Recensione: Talas/Featuring Billy Sheehan

Di Filippo Benedetto - 28 Maggio 2004 - 0:00
Talas/Featuring Billy Sheehan
Band: Talas
Etichetta:
Genere:
Anno: 1979
Nazione:
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78

Molti conoscono Billy Sheehan prevalentemente per la sua militanza nella superband di David Lee Roth e nei Mr Big. Già di per sé questo “curriculum artistico” è di tutto rispetto ma, se si scava più a ritroso nel tempo, si scopre un capitolo poco conosciuto ma importante per la maturazione musicale del nostro. Mi riferisco alla prima vera band del famoso bassista, i Talas. Costituitisi nel lontano 1974 con una line up “a tre” comprendente, oltre allo stesso Billy, Dave Costantino alla chitarra e Paul Varga alla batteria la band ebbe un periodo un po’ altalenante per quanto riguarda l’assestamento della formazione. Infatti lo stesso Billy, forse non pienamente soddisfatto di come si sviluppava il progetto, nel 1978 lascio il gruppo per prendere parte dell’embrionale formazione del Michael Schenker Group. Anche questa esperienza, però, non fu duratura. Dopo circa un anno Billy, quindi, torno nei Talas giusto per le registrazioni del debut album, intitolato semplicemente “Talas, featuring Billy Sheehan”. Il contenuto di questo platter, oggetto qui di recensione, è un hard rock a tratti cupo, suonato da una band già di buon livello tecnico strumentale. La cupezza di alcune traccie del disco fanno sì, inoltre, che questo lavoro possa risultare in alcuni episodi non molto diretto e di facile presa sull’ascoltatore, ma il risultato complessivo lo si può giudicare convincente.  

In apertura troviamo “See Saw”, brano introdotto da un arpeggio morbido e rilassato che poi lascia spazio ad un riffing più deciso. Il drumming è dinamico ed efficace, in sintonia con un già riconoscibile lavoro al basso di Sheehan che tesse la linea di base del brano con pregevoli virtuosismi senza mai risultare troppo avanti rispetto alle chitarre. Proprio il lavoro di riffing qui riesce a conferire al tema fondamentale del pezzo quel tocco di maestosità che risulta gradevole ad ascolto ultimato. La successiva “Stop! In the name of love” è una cover delle “The Supremes” (n.d.a ricordate Diana Ross?), qui declinata secondo canoni hard rock. Se conoscete il brano, questa versione non potrà far altro che incuriosirvi. Si prosegue con “Most People”, brano dalla melodia di facile presa, dove il refrain gioca un ruolo di primo piano con cori bene impostati e un lavoro di batteria preciso e accattivante.
Un riffing vivace, sostenuto da un drumming dinamico ed efficace, dà il via a “She don’t know”. Degno di particolare nota è il lavoro chitarristico, brioso e stuzzicante, affiancato da un lavoro di basso decisamente fantasioso.
Con “Any ohter day” la band si cimenta in una ballad romantica dai toni malinconici. Ben costruito è l’arpeggio, che ne costruisce il tema fondamentale. Ispirate sono le vocals che si calano bene nell’atmosfera soffusa del pezzo. Cambia decisamente atmosfera “My little girl”, dove un  incisivo lavoro delle chitarre e del basso, costruiscono un solido tema portante del pezzo. Molto interessante è il momento in cui le ritmiche decelerano, lasciando spazio ad un assolo che compatta ulteriormente il sound del brano. Il groove del pezzo è classicamente rock’n’roll, ma il tutto viene impostato in maniera non scontata. 
“Thick head” è un brano particolare, molto incentrato sull’abilità di Sheehan di creare linee di basso originali e allo stesso tempo sulla sua capacità di essere elemento trascinatore della sezione ritmica. La song è infatti molto incentrata sul ritmo e il riffing non fa altro che assecondare questo modello di sviluppo del brano. Molto belli i passaggi solistici del bassista che, quasi  rincorrendosi con la chitarra, donano un certo dinamismo in più. L’atmosfera generale del pezzo, per i suoi toni generalmente bassi poi, dona alla song un suo fascino. Un riffing quasi martellante, sostenuto da un drumming puntuale, fa da base alla successiva “You”, track che quasi estremizza il discorso precedentemente intrapreso dal combo, portandolo a sfogare tutta la sua abilità tecnico strumentale lungo linee melodiche vagamente dissonanti. Anche in questo caso Sheehan fa la sua bella figura, sfoggiando a più riprese un’inventiva invidiabile al basso. La penultima song alterna fraseggi dalle armonie di più facile impatto a inasprimenti verso tematiche più capeggianti. Tocca all’assolo sviluppare la song lungo linee melodiche più aperte e accessibili. Chiude l’album la frizzante “Baby it sure looks great”, brano costruito su armonie vivaci, sostenute da un drumming leggermente cadenzato ma comunque efficace. Le vocals, come del resto nel resto del disco sono ben impostante, ma in questo brano sono graffianti al punto giusto donando alla song il giusto appeal.

Nella non breve discografia di Billy Sheehan, per concludere, forse questo capitolo non sarà ricordato come uno dei “fondamentali”, ma di sicuro è da considerarsi come un ottimo inizio di una fulgida carriera. Ascoltatelo e ve ne convincerete anche voi.  

Tracklist:

1. See Saw
2. Stop! In The Name Of Love (The Supremes cover)
3. Most People
4. She Don’t Know
5. Any Other Day
6. My Little Girl
7. Thick Head
8. You
9. Expert On Me
10. Baby It Sure Looks Great

Line Up:
Billy Sheehan (bass)
Dave Constantino (guitar)
Paul Varga (vocals / drums)

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