Recensione: Slime and Punishment

Di Andrea Bacigalupo - 30 Giugno 2017 - 8:45
Slime and Punishment
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2017
Nazione:
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70

Dopo oltre cinque anni dall’uscita di ‘The Fatal Feast (Waste in Space)’ gli statunitensi Municipal Waste schiantano al suolo un altro fulmine: il nuovo Full-Length ‘Slime and Punishment’, pubblicato il 23 giugno 2017 attraverso la label tedesca Nuclear Blast, lavoro registrato direttamene dal bassista Land Phil e mixato e masterizzato dal veterano Bill Metoyer (Slayer e Dark Angel tra i tanti).

Nato nel 2001, il combo di Richmond continua la sua folle corsa percorrendo un’unica linea retta, partendo da un punto ‘A’, ossia il primo album ‘Waste ‘Em All’ dato alle stampe nel 2003, saltando ed abbattendo qualsiasi ostacolo pur di raggiungere il punto ‘B’, al momento non ancora traguardabile.

Il loro è un furioso Thrash Metal / Crossover, nel quale la parte Hardcore è parecchio esaltata, il cui ceppo d’origine è identificabile in band storiche quali i Nuclear Assault, i D.R.I. e gli Stormtroopers of Death.

I Municipal Waste sono diretti, essenziali, selvaggi, irriverenti e fedeli alle loro idee, come dimostrano la loro storia e la loro discografica.

Per quanto riguarda la prima: dal loro esordio la loro line-up è rimasta pressoché invariata, con le sole sostituzioni, ad inizio carriera, del bassista Andy Harris e del batterista Brandon Ferrel (purtroppo deceduto il 31 maggio 2016) e l’introduzione, in occasione dell’ultimo album, di una seconda chitarra: Nick Poulus, musicista utilizzato in sede live nientemeno che dai D.R.I.

Per quanto riguarda la seconda: nel corso della carriera il loro sound non si è praticamente discostato da quanto espresso alle origini. Si è sgrezzato, affinato, ha acquistato sempre maggiore corpo e personalità, ma è sempre rimasto quel Thrash / Crossover primitivo e schietto di cui si accennava sopra, senza compromessi, se non una leggera deviazione di stile evidente nell’album ‘Massive Aggressive’ del 2009, dai toni più foschi e meno tirati (ma per ‘meno’ non s’intende una raccolta di ballads), rimessi però da parte con la produzione del successivo ‘The Fatal Feast (Waste in Space)’.

Slime and Punishment’ è la naturale prosecuzione di quest’ultimo, con cinque anni di maturata esperienza in più: quattordici esplosioni per una durata totale di neanche mezz’ora, dove la velocità spasmodica viene alternata a tempi cadenzati e potenti: brani essenziali ma efficaci, dotati, per quanto spediti, di chiare linee melodiche che vanno ad insinuarsi nelle sterno per agguantare il cuore, grazie ad una ritmica dirompente e massiccia (e qui, la scelta di raddoppiare la chitarra si è dimostrata molto efficace). In pochi minuti viene detto tanto: furia, cattiveria, impertinenza rafforzate dalla capacità di colpire con assoli sporadici, ma graffianti o brevi momenti di Twin Guitar dal vago sapore maideniano che lasciano il segno. Tanta voglia di sbattere la testa e mosh a non finire: questi sono i Municipal Waste e va bene così.

L’artwork, disegnato da Andrei Bounzikov, già autore delle copertine degli album ‘Massive Aggressive’, ‘The Art Of Partying’ e ‘Toxic Waste‘, quest’ultimo split del 2012 inciso assieme ai Toxic Holocaust, è essenziale quanto la musica del combo, allacciandosi ai precedenti lavori per mostrare, con toni seri e decisi, un possibile ed inquietante futuro.

I brani grosso modo si equivalgono tutti. Si pone evidenza sulla strumentale ‘Under the Waste Command’, con la quale, in meno di due minuti, i Municipal Waste dimostrano di conoscere il Metal e di saperlo suonare alla grande.

Di più non c’è da dire. ‘Slime and Punishment’ è da ascoltare senza pensarci troppo, senza porsi domande, fare paragoni con le produzione passate o con gruppi analoghi e senza andare a caccia di elementi innovativi.

Per chi non conosce il Thrash / Crossover può essere un buon motivo per iniziare a farlo, per chi lo conosce e lo ama è un album da inserire nella propria raccolta; per tutti gli altri: non sentirete novità, ma se vi lasciate prendere, occhio alla cervicale.

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