Recensione: The Hunter

Di Andrea Bacigalupo - 22 Settembre 2020 - 8:30

… Meglio tardi che mai … gli Incursion sono nati in Florida nel 1982, hanno provato a farsi conoscere con una cassetta demo di tre pezzi nel 1985 e si sono sciolti l’anno dopo.

Questo è successo a tanti e continuerà a succedere.

Quello che è un po’ più insolito è che i tre quarti dei musicisti si siano ritrovati circa trentadue anni dopo e che abbiano riformato la band, chiamando a raccolta altri due elementi di completamento, per ripartire esattamente da dove si erano lasciati.

 

“Esattamente” perché ‘The Hunter’, loro debutto discografico, autoprodotto e reso disponibile dal 29 maggio 2020 in formato digitale, è un EP che raccoglie brani inediti tutti composti tra il 1982 ed il 1986 (non inclusi sulla prima demo).

I pezzi veri e propri sono quattro, racchiusi tra un’introduzione ed una conclusione, ed esprimono un Heavy Metal epico e guerriero che, pur se non tira a raggiungere i fasti gloriosi ai quali ci hanno abituato i Manowar ed i Virgin Steele, rimanendo più agganciato alle sonorità di fine anni ’70 ed inizio anni ’80, è bello marziale e granitico.

Niente di nuovo, dunque, ma fatto bene, essenziale, senza esaltazioni o pomposità inutili e sufficientemente dinamico per risultare più che interessante.

Warrior of Destruction’, ed il suo trascinante riff di Twin Guitar, le strofe incalzanti ed il refrain anthemico, ‘Guiding Faith’, potente, dall’incedere inarrestabile, ‘Fade to Black’, veloce quanto un fendente ed intensamente melodica nel refrain e, soprattutto, ‘Kingdom of the Dead’, energica, con la sua apertura cadenzata e la successiva ripetizione di strofe veloci alternate a linee di chitarra d’effetto, sono tutti brani che è giusto che siano stati tirati fuori dal cassetto. Sarebbe stato veramente un peccato non conoscerli.

Per cui gradito ritorno quello degli Incursion. Ora speriamo che si spingano un po’ oltre ed attendiamo l’album vero e proprio. Avanti così.

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