Recensione: Time To Impact
Un po’ di AOR classico ed alla vecchia maniera. Come si usava ascoltare negli anni ottanta nei grandi album di Giant, Bad English e Survivor.
Un marchio di fabbrica che, causa evoluzione della specie, si è un po’ perduto, rimanendo confinato entro un orizzonte temporale diventato ormai remoto.
Anche il rock melodico, in effetti, ha cambiato pelle, aprendosi a contaminazioni e sonorità più contemporanee.
Una radice comune, ma suoni modernizzati.
Ai newcomer Backlash invece, l’evoluzione non interessa più di tanto. Il loro modo di suonare AOR è proprio quello: anni ottanta a tutto bordone con riferimenti a pioggia proprio ai numi tutelari citanti poc’anzi. Del resto i tre membri responsabili del progetto, sono veterani di lungo corso e, pur essendo italiani, dimostrano di aver vissuto con lo spirito piantato perennemente in quell’epoca dorata dal respiro tipicamente yankee.
Il chitarrista e fondatore Andrea Frighi, assime al frontman Massimo Ordine (ex Perfect View), ed al bassista Angelo Franchini (ex Crying Steel) cercano nel loro album di debutto “Time to Impact” di offrire un credibile omaggio ed una valida rappresentazione di un immaginario musicale che il tempo ha un po’ sbiadito nelle memorie. Ma è, per chi ha avuto la fortuna di frequentarlo, uno dei momenti più godibili del rock degli ultimi decenni.
Con un songwriting molto focalizzato sugli obiettivi, i risultati si rivelano interessanti. Effetto nostalgia evidente con uno stile vintage che non bada molto ad eventuali ripercussioni in termini di deja-vu. Che le influenze siano più o meno evidenti, poco importa: le canzoni molto spesso offrono una rivisitazione più che dignitosa dell’AOR a stelle strisce di quarant’anni fa.
E a noi tanto basta per farcelo piacere. Anche perché i motivi di soddisfazione sono almeno un paio, ben definiti.
Una prestazione dei singoli alquanto solida e centrata. Ed alcuni brani che effettivamente riescono a rievocare atmosfere e sensazioni certamente vintage. Ma terribilmente fascinose e belle da scoprire.
Soprattutto se prodotte in modo da piacere con facilità disarmante.
I nostri pezzi preferiti sono decisamente quelli ad ampio respiro come “No Shelter from the Blues” e “Mirrosplay”. Non male anche “Cold Case of Rock’n’Roll“, con la comparsata di Lee Small in duetto con Ordine.
Certo è che, quel palese richiamo ai Giant di “Time to Burn” che scalpita su “All on the Line” ed i riferimenti ai Bad English di “Doing Time“, offrono un taglio più frizzante ad un disco che proprio sulle fondamenta di riferimenti illustri costruisce i propri motivi di interesse.
L’originalità, per essere concreti, non è valuta presente nel patrimonio dei Backlash. Il loro esordio è un album che, già dal titolo offre smaccate assonanze con il fondamentale capolavoro dei Giant uscito nel 1992. E non risparmia poi, espliciti riferimenti musicali a loro ed ai massimi giganti del settore i cui nomi abbiamo già ricordato più volte.
“Time to Impact” è, ad ogni modo, un disco piacevole e piuttosto ben scritto. Soprattutto, pensato e costruito con evidente passione da chi ha nel cuore, da sempre, un certo tipo di sonorità.
E non si fa grossi problemi a renderlo manifesto senza troppe pretese ad appesantirne il taglio spensierato e volutamente fuori moda.
