soluzioni artistiche escogitate tra cui arpeggi, heavy riff e cantati monumentali, forse un pò forzatamente pesante. Si ritorna alla melodia con la quarta traccia “I’m Gonna Live Forever” diciamo più vicina ad una robusta AOR song, che cerca di accattivarsi l’ascoltatore e che fa del ritornello molto orecchiabile il suo punto di forza; una breve intro di organo ed un massiccio heavy riff ci introducono all’ascolto della title track, l’episodio più riuscito del disco dopo “Raising Hell” a mio modo di vedere. “Surely Love Is Dead “ è un’altra canzone improntata alla melodia ma questa volta con maggiore efficacia, coadiuvata in maniera eccellente da Geoff Nicholls che sembra avere in questo frangente quello spazio che nei Sabbath gli è sempre stato inspiegabilmente precluso; “The Kids Of Today (Don’t Understand The Blues)”, possiede un titolo abbastanza curioso, anche perché di blues qui non ve ne è proprio traccia, piuttosto è una godibilissima rock song che conferma lo stato di grazia di Martin. Bellissimo l’arpeggio introduttivo a “Surely Love Is Dead” altro episodio riuscito che aggiunge ulteriore valore ed eterogeneità al disco in questione.
A concludere il tutto ci pensa “Field Of Lies”, canzone infarcita di riferimenti rainbowiani vicini al Dio style dei primi periodi, forse non godendone però dello stesso songwriting.

Ricollegandomi al discorso iniziale non posso che essere soddisfatto di “Scream”, a mio avviso nettamente superiore alle più rosee aspettative, contando il fatto che non c’è più Iommi alla chitarra, è un lavoro che darà molta soddisfazione soprattutto ai nostalgici (come il sottoscritto) del periodo d’oro di Tony Martin con i Black Sabbath, e mi riferisco ancora al trittico “The Eternal Idol, The Headless Cross” e “TYR”, (io ci aggiungerei anche “Cross Purposes” che non guasta) e di un certo Rainbow sound di fine anni ’70 (dovuto all’organo di Nicholls); le canzoni hanno tutte un livello qualitativo più che discreto anche se non fanno gridare al miracolo, con due punte nelle ottime “Raising Hell” e “Scream”. Un acquisto sicuramente consigliato a tutti.

Track Listing

1. Raising Hell
2. Bitter Sweet
3. Faith In Madness
4. I’m Gonna Live Forever
5. Scream
6. Surely Love Is Dead
7. The Kids Of Today (Don’t Understand The Blues)
8. Wherever You Go
9. Field Of Lies

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