Recensione: V

Il vocalist Nathan James è il mastermind degli Inglorious, una delle più rispettate formazioni di “new classic (hard) rock” degli ultimi tempi. E’ proprio la sua voce a costituire il vero e proprio marchio di fabbrica nonché il rilevante valore artistico del monicker, con i suoi richiami ai vocalist più gloriosi dell’hard rock (ma non senza aspetti più moderni, anzi).
Nathan, che ha prestato la sua ugola anche a gente e a progetti del calibro di Uli Jon Roth, della Trans-Siberian Orchestra, e della versione in musical di The War Of The Worlds a cura di Jeff Wayne, torna ora a deliziare i fans – dopo un periodo di pausa dagli Inglorious – con il nuovo full-length dal titolo semplicemente “V”.
Tra i suoi “gregari” torna, dopo una fase di assenza, il bassista e polistrumentista Colin Parkinson, che produce anche l’album, mentre alla batteria troviamo ora Henry Rogers (Touchstone, Mostly Autumn) ed alla chitarra Richard Shaw (Cradle Of Filth).
Il risultato è ancora una volta un’opera godibilissima, con la voce sempre protagonista e sempre al centro di un crogiuolo di suoni hard, groovy e, stavolta anche più francamente inclini all’heavy.
Impressionano ed entusiasmano qui soprattutto brani come Devil Inside (trascinante, minaccioso, trafiggente e dal gran tiro hard rock ma non privo di melodia), Say What You Wanna Say (più solare e class della precedente, ma altrettanto avvincente), e Believe (la quale fornisce un poco di tregua, disegnandosi come una power ballad intensa con voce degna dei migliori vocalist di ottantiana memoria e dagli sviluppi epici che vedono tutti gli strumenti in pista).
Eccellono parimenti In Your Eyes, dal ritmo carico di zeppeliniane citazioni e dalle aperture di stampo melodico, e End Of The Road , dai riff chitarristici densi hard e corroborato da un intenso assolo di chitarra.
Sono godibilissime pure tracce come Eat You Alive (ove s’evidenzia vieppiù nella melodia del chorus la voce grintosa e maiuscola di Nathan), Silent ( che si divide, dopo un’intro acustica, tra schitarrate hard rock e momenti più rarefatti) e Power Of Truth (che pure ha un inizio acustico delicato, chitarra e poi voce, ma avanza successivamente con un’esplosione heavy).
“V” degli Inglorious, insomma, come sempre, mischia abilmente modernità e classicità hard rock, con maggiore propensione, a questo giro, per un sound più aggressivo e senza tregua (in tal senso la scelta di qualche compagno di ventura appare indicativa ed efficace).
Giganteggia dappertutto la voce del leader della formazione, sempre in bella vista ed a suo agio nell’heavy rock più urlato così come, quando serve, nella delicatezza espressiva dei momenti (rari) più quieti.
Francesco Maraglino