Recensione: State Of Oblivion

Di Ninni Cangiano - 7 Settembre 2025 - 9:32
State Of Oblivion
Etichetta: Autoproduzione
Genere: Heavy  Power 
Anno: 2025
Nazione:
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Gli Skull Revenge sono un progetto nato durante la pandemia, quando un annoiato batterista svedese, Tobias Flensburg, decise di mettersi a comporre musica; prese una chitarra e diede vita al gruppo reclutando altri musicisti, ma rimanendo con il solo Kristofer Stenefjord al basso quale membro ufficiale. Per la realizzazione del primo disco sono stati quindi invitati numerosi ospiti, connazionali di Tobias e Kristofer (tranne il brasiliano Airton Araujo), fra cui alcuni da gruppi importanti come Therion, Candlemass, Stockholm Insania (o Insania Stockholm che dir si voglia) e Narnia; si tratta di svariati cantanti e di alcuni chitarristi. L’album si intitola “State Of Oblivion” ed è uscito a fine agosto per la label di proprietà, denominata Skull Revenge Productions, quindi come una specie di autoproduzione. Ci troviamo davanti a 9 pezzi per poco più di ¾ d’ora di durata totale, spesso anche alquanto differenti tra loro, dato che la band (che sulla propria pagina facebook si definisce “hard rock”!) spazia a cavallo tra l’heavy più classico ed il power metal.

Sono però i pezzi più power ad essere quelli più convincenti, dato che quelli più vicini all’heavy classico non risultano altrettanto ficcanti. Prendiamo ad esempio il caso di “Future”, brano alla Judas Priest che, però, risulta estremamente ripetitivo nel coro, arrivando a risultare finanche noioso ed esasperante (dopo un paio di ascolti la voglia di skippare oltre era fortissima!); sulla stessa scia anche “Road Of Pain”, in cui addirittura c’è un fastidiosissimo growling (per fortuna molto limitato) che semplicemente non c’azzecca un bel niente con il contesto musicale. Molto meglio, invece, quelli in cui il ritmo della batteria del leader è più frizzante; potremmo citare l’opener “A Voice In The Desert”, o la robusta “Lost In Time”, ma anche l’ottima “Stardust”, ricca di atmosfere oscure e forse il pezzo migliore della tracklist (guarda caso, in tutte queste canzoni a cantare è il brasiliano Airton Araujo…) che risultano più godibili, orecchiabili e ricche di energia.

Ci troviamo quindi davanti ad un disco che vive di alti e bassi, in cui alcuni brani funzionano bene ed altri non convincono pienamente; certo, stiamo parlando comunque di un debut album e siamo sicuri che a Tobias e Kristofer non difetti il talento per migliorarsi. Sarà però importante che i due musicisti svedesi decidano che strada intraprendere e la seguano con decisione; di sicuro devono convincersi di non essere un gruppo hard rock come invece sostengono di essere sulla pagina Facebook ed hanno anche bisogno di un songwriting più compatto e più efficace per il futuro. Per il momento questo “State Of Oblivion” si attesta di poco sotto alla sufficienza, ma per il futuro siamo sicuro che gli Skull Revenge sapranno fare di meglio, perché talento e passione non mancano!

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