Recensione: Vagabond

Di Francesco Sgrò - 23 Maggio 2021 - 0:01
Vagabond
Band: Sonic Haven
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Power 
Anno: 2021
Nazione:
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78

Dopo aver militato negli Avantasia ed essere arrivato (in tempi recenti) anche alla corte dei Firewind, il talentuoso vocalist Herbie Langhans riunisce intorno a sé un nucleo di musicisti d’impressionante potenza e da vita a questo interessante progetto, chiamato Sonic Haven.
Coadiuvato da André Hilgers alla batteria (Bonfire, Rage e Silent Force fra glialtri), Carsten Stepanowicz alla chitarra (Radiant) e Dominik Stotzem (Radiant), il cantante confeziona un album di debutto esplosivo, intitolato “Vagabond” e distribuito dalla nostrana Frontiers Music, il cui nome è, ormai da anni, un marchio di garanzia per tutti i rockers sparsi per il globo.
A rendere, inoltre, ancora più prelibata la proposta musicale del combo teutonico è poi la consueta grande produzione di Sascha Peth (chitarrista degli Avantasia e storico produttore dei Rhapsody).

Date le premesse le aspettative sono dunque altissime e vengono del tutto confermate dall’eccezionale potenza che caratterizza la title track: con la sua velocità sostenuta, “Vagabond” incarna perfettamente l’essenza tipica del miglior Power Metal teutonico e mescola, con grande maestria, epicità, melodia e potenza.
Un magnetico riff tastieristico inaugura poi la più controllata “Back To Mad”, la quale non tradisce la fede del suono tipicamente tedesco e non disdegna di richiamare le classiche sonorità di connazionali come Avantasia e Gamma Ray.

Proprio come la precedente “Back To Mad”, anche “Nightmares” si divide fra elementi Power e squisite venature che, invece, si rifanno all’Heavy classico di estrazione britannica. Anche in questo caso lo schema compositivo adottato dal gruppo è solido e dinamico, per un altro momento vincente di questo esordio.
L’ombra degli Avantasia aleggia ancora con prepotenza sulle note di “Keep The Flame Alive”, la quale fa il paio con la più prevedibile “End Of The World”.
Più teatrale ed ispirata è invece l’oscura “The Darker Side”, seguita dalla più classica (ma comunque pregevole) “I Believe”, caratterizzata da un refrain solare ed orecchiabile.

La seguente “Save The Best For Last” rappresenta poi il classico momento romantico che, “da contratto”, non può mancare in un album come “Vagabond”: seguendo dunque le orme di Sunstorm e Brazen Abbot, anche i Sonic Haven confezionano ad arte una ballad, di certo non originale, ma altrettanto di grande effetto.
Grandi melodie e potenti riff terzinati costituiscono poi la spina dorsale della bella “Blind The Enemy”, alla quale segue la spensierata e più rockeggiante “From White To Black”: particolarmente interessante è, in questo caso, il refrain, così tanto ruffiano quanto intarsiato da accattivanti venature AOR.

Con un ultimo deciso colpo di coda, l’adrenalinica “Striking Back” conclude in grande stile un disco che è, indubbiamente, un ottimo primo biglietto da visita per una band da cui è lecito aspettarsi ancora grande musica in futuro.

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