Recensione: V: The New Mythology Suite

Di Mauro Gelsomini - 2 Giugno 2002 - 0:00
V: The New Mythology Suite
Band: Symphony X
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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85

Il nuovo album dei Symphony X è semplicemente pazzesco: al di là dei gusti delle tendenze ecc., qui si parla di oggettiva genialità, di tecnica mozzafiato, di musica in grado di cullarti prima, di caricarti, poi, di rilassarti, di stordirti, di farti sognare… Le novità che in particolare si notano rispetto ai precedenti lavori sono sicuramente la maggiore valorizzazione del lato “Symphonico” della band (tra l’altro l’album è un concept) e naturalmente l’abbandono del grande Thomas Miller al basso per il nuovo, funambolico, Mike LePond, oltre al rientro, importantissimo, dell’immenso Jason Rullo alla batteria. Dopo un intro battagliera veniamo assaltati dalla velocissima ed epica “Evolution”, che già ci fa capire cosa ci aspetta… Ma è con la seguente “Fallen” che iniziamo davvero a capire dove la band può arrivare: da brivido la tetra parte iniziale, con un mostruoso crescendo in cui Rullo la fa da padrone che si conclude con una scala di basso e chitarra all’unisono suonata ad una velocità assolutamente inimmaginabile che ci introduce alla strofa e lo splendido refrain caratterizzato dalle stupende linee melodiche vocali. Incredibile la parte centrale, con cambi di tempo, assoli di Romeo e Pinnella e chi più ne ha più ne metta… La canzone si conclude tornando al tema iniziale, che Jason Rullo impreziosisce con dei tocchi stupendi su un tempo sempre in mutazione… Un pò di calma con “Trascendence”, brevissimo intermezzo che ci porta ad un altro Capolavoro, “Communion and the oracle” introdotta da una stupenda chitarra acustica sorretta dalle splendide tastiere di Pinnella e dal basso jazzato di Lepond, che solo per il riuscire a seguire Jason Rullo in tempi dispari e divagazioni varie meriterebbe la seconda medaglia d’onore. La song è un susseguirsi di cambi di tempo che si legano straordinariamente tra loro seguendo sempre un’atmosfera abbastanza leggera che permette di vivere mille emozioni… Ci vorrebbe un’opinione solo per descrivere questa song! Otto minuti passati a bocca aperta, meravigliandosi sempre più di quello che i 5 Maestri stavano riuscendo a creare, in modo così complicato ma così armonioso… A seguire c’è la potentissima e tetra (sempre le tastire di Pinnella a creare splendidi effetti) “The bird-Serpent war/Cataclysm”, un condensato di tutto quello che è lo stile della band: ritmiche mozzafiato, stacchi e controstacchi, potenza, velocità, cambi di tempo, assoli fulminanti, una voce che, mentre in “Communion…” fa sognare, qui rende la song ancora più aspra… “On the breath of Poseidon” è un pezzo di 3 minuti strumentale di grande effetto: musica classica e metal si fondono in una composizione immensa, dove Romeo e Pinnella sono irragiungibili! Con il pezzo seguente tocchiamo forse il picco più elevato dell’album: “Egypt” è molto particolare, con quel sound arabeggiante ma sempre 100% Symphony X. Straordinaria la prova di Mike Lepond (parlo da bassista, ma che combina nella parte centrale? Non riesco a crederci! Ed ascoltate il solo che Michael Romeo ci ricama sopra!!!) e di Russell Allen (i cori nel ritornello… mai sentito qualcosa di simile, con 10 voci che si intrecciano in un modo meraviglioso)… Anche in questo caso sette minuti di continui cambi di atmosfera, tempo (quasi tutto il pezzo oscilla tra 5/4 e 3/4, a parte il chorus), ecc., il tutto naturalmente seguendo sempre una linea logica ed organica, e senza mai perdersi in banalità o magari facendo calare l’interesse dell’ascoltatore (impresa dove anche bands del calibro dei Dream Theater falliscono, a volte!). Appena finisce “Egypt” preparate la terza e la quarta medaglia d’onore per Jason Rullo: infatti nel seguente strumentale “Death of balance/Lacrymosa” ne dovrebbe ricevere per forza due… provate a seguirlo, vi ricovereranno entro tre minuti, soprattutto se suonate la batteria… “Absence of light” è la song più diretta, anche se non perde lo stile dell’album e della band: sugli scudi Russell Allen, bellissimi i controcanti soprattutto nella parte finale. Anche “A fool’s paradise” si muove sulle coordinate della precedente song, fino a che un break con dei cori gotici in latino lascia spazio alla furia di Michael Romeo e Michael Pinnella, che si lanciano in una stupenda fuga neoclassica che porta la song verso la dinamica e “in crescendo” parte finale che vede un cattivissimo Allen ancora una volta immenso protagonista. L’album si chiude con la mastodontica, immensa, inenarrabile mini-suite di oltre tredici minuti e mezzo “Rediscovery PartI / Part II”, nella quale c’è la summa di quanto significa Symphony X: ogni strumentista ha il suo spazio per mettersi in luce, in una song da miliardi di cambi di tempo e di atmosfera, che fa scuotere ancora la testa e fa pensare che è tutto un sogno, che non può esistere una band che incarna quello che per te rappresenta l’utopia in musica… Supportate questa magnifica band, al di là dei generi ne vale la pena…grandissimo ritorno!

Tracklist:

    1.   Prelude
    2.   Evolution (The Grand Design)
    3.   Fallen
    4.   Transcendence
    5.   Communion and the Oracle
    6.   The Bird-Serpent War/Cataclysm
    7.   On the Breath of Poseidon
    8.   Egypt
    9.   The Death of Balance/Lacrymosa 
   10.  Absence of Light 
   11.  A Fool’s Paradise 
   12.  Rediscovery
   13.  Rediscovery, Pt. 2: The New Mythology

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