Recensione: TYR

Di Giulio Caputi - 25 Gennaio 2004 - 0:00
TYR
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
88

La recensione di questo album comporta diverse riflessioni a riguardo. Senza ombra di dubbio, la popolarità dei Black Sabbath agli inizi degli anni 90 non era sicuramente agli stessi livelli di quando nella band inglese militavano due mostri sacri come Ozzy Osbourne e Ronnie James Dio, così quando uscì “TYR” , nonostante i Sabbath erano già stati autori di due superbe prove come “The eternal idol” e “Headless cross”, l’accoglienza riservata dalla stampa e dai fans fu abbastanza tiepidina. In particolare i media snobbarono completamente l’uscita di questo disco, ricordo in particolare due o tre trafiletti di recensioni comparsi sulla stampa specializzata e niente più. Alla lunga invece i fans cominciarono ad apprezzare “TYR” vedendo in esso un nuovo “Heaven and hell” con un Tony Martin dal grande feeling (soprattutto nei successivi tour dal vivo) e degno singer del gruppo inglese. Abbiamo sempre accostato la grandezza dei Black Sabbath al periodo 70/82, ma se ci fate caso la qualità compositiva degli album non è mai venuta meno, ed il merito di questo va al genio indiscusso di Tony Iommi (membro perenne della band). Esempio lampante sono i quattro riuscitissimi album che vedono Tony Martin alla voce e fra questi “TYR” risulta essere il più epico, le tematiche infatti ci appaiono meno oscure e sono quasi tutte rivolte alla mitologia scandinava. La line up vedeva poi la presenza di due ottimi musicisti come Cozy Powell (R.I.P) alla batteria e Neil Murray al basso.
Impressionante per coinvolgimento emotivo è l’apertura di “Anno Mundi”, con un intro di chitarra ed un cantato in latino che ci portano dritti dritti ad immaginare antiche navi vichinghe mentre solcano i scuri mari del nord tra la nebbie più fitte. La canzone poi si snoda in un possente hard rock dal refrain davvero magico, a mio modo di vedere uno dei pezzi migliori dell’album. La seconda “The law maker” è una song veloce contraddistinta dall’ottimo lavoro di Cozy Powell sulla cassa che da solo conferisce un tocco di originalità alla canzone. Con “Jerusalem” si respira di nuovo una certa atmosfera epica cara ai lavori dei Sabbath con Dio, inoltre il giro di chitarra ricorda lontanamente “Egypt” da “The last in Line”(lavoro solista di Dio”) ed in parte “Babylon” da “long live rock’n’roll”(dei Raimbow), comunque un ottima traccia che non sfigura con le precedenti soprattutto per merito della prova di Tony Martin. Ma è con la terza “The sabbath stones” che tocchiamo l’apice qualitativo dell’album, un pezzo simile nella struttura a “When death calls” presente sul precedente “Headless cross”, e cioè all’inizio ritmo cadenzato da splendidi heavy riffs, che poi si risolvono nella classica cavalcata finale mozzafiato. In questa canzone c’è tutta l’essenza che il disco ci vuole trasmettere e cioè: epicità, maestosità e grandezza. Stesso discorso vale per il trittico: “The battle of Tyr”; “Odin’s court”, “Valhalla”, che poi non sono che un ‘unica canzone divisa in tre parti, anche qui ci troviamo di fronte ad uno splendido esempio di epic-hard rock, magistralmente interpretato dai quattro musicisti britannici. La parte finale dell’album vede la presenza di un lento: “Feels good to me”, tra l’altro ne uscì anche un singolo/video che sia come tematiche che come stile, con il resto dell’album ci stà un po’ “come i cavoli a merenda”.; secondo me è il punto debole del lavoro. Conclude degnamente “Heaven in black” un’altro bell’esempio di hard’n’blues veloce e diretto, con un refrain davvero trascinante. Non possiamo quindi che sentirci soddisfatti di fronte a questo grande “full lenght” del ’90, sicuramente troppo sottovalutato ed uscito in un periodo in cui il metal doveva fare i conti con l’astro nascente del “grunge” americano, ma proprio per questo motivo, (scrollandoci di dosso quei paraocchi che ci hanno sempre fatto vedere i “veri” Black Sabbath sempre e solo come quelli con Ozzy Osbourne alla voce) all’epoca in cui uscì, “Tyr” rappresentò un vero e proprio baluardo per l’ hard-metal più incontaminato e sincero, ed un’altra importante pagina di storia metallica scritta dai Black Sabbath.
Line up:

  1. Tony Iommi – Lead Guitar
  2. Tony Martin – Vocals
  3. Neil Murray – Bass
  4. Cozy Powell – Drums
  5. Geoff Nicholls – Keyboards

Ultimi album di Black Sabbath

13 13
13
Genere: Heavy 
Anno: 2013
70
Genere:
Anno: 1986
80
Genere:
Anno: 1982
85
Genere:
Anno: 1987
77
Genere:
Anno: 1994
86