Recensione: Treasury Of The True Dharma Eye (正法眼藏)

Di Elisa Tonini - 28 Novembre 2022 - 8:30

Tra varie tematiche e suggestioni presenti nel metal, a volte ci sono le benedizioni (come in “Áldás” degli ungheresi Dalriada) ed in altre il risveglio spirituale e la pace. In questo senso, tale obbiettivo si trova nei taiwanesi Dharma (達摩樂隊), band che integra mantra e sutra buddisti in una base perlopiù death metal . Dopo l’EP di esordio “BHAISAJYAGURU“, quest’anno è uscito il full-length “Treasury Of The True Dharma Eye (正法眼藏)”. L’opera si compone di dieci brani, di cui tre sono tratti dal precedente EP.

Una fugace introduzione sul buddismo e la genesi dell’opera

In fatto di buddismo i Nostri presentano un’affinità con i cinesi Bliss-Illusion , ma rispetto a quest’ultimi i Dharma pongono in tale credo una spiccata enfasi. Per dire, durante tutto il processo creativo, sono stati rispettati i principi di base di tale dottrina, con la benedizione di un maestro insegnante buddista locale (Master Song, di Taipei). Tutti i membri della band si sono inoltre rifugiati nei Tre Gioielli. Insomma, a quanto pare ci credono.

La recensione dell’album “Treasury Of The True Dharma Eye (正法眼藏)”

“Treasury Of The True Dharma Eye” propone quindi potenti brani di stampo death metal melodico aggiungendo sfuriate brutal, black, sensazioni depressive e fugaci incontri sperimentali. A queste sonorità si fondono i precedentemente citati mantra e sutra buddisti, di cui la maggior parte delle liriche sono cantate ed urlate nell’originale sanscrito, mentre altre in un mix di cinese mandarino. Ai testi si aggiungono inoltre suggestioni tratte dal folk rituale e mistico e cori in proporzione variabile, sia maschili che femminili. Quest’ultimi sono avvolti certamente da un grande fascino e vigore ma in diversi frangenti paiono vicinissimi a quelli vichinghi/nord-europei.

Seppur a livello di songwriting  ci siano alcune incertezze dal sapore un po’ troppo canonico, il disco presenta intenzioni molto ambiziose. I Dharma mirano a distinguersi attraverso una furia rigorosa e vincente contro sventure ed ostacoli. Si tratta di energie molto emotive eppure gelide, oscure ma travolte dall’epica luce dell’Illuminazione. Tali caratteristiche sono consolidate al meglio in “BHAISAJYAGURU” ed “Auspicious Mantra for Eradicating Misfortune”.

La prima è un trionfo liberatorio, una hit luminosa ma complessa di cui potrebbero essere gelosi in molti.  La seconda presenta invece una brutalità ragionata ma estremamente avvincente nelle ritmiche.

D’atro canto “Mantra to Untie Karmic Knots”e “Amitabha Pure Land Rebirth Dharani” si distinguono con sonorità acustiche, sinfoniche, avantgarde e dungeon synth. Rimane comunque il loro abrasivo carattere metal. In particolare è “Amitabha Pure Land Rebirth Dharani” il pezzo più interessante tra le due, un affascinante tripudio di percussioni ed elementi folk sacri, più abbondanti rispetto al resto dell’opera.

Quanto ai rimanenti pezzi abbiamo pressappoco una qualità onesta ( specie “Guanyin Vikurvana Dharani”), altre con idee molto buone ma globalmente migliorabili. Certamente “Cundi Dharani” è il punto debole del lotto, più che altro a causa di deviazioni industrial troppo Rammstein.

Conclusione

Con “Treasury Of The True Dharma Eye” i Dharma ci propongono un album complessivamente molto carino e molto valido nelle idee di fondo, nonché suonato a dovere. C’è da lavorare un po’ nel songwriting, magari integrando maggiormente gli elementi buddisti per creare più diversità tuttavia le potenzialità per migliorare ci sono tutte. La produzione è consona al tipo di sound proposto. I Nostri possono essere accostati ai cinesi Bliss-Illusion ma ancora di più – seppur diversi culturalmente – ai Batushka di “Litourgiya“. L’album dei taiwanesi è degno di ascolto per i fan del folk metal e per gli ascoltatori di metal estremo più aperti.

Elisa “SoulMysteries” Tonini

P.s. al tempo della stesura della presente recensione è uscito il secondo album Three Thousand Realms in a Single Thought Moment 一念三千 | Dharma (bandcamp.com). Ne consegue che quest’ultimo non è stato menzionato e contestualizzato.

 

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