Recensione: The Choice

Di Alessandro Di Clemente - 11 Febbraio 2005 - 0:00
The Choice
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
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70

Giunti al quarto demo, gli Sleep of Thetis, provenienti da Milano, ci propongono sei brani datati 2002.
Raffinati e delicati, come nella migliore tradizione goth metal (e come tale utilizzano la doppia voce: femminile e maschile), filone al quale i Nostri si accodano ben volentieri.
Diverse sono le influenze che vanno ad aggiungersi alla matrice di base della band: un certo drum and bass, un hard rock quasi ottantiano, una vena modernista e, diciamolo, un pop a tratti folk americano.
Il risultato, di questo meltin’ pot così variegato, è più che soddisfacente, non sublime, ma davvero convincente.
La voglia di osare c’è ma, forse, è ancora acerbamente sfruttata e poco convinta.
I Nostri possiedono sia i mezzi che le idee,  potrebbero spingersi un po’ più in là, così da lasciar stupefatto l’ascoltatore, invece… le canzoni sono molto buone sì, ma si notano cadute di stile, parti ridondanti e superflue ed alcune scelte vocali non sono propriamente esaltanti.
“The Choice” (l’apripista, se fossimo in una discoteca rock) ha un incedere energico ed un ritornello vincente, molto ben fatta ed arrangiata.
“My Worst Enemy” è più lenta e malinconica, dominata da interessanti female vocals, con un semi-growl che fa da contraltare nel ritornello.
La delicata “Learning” mi ha ricordato quella perla dal titolo “Can’t Bee” ( Moonspell), forse per la ritmica dnb della batteria, ma, mentre la canzone dei portoghesi, dopo un incipit soffice, approda a un ritornello devastante, “The Learning” scivola in un refrain dal vago sapore “ligabue-iano” (e lo sarebbe davvero se venisse cantata dalla male voice).
“Roles” scorre via senza infamia e senza lode, non colpisce particolarmente, l’arrangiamento ed il songwriting risultano molto manieristici.
“Shelter”, al contrario, strizzando l’occhio ad un certo modernismo (effetti synth di sottofondo, chitarre a là Evanescence), coinvolge anche se è debitrice della lezione impartita dai Lacuna Coil: buoni sia gli intrecci vocali che la progressione che porta al ritornello. Ben studiati gli arrangiamenti (in particolar modo il break centrale arpeggiato che riconduce al ritornello).
Infine “The Other Choice #33” colpisce positivamente: riproposizione del brano di apertura, in chiave acustica. La resa supera quasi quella del brano originale, caricando di pathos l’intera composizione, rendendola più romantica e sofferta.
Concludendo, un discreto prodotto che, speriamo, porti fortuna al combo milanese.

Tracklist:
1. The Choice
2. My Worst Enemy
3. Learning
4. Roles
5. Shelter
6. The Other Choice #33

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Genere:
Anno: 2002
70