Recensione: Time, It’s Time

Di Luca Montini - 15 Ottobre 2013 - 1:20
Time, It’s Time
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Anno: 2013
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75

Debutta con questa demo dal titolo “Time, it’s Time” il giovane artista, polistrumentista e compositore siciliano Francesco Sammartano. Battezzato al mondo degli studi musicali classici come clarinettista, all’età di diciotto anni si imbatte artisticamente in “I’ll see the Light Tonight”; viene così folgorato dal talento e dall’estro del maestro Yngwie  Malmsteen, tanto da decidere di seguire le sue orme e studiare la chitarra elettrica, combinando musica classica e power metal. Laddove tuttavia la produzione contemporanea del guitar hero svedese si è ormai appiattita sull’autocitazionismo e sull’esaltazione parossistica di sé (basti pensare all’ultimo “Spellbound”) il compositore italiano può vantare una proposta fresca e di grande impatto, complice ovviamente la sua formazione classica ed un notevole talento naturale sul pentagramma.
Dopo varie vicissitudini ed una non facile ricerca dei membri per un progetto tanto ambizioso, la lineup è ultimata in seguito all’incontro con Riccardo Barbiera, batterista degli Inner Quest, e grazie all’aiuto del celebre violinista Mirko La Porta. La demo viene registrata nel 2010 ai Rinoscky Records di Trapani, mixata e successivamente prodotta dallo stesso Francesco Sammartano. L’artwork è opera del trapanese Maurizio Schifano.
Il lavoro in analisi consta di quattro tracce dal minutaggio consistente, ricche e barocche negli arrangiamenti e dai testi abbastanza curati. Il sipario si apre ed ecco salire sul palcoscenico la gloriosa titletrack “Time it’s time”, il brano iconico del platter, con un riff diretto ed immediato, orchestrazioni curate ed un ritornello decisamente power che ti entra in testa al primo ascolto, anche grazie all’ottimo lavoro di Fabio Sparacello al microfono in versione Michael Kiske. Particolare l’attacco del solo di chitarra dopo un breve stacco. In questo brano e nel successivo “A Way to Follow” possiamo apprezzare anche il già citato Mirko La Porta al violino. Intro orchestrale maestosa che apre questo secondo brano e blast off delle chitarre e drumming di Riccardo Barbiera, pezzo che in una perfetta alchimia di classico e moderno alterna power metal ad intermezzi epici e con un lungo ed imponente assolo neoclassico.
Avvicendamento al microfono con la voce di Alessandro Flores che ci accompagna in “Not For Glory”: anche qui da ascoltare su due livelli, dalla ritmica scandita dalla doppia cassa quadrata e granitica al convincente sottofondo orchestrale.
Rallenta il tempo con la struggente strumentale “Tears and Memories”, pezzo di chiusura col quale l’autore riconferma le sue eccellenti doti di composizione. Un brano composto da continui clmax ascendenti e discendenti di orchestrazioni, dal pianoforte all’organo (passando per la chitarra elettrica, ovviamente) verso un empireo barocco e malinconico, un brano di quelli da ascoltare accompagnati dal ticchettio della pioggia alla finestra.
Non credo che si potesse fare molto di meglio per un debutto: l’offerta propone tanta buona musica di qualità composta con gusto ed originalità. Ad essere particolarmente pignoli andrebbe segnalata qualche piccola imprecisione nel missaggio e nell’equalizzazione, del resto tipica nelle demo, come la voce che spesso viene soffocata dalla chitarra ritmica impegnata in riffing poderosi o dalle orchestrazioni nei chorus. Particolari che in ogni caso vengono sovente superati quando la demo matura e si fa album.
“Time, it’s Time” è un lavoro studiato e sudato sul pentagramma, composto da un talento italiano capace di offrire grandi soddisfazioni all’ascolto; una piccola opera che suscita grande curiosità per il futuro artistico di Francesco, al quale auguriamo vivamente di continuare a comporre, sperando di incontrarci piacevolmente di nuovo su queste pagine con un nuovo lavoro.

“Wind, my wings you’ll guide
So very far because I have a way to follow!”

Luca “Montsteen” Montini

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