Recensione: The One

Di Carlo Passa - 8 Agosto 2020 - 10:29
The One
Band: Arctic Rain
Etichetta: Frontiers Music
Genere: AOR 
Anno: 2020
Nazione:
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77

Pete Alpenborg ha un curriculum di tutto rispetto. Autore per band come Revolution Saints, House Of Lords e Lovekillers (quelli di Tony Harnell), oltre che produttore di Craving, album solista di James Christian (2018), ha ora deciso di mettere in piedi un gruppo tutto suo, che ovviamente ricalca lo stile che lo svedese ha dimostrato di ben padroneggiare sia al pentagramma che dietro un mixer. Insomma, ottimo melodic hard rock tastieroso, con notevoli accenti AOR.
Se, nel presentare la band, il chitarrista Magnus Berglund cita influenze anche troppo varie (Whitesnake, Mr Big, Foreigner, Talisman, Def Leppard, Toto, Treat, Dokken, White Lion, Journey), che non trovano sempre riscontro nei solchi digitali di The One, va detto che il disco assomma bene il gotha del genere, rivelando soprattutto una scrittura matura ed esperta, forse a discapito del dinamismo complessivo, un poco frenato dall’eccessiva limatura in fase sia di registazione che di produzione.
A dirla tutta, tra i tanti grandi nomi evocati da Berglund mancano quei Fair Warning che, in vero, sembrano uno dei maggiori riferimenti stilistici degli Arctic Rain, così come non compaiono i conterranei H.E.A.T., i cui primi dischi sono vicini non poco a The One.
Ciò detto, avrete capito in pieno cosa attendervi da queste undici canzoni: melodie semplici ma piacevoli, arrangiamenti perfetti, suoni cristallini, una voce acuta ma di sostanza e assoli mai sopra le righe. Tutto ben fatto, sebbene prevedibile.
Tra i momenti migliori di The One ci sono la opener Love Of My Life (sarebbe stato un singolone negli anni d’oro del genere), Friends (e qui i TNT non si possono non evocare), Lift Me Up (che richiama addirittura l’esordio, strepitoso, dei Bon Jovi) e Madeleine (fossilizzata nel 1990). Ma tutto The One si assesta su livelli alti e se qui cito Free My Mind è solo perché la power ballad pomposa rappresenta un genere a sè, che merita di essere segnalato al rocker che s’informa sulle nuove uscite del genere.
Ascoltate gli Arctic Rain senza indugio. Sono bravi e quest’estate vi aiuteranno a sentire un po’ meno la mancanza dello Sweden Rock, sulle cui assi ci auguriamo di vederli presto.

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