Recensione: Starburst

Di Andrea Bacigalupo - 31 Ottobre 2022 - 8:30
Starburst
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Hard Rock  Heavy 
Anno: 2022
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
75

Quando parlo degli anni ’90 il più delle volte mi riferisco a loro come ‘maledetti’. D’altronde, quale figlio degli anni ’80, quel periodo l’ho patito.

Bisogna dire che, nella realtà, non è proprio andato tutto storto: gli attacchi sonici di Pantera, Sepultura e Machine Head hanno scavato dei bei crateri, ad esempio.

Però è innegabile che molti guerrieri della prima ora hanno smorzato la loro primordiale ferocia per andare a percorrere sentieri un po’ più pianeggianti, dove, a quel tempo, preferiva passeggiare una buona fetta di pubblico.

E’ stato un periodo di fondamentale cambiamento, che ha portato a divisioni e generato polemiche, ma che ha anche infuso una nuova spinta creativa nei giovani artisti, che hanno fatto quello che per loro è più naturale: prendere il meglio del momento e farlo evolvere fino a stabilizzarlo in un nuovo corso.

I danesi The Killerhertz scrivono la loro musica prendendo ispirazione da quel periodo, dando vita ad una Hard Rock/Heavy Metal tanto robusto quanto ricco di melodia.

Nati nel 2011 a Kastrup, cittadina vicino a Copenaghen, da un’idea del chitarrista/cantante Thomas Trold e del batterista Kent KillerHertz, ai quali si è unito il bassista  Jakob Nielsen, hanno finora pubblicato due album (‘A Killer Anthem’ nel 2014 e ‘A Mirrors Portrait’ nel 2018) ed un EP (‘Innocent Sinners’ del 2020).

Ora è la volta del nuovo Full-Length ‘Starburst’, autoprodotto e disponibile dal 7 ottobre 2022.

Il lavoro può essere definito un concept, nel senso che le canzoni sono legate essenzialmente da un unico argomento: il cambiamento esistenziale di una persona che arriva a smarrirsi ma poi, attraverso un viaggio interpersonale, riesce a riscoprire il senso della propria vita. Un’immagine positiva, insomma, vista anche attraverso aspetti negativi, un qualcosa di concreto che può riguardare chiunque, in modo più o meno intenso.

Ed è proprio l’intensità emotiva l’elemento che rende ricco ‘Starburst’: ogni brano ne manifesta un aspetto, come la disperazione che esce dall’opener ‘The Wait For Closure’, la nostalgia che permea ‘Dying Belief’, o la rabbia espressa da ‘Chasing Ghosts’ e ‘Caught by None’, per fare qualche esempio.

La band ottiene questo armonizzando bene potenza e melodia, senza troppo uscire dai propri schemi, comunque abbastanza ampi, ma lavorando molto di fioretto su arrangiamenti e produzione.

In ‘Starburst’ è molto importante la voce, interpretativa di testi importanti, ma è la chitarra che regola i giochi, con linee che sanno essere estremamente vorticose, come in ‘The Deceiver’ ad esempio, dove assomigliano ad uno sciame di vespe, o romantici arpeggi come nella conclusiva ‘Distant Thunder’.

Chitarra che viene supportata da una sacco di orchestrazioni, più o meno presenti a seconda della natura del brano: più è granitico più restano in sottofondo, come nella già citata ‘Chasing Ghosts’, mentre dove è prevalente la melodia diventano maggiormente dominanti, seguendo un po’ le regole del Power-Symph, trasformandosi anche in brevi ed inusuali inserti elettronici (‘My Revolution’ e ‘Hyphothetical Thoughts’).

C’è anche spazio per una cover: ‘Sjæl i Flammer’ dei danesi Kasper Winding & Lars Muhl, un imbarazzatissimo pezzo iper-pop di fine anni ’80 il cui testo non è banale ed è perfettamente agganciato al concept dell’album. I The Killerhertz lo fanno loro riproponendolo in chiave ben più dura e massiccia.

Tirando le somme, ‘Starburst’ è un album completo e maturo, risultato di un buon percorso artistico da parte di una band che ha le idee chiare e sa quello che fa. I The Killehertz creano aspettativa … molto bene, li teniamo d’occhio.

Ultimi album di The Killerhertz

Genere: Hard Rock  Heavy 
Anno: 2022
75