Recensione: Thrashing Death Squad

Di Roberto Castellucci - 10 Ottobre 2021 - 8:30
Thrashing Death Squad
Band: AA.VV.
Etichetta: Black Sunset
Genere: Death  Thrash 
Anno: 07052021
Nazione:
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69

Gli split album sono prodotti musicali decisamente particolari. L’appassionato li apprezza perché sa di avere tra le mani dischi molto succulenti: presentando contemporaneamente canzoni di due o più gruppi soddisfano i bisogni consumistici di cui, volenti o nolenti, siamo tutti intrisi…volete mettere il piacere di aver agguantato due album al prezzo di uno? Chi deve analizzare e commentare queste opere, poi, sa che il lavoro sarà sicuramente interessante, sia nel caso in cui le bands rappresentate nel disco siano conosciute, sia nel caso in cui, come per me in quest’occasione, non se ne sia mai sentito parlare. Cosa ben strana, oltretutto, se non altro per quanto riguarda i Darkfall, combo austriaco di Graz che, stando alle informazioni reperibili in rete, risulta essere attivo dal 1995. In più di 25 anni di carriera i Darkfall si sono lasciati alle spalle una discografia di 8 pubblicazioni, tra le quali un paio di full-length: “Road to Redemption” del 2013 e “At The End of Times”, datato 2017 e ultima fatica del gruppo fino ad oggi. Con i Mortal Strike invece mi sento un po’ meno in difetto; austriaci anche loro, viennesi per la precisione, mostrano un curriculum piuttosto esiguo: il primo demo risale al 2011, mentre il primo e unico album completo, “For The Loud And The Aggressive”, ha visto la luce nel 2014 ponendo temporaneamente fine alla loro produzione artistica. Per entrambe le bands quindi “Thrashing Death Squad” rappresenta un ritorno sugli scaffali dopo qualche anno di assenza: i due gruppi austriaci sfornano per l’occasione due inediti e due cover selezionate con originalità. La prima cover, suonata dai Darkfall, è un brano dei Mortal Strike, per esattezza la title-track del loro demo del 2011 “Here Comes The Tank”, ripresa successivamente anche nel loro primo e unico album. Allo stesso modo, la prima delle due cover affidata ai Mortal Strike è un brano dei Darkfall: “Rise To Dominate”, ottava traccia dell’album “Road to Redemption”. La curiosità, che a questo punto è stata solleticata a sufficienza, impone di proseguire con l’analisi del disco seguendo l’ordine della tracklist. Si parte dai Darkfall:

DARKFALL

Il titolo dello split album oggetto di questa recensione mette sul piatto due riferimenti espliciti: Thrash e Death. I Darkfall, le cui canzoni danno il ‘la’ al disco, si sobbarcano l’onere di giustificare il riferimento al Death Metal, seppure con le dovute cautele. Con l’ascolto dei precedenti “Road to Redemption” e “At The End of Times”, infatti, ci troviamo di fronte a un gruppo dai meccanismi ben oliati, capace di erigere su solide fondamenta Thrash un’architettura sonora che pesca a piene mani dalle tradizioni Heavy e Death melodico; nonostante ciò, a onor del vero, i Darkfall riescono a non risultare mai banali nè derivativi. Lo stesso vale per i due inediti presentati in “Thrashing Death Squad”, che segnano però un cambio di passo limitando le suggestioni Thrash e melodeath; i brani si orientano verso un Death Metal di stampo più classico, spostando talvolta il piede dall’acceleratore per lasciare spazio a sonorità pesanti e piuttosto tenebrose. Soprattutto nella prima traccia, “Tides of War”, i Darkfall prediligono ritmi cadenzati pur non disdegnando qualche sporadico aumento dei BPM, coronando il tutto con riff e arpeggi di chitarra così funerei da fermarsi a pochi passi di distanza dal Doom. La velocità di esecuzione aumenta con le parti in blast beat e le accelerazioni della successiva “The Gates Are Open”, traccia tirata e aggressiva che fa da preludio alla prima cover: come già anticipato, si tratta di “Here Comes The Tank”, canzone dei Mortal Strike estratta dal loro primo demo. I Darkfall scelgono dal repertorio dei compatrioti un brano capace di adattarsi al loro stile: la canzone, un solido mid-tempo dalla struttura abbastanza regolare, tiene sotto controllo i BPM e si situa a metà strada tra Heavy e Thrash, prestandosi con facilità ad un’interpretazione in salsa Death Metal. Fin qui tutto bene, ma giunge ora il momento di porre l’accento sulla nota dolente di “Thrashing Death Squad”: la seconda cover data in pasto ai Darkfall. Più che di una cover dovremmo parlare di un medley, costruito unendo “Warriors Of The World United” e “Hail And Kill” dei Manowar in un’unica traccia: “Hail To The Warriors”. Il cantante, grazie al suo scream incisivo e graffiante, fa un buon lavoro nei brani precedenti risultando però inadatto ad interpretare la notevole ugola di Eric Adams, noto frontman dei nostri amatissimi barbari statunitensi. Immaginate le due succitate canzoni dei Manowar leggermente accelerate e cantate da Marcus Bischoff degli Heaven Shall Burn: quale risultato ci si può aspettare? L’omaggio ai Manowar è un’idea che, pur essendo apprezzabile, offre un esito quantomeno dubbio: bisogna trattare con i guanti certi (capo)lavori e in questo caso il tentativo lascia a desiderare. Il maldestro tributo si trascina faticosamente per quasi 8 minuti, rischiando di sminuire quanto di buono è stato fatto dai Darkfall nelle tre canzoni precedenti. Passiamo ora ai Mortal Strike, sperando che siano in grado di farci riprendere dallo shock

 

MORTAL STRIKE

La seconda parte di “Thrashing Death Squad”, commissionata ai Mortal Strike, comincia col piede giusto: “A Storm Will Overcome” inizia in maniera solenne, procede con un mid-tempo spaccaossa per poi evolversi, sempre per dirla in maniera tecnica e professionale, in un classica sfuriata slayeriana sparata a mille. La canzone decolla piacevolmente fin dalle prime note, aiutata dal cantante che, avvicinandosi parecchio a Max Cavalera, riporta alla memoria i bei momenti passati ad ascoltare le cannonate sonore dei Soulfly di “Prophecy”. Non che i Mortal Strike siano da meno; i colpi d’artiglieria pesante proseguono senza pietà con “P. T. S. D.”,  traccia caratterizzata da una struttura pressochè simile a quella del brano precedente: si passa da tempi più cadenzati a tesissimi inserti in up-tempo che dal vivo promettono di far faville. I Nostri, anche con questo secondo inedito, dimostrano chiaramente di possedere una certa maestria nello scrivere canzoni fracassone e divertenti. Non a caso la prima cover, “Rise to Dominate” dei Darkfall, calza a pennello con quanto fatto dai Mortal Strike finora: il brano è stato estratto dall’album “Road to Redemption”, in linea di massima il più thrash-oriented dei due full-length dati alle stampe dai Darkfall. Il risultato, oltre a rendere pienamente giustizia all’originale, contribuisce a mostrarci il lato più tradizionalmente Thrash dei Darkfall, aspetto che sarebbe rimasto in secondo piano se ci fossimo fermati ai due cupi e pesanti inediti raccolti in “Thrashing Death Squad”. La differenza tra i due gruppi è sostanzialmente questa: là dove i Darkfall indulgono in atmosfere fosche e oppressive, i Mortal Strike rispondono con brani vivaci e battaglieri, fatti apposta per innescare un pogo selvaggio ai piedi del palco e dal quale ci si deve necessariamente riprendere con un bel boccale di birra…e infatti, eccoci arrivati all’ultimo brano di “Thrashing Death Squad”: la cover dell’indiavolata “Freibier” dei Tankard, canzone pescata dal mitico “Stone Cold Sober” del 1992. La birra gratis (in tedesco freibier, per l’appunto) offerta dai Tankard chiude in bellezza il disco scoprendo definitivamente il fianco più ‘caciarone’ dei Mortal Strike, una band sicuramente da tenere sotto stretta sorveglianza nel caso in cui si lanciasse in un ipotetico 2022 post-Covid Tour.

 

In conclusione, “Thrashing Death Squad” è un lavoro che non mancherà di dividere la platea di coloro che vorranno ascoltarlo: la qualità piuttosto alta degli inediti, soprattutto quelli dei Mortal Strike, si scontra con l’esiguo minutaggio del disco e con la decisione di proporre una quantità di cover pari al 50% dell’intera tracklist, senza contare che il brano più corposo è proprio il deludente medley dei Manowar. Le premesse giuste ci sono tutte, l’attitudine e l’esperienza non mancano in nessuna delle bands coinvolte; aspettiamo con ansia nuovo materiale da parte di entrambe le formazioni, sperando di non dover attendere altri lunghi anni. Buon ascolto a tutti!

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