Recensione: The Eternal Sleep

“The Eternal Sleep” è l’esordio discografico degli Impurity e fin dal primo impatto è chiaro che non siamo di fronte all’ennesimo gruppo che si aggrappa al marchio “old school” per vendere quattro riff stanchi. Qui c’è sangue vero, sudore e una passione viscerale per il death metal svedese più autentico, quello che ha scolpito il suo nome nella pietra negli anni d’oro della scena.
Gli Impurity non si limitano a suonare un genere: lo vivono, lo respirano e lo rigettano fuori in forma di puro assalto sonoro. Le chitarre sono inzuppate di quella distorsione a motosega corrosiva che negli anni ’90 ha reso immortale la scuola svedese, con un muro di suono compatto, ruvido e carico di cattiveria. I brani sono diretti, brutali, eppure attraversati da un sottile filo melodico che non addolcisce ma, al contrario, dona maggiore spessore e drammaticità all’impatto complessivo.
Non c’è alcuna volontà di lucidare gli spigoli: questo disco è un cazzotto in faccia, registrato e prodotto per suonare vivo (e dal vivo), sporco e incontrollabile. Qui la perfezione sta nell’imperfezione, nella capacità di far esplodere la musica senza filtri o compromessi. È devastante e sincero come un set di prova in uno scantinato umido, ma con la forza di un assalto frontale on-stage.
Particolarmente riusciti sono i passaggi death-doom, dove il ritmo si spezza e il suono si fa pesante come un macigno, generando un’atmosfera opprimente che avvolge l’ascoltatore come nebbia in un cimitero. Su tutto si erge il growl abissale di Ville Esbjörn, una voce che sembra emergere da una fossa appena scavata, capace di dare un ulteriore strato di brutalità a ogni singola nota e un parco riff da erezione fuori scala.
Qui citare i riferimenti non è un difetto, ma un atto dovuto: Dismember, Vomitory, Evocation, Demonical, Entombed. Gli Impurity non clonano, ma raccolgono quell’eredità e la riportano alla luce con rispetto e orgoglio, proiettandosi nel continuum di una scena che, oggi come trent’anni fa, resta tra le più vive, iconiche e mai realmente ‘fuori moda’ del panorama estremo.
La scelta di affidare il mastering a Dan Swanö (già alla consolle per band come Terrorizer, Skeletal Remains, Asphyx, Centinex, Unanimated, Fleshcrawl) è la mossa definitiva per suggellare questo tributo al death metal scandinavo: un timbro di garanzia, un sigillo di autenticità. “The Eternal Sleep” non è solo un debutto promettente: è un manifesto, un grido di battaglia che ricorda a tutti che il vero metal non è mai morto.
Se questa è solo la prima pietra, allora possiamo prepararci a una lunga e sanguinosa campagna: perché band come gli Impurity non solo mantengono viva la fiamma, ma la alimentano fino a farla divampare. Della serie… c’è ancora speranza. Per ora, solo bellezza!