Recensione: Transcendence

Di ManOwaR84 - 24 Ottobre 2003 - 0:00
Transcendence
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
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90

Dopo l’incredibile successo del primo album targato 1986, i Crimson Glory ritornano a calcare le nelle scene dell’Hard Rock con un nuovo album dal titolo Transcendence uscito esattamente nel 1989. Con questo album è bene sottolineare che i CG, oltre a raggiungere il proprio apice compositivo e musicale, sfornano un prodotto di elevatissima qualità, un disco senza dubbio di prima scelta, registrato alla perfezione e ispirato in ogni singolo secondo. La formazione ci propone la inafferrabile e tagliente voce di Midnight accompagnato da Jon Drenning e Ben Jackson alle chitarre, da Jeff Lords al basso e infine da Dana Burnell alla batteria. Una formazione così risulterà vincente sotto tutti i punti di vista, paragonabile soltanto alla formazione degli Skid Row di Slave to the Grind. E proprio come gli Skid Row che involontariamente la storia dei CG si assomiglia: infatti l’album successivo, Strange and Beautiful risulterà completamente diverso dai due lavori precendenti, un cambio di strada alla ricerca di una sperimentazione, una evoluzione che farà perdere parecchi fans ai CG e che porterà alla dipartita del singer Midnight e che porterà un silenzio musicale lungo 9 anni fino all’uscita di Astronomica datato 1999 accompagnato dal nuovo singer Wade Black e da una risposta fredda da parte dei fans.

Ma passiamo alla descrizione delle 10 traccie del CD in questione.Inserito il disco nel lettore si viene subito investiti dal bellissimo riff di Lady of Winter, prima canzone della lista. Subito in evidenza la voce di Midnight, che con una teatralità e una forza spaventosa ci accompagna in un ritornello mai scontato e in un centrale da stop and go. La successiva è la devastante Red Sharks, una delle canzoni più pesanti dell’album dotata di un ritmo stravolgente, da un lavoro da parte dei chitarristi più che ottimo e nel finale da una valanga di acuti del genere “inarrivabili” che solo la voce di Midnight poteva partorire. Ma fare acuti altissimi non bastano per delineare un capolavoro, Midnight lo sa bene, il gruppo lo sa bene. Ed ecco la terza traccia, molto probabilmente la punta di diamante del disco, ovvero Painted Skies un vero lavoro di drammaticità, di teatralità. Qui Midnight dimostra di non essere uno di quei cantanti che sa fare acuti e basta ma di sapere tirare fuori a chi ascolta la canzone ogni sentimento, dote che veramente pochi cantanti sanno e posso sfoggiare. Dopo di ciò si passa ad una canzone che scaraventa letteralmente l’ascoltatore al muro: Masque Of The Red Death; la traccia è una delle più avvolgenti, il lavoro dietro le pelli di Burnell è senza sbavature come gli intrecci chitarre-voce che donano una stupenda melodia senza perdere nulla in fatto di potenza. La canzone successiva, In a dark Place, è qualcosa di inimmaginabile, di imparagonabile, qualcosa che una persona normale non si può aspettare da una canzone, dove la voce di Midnight inizia con la calma e la cattiveria portando l’ascoltatore in una terra desolata e oscura senza via di salvezza fino a renderlo schiavo delle proprie emozioni. Where Dragons Rules è una traccia dal sapore epico, che non lascia l’opportunità all’ascoltatore di distrarsi, che si fa ascoltare tutto in un fiato. E poteva mai mancare la tanto osannata ballad? Lonely è più di una ballad è una gemma di sentimenti, che racchiude nel suo interno un ritmo che nel crescere diventa un autentico tunnel di sogni . Le chitarre sono una mano che accarezza il viso, il ritmo basso-batteria crea un atmosfera inverosimile e la melodia vocale è come una culla su cui addormentarsi con il proprio amore. Tocca poi a Burning Bridges, che inizia con uno splendido arpeggio di chitarra che accompagnata dalla incantevole voce di Midnight si apre in un’esplosione di cori seguiti da un ritmo incalzante e mai fastidioso, come si volesse dare un omaggio nella struttura della canzone agli indimenticabili e intramontabili Queen. In successione ecco dalle risuonare delle casse dello stereo Eternal World: neanche qui Midnight si risparmia e si permette di sfoggiare ancora una volta una delle estensioni vocali più assurde del mondo musicale, senza mai stancare finendo in una esplosione di potenza accompagnato da un duo batteria-basso più azzeccato che mai. Ed infine arriviamo all’ultima canzone dell’album, la title-track, ovvero Transcendence, che riprende molto chiaramente da Lost Reflection,canzone del primo album, ritrovando un Midnight narratore che su un arpeggio di chitarra più azzeccato che mai chiude il disco nell’oscurità e nell’mistero più assoluto.
Ai giorni nostri i Crimson Glory non hanno più prodotto altri dischi, a parte il gia citato Astronomica ma che non ha riscosso molto successo. Però è stato detto in questi ultimi mesi da parte del chitarrista Ben Jackson che ci sarebbe una gran voglia di ritornare alla formazione dei CG originale, dandoci allora la speranza di avere in futuro tra le mani un disco del livello di Transcendence, che sia nella composizione, nelle liriche, nella musica e nella registrazione lo rendono un vero e autentico masterpiece.

TRACKLIST
01 : Lady Of Winter
02 : Red Sharks
03 : Painted Skies
04 : Masque Of The Red Death
05 : In Dark Places
06 : Where Dragons Rule
07 : Lonely
08 : Burning Bridges
09 : Eternal World
010 : Transcendence

LINEUP
Midnight: Vocals
Jon Drenning: Lead Guitar
Ben Jackson: Rhythm Guitar
Jeff Lords: Bass Guitar
Dana Burnell: Drums

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