Recensione: The Devil’s Masquerade

Di Stefano Usardi - 11 Settembre 2025 - 10:00
The Devil’s Masquerade
Band: Helstar
Etichetta: Massacre Records
Genere: Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Quando si dice Helstar si parla di un certo tipo di musica. Il loro è uno US power metal della vecchia scuola: un metallo di quelli grossi, risoluti e feroci, con picchi speed e un’attitudine vorace e velenosa che avanza crudelmente tra una rasoiata e l’altra, senza curarsi di ciò che gli accade intorno. Inutile dire che il qui presente “The Devil’s Masquerade”, undicesimo sigillo del gruppo texano in uscita domani, non fa eccezione. Rispetto al precedente “Vampiro”, datato 2016, va notato un minutaggio ben più contenuto e una maggior linearità nelle composizioni, meno articolate e più votate ad un’immediatezza intensa e bellicosa. Il quintetto di Houston non ha tempo da perdere e decide di andare subito al sodo, sebbene la classe del combo abbia comunque occasione per mettersi in luce. Metallo massiccio e tenace, quello degli Helstar, illuminato dal lavoro di chitarre sempre in grande spolvero e di un basso minaccioso che si lega ad esse così bene, il tutto sostenuto da una batteria belligerante che dispensa fendenti senza soluzione di continuità. A completare l’opera il vocione al vetriolo del solito James Rivera, costante ciliegina sulla torta del demoniaco ensemble che, dall’alto delle sue 65 candeline, intona maligne melodie per ammantare questo “The Devil’s Masquerade” della sua aura mortifera ed abrasiva. Il signor Giacomo, a questo giro, sembra optare per un uso della voce meno ferino e più teatrale che in passato, finendo per infilarsi di tanto in tanto in qualche passaggio a mio avviso un po’ sghembo. Per fortuna, però, questo non inficia la resa di “The Devil’s Masquerade”, durante il cui ascolto il livello di minaccia percepita non scende mai sotto la soglia del “vieni qui che non ti faccio niente!” (cit.), anche quando il gruppo preferisce dedicarsi alla tessitura di atmosfere sulfuree e luciferine piuttosto che sfondare tutto a colpi di martello.

Dopo l’evitabilissima intro si parte agguerriti con la title track. “The Devil’s Masquerade” si distende su ritmi serrati e chitarre taglienti, dispensando una malignità belligerante screziata da sporadici attacchi più solenni, in cui mi è tuttavia sembrato di percepire una certa difficoltà vocale sui registri più bassi. Ad ogni modo il pezzo scorre bene, mantenendo un bel tiro nervoso e cedendo il passo a “Stygian Miracles”, che rimette tutto a posto procedendo lungo le stesse coordinate inframmezzando, però, qualche rallentamento maligno alle consuete chitarre tese. L’intromissione solenne che apre al solo nella seconda metà del pezzo si scioglie ben presto col ritorno all’aggressività che ci conduce a “Carcass for a King”. Qui i nostri rallentano per incedere con passo pesante, cupo e marziale, confezionando una marcia indomita e sanguigna che pian piano si ammanta di minacciosa maestà. Le chitarre di “The Staff of Truth” suonano la sveglia, dando il la ad un pezzo cafoncello e di facile presa che fa dell’immediatezza propulsiva dal retrogusto priestiano il suo punto forte, mentre “Seek Out Your Sins” torna a una certa malignità di fondo, e dispensa melodie sinistre sulla solita base di acciaio rovente dei nostri. La pausa canonica che apre all’assolo alleggerisce un po’ la portanza del pezzo, per poi tornare alla carica con un finale combattivo chiuso da una risata beffarda. L’attacco di “The Haunting Mirror” sembra predire il ritorno alle mazzate, scandite da una batteria veemente e chitarre implacabili. Il pezzo, in realtà, gioca con velocità e consistenze diverse, alternando melodie vocali disturbanti – soprattutto durante il ritornello – e una base rocciosa in cui si accavallano sanguigne accelerazioni e rallentamenti cupi. La chiusura sfuma nella successiva “The Black Wall”, in cui il gran lavoro delle chitarre e di un basso poderoso forgia un pezzo magmatico ed implacabile che elargisce martellate e schegge di follia in egual misura. È ora il turno di “Suerte de Muleta”, una strumentale dal piglio combattivo che sfodera, seppur sottotraccia, un certo fare spagnoleggiante nelle sue tessiture, donando al tutto un taglio vagamente esotico. Il compito di chiudere il sipario su “The Devil’s Masquerade” è affidato alle martellate di “I Am the Way”, in cui i nostri sparano gli ultimi botti chiamando al microfono una cospicua squadra di ospiti dello stato della Stella Solitaria (Robert Lowe, Jason McMaster, Travis Willis, George Call, Mike Soliz, Christopher Salinas, Drew Brown, Jeff Vandenburg). Il pezzo si distende su un ritmo insistito, su cui i nostri riversano una buona dose di energia e cattiveria dando vita ad un turbine tagliente e maligno, i cui cambi di atmosfera e le ripetute scudisciate tengono ben alto il tasso di adrenalina ponendo il sigillo su un lavoro che non potrà che rendere felici i fan del combo texano.

The Devil’s Masquerade” è un lavoro compatto, diretto ed intransigente, che tiene alto lo stendardo di casa Helstar grazie ad un piglio appassionato e una rinfrescante dose di malevolenza, e si candida a perfetto biglietto da visita per chi volesse addentrarsi nella musica del gruppo. Forse, per il momento, tra i loro ultimi lavori gli preferisco ancora “Vampiro”, ma tutto considerato direi che non c’è proprio di che lamentarsi.
Bentornati.

Ultimi album di Helstar

Band: Helstar
Genere: Heavy 
Anno: 2021
68
Band: Helstar
Genere: Thrash 
Anno: 2016
66
Band: Helstar
Genere:
Anno: 2014
73
Band: Helstar
Genere:
Anno: 2012
80
Band: Helstar
Genere:
Anno: 2010
82
Band: Helstar
Genere:
Anno: 2008
78
Band: Helstar
Genere:
Anno: 2007
83