Recensione: Viana

Di Fabio Vellata - 27 Maggio 2017 - 12:01
Viana
Band: Viana
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2017
Nazione:
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69

Immediatamente manifeste le influenze ascrivibili a questo nuovo ed interessante progetto made in italy.
Un po’ di Mr. Big e Bon Jovi, un giro di Night Ranger, Ten e Nelson, una spruzzata di Unruly Child, Def Leppard ed House of Lords: in poche e semplici parole, tradizionale AOR. 
O rock melodico, per dirla più alla maniera nostrana.

Gestito ed elaborato in un lasso di tempo invero molto lungo (si parla di una ventina d’anni circa), il debut album dei Viana (o meglio, “di” Viana, Stefano, chitarrista novarese) è un autentico tributo al sogno, all’ambizione, alle muse che accompagnano da una vita ed alle quali non si può far altro che rimanere ancorati per sempre.
Scritto, abbandonato, ripreso, riarrangiato, messo in naftalina e poi, grazie all’opera dell’onnipresente Alessandro del Vecchio ed all’interessamento dell’emergente Street Symphonies Records, finalmente in circolazione: un cd che, in buona sostanza, può essere inteso come una sorta di premio alla costanza ed un risarcimento del destino. 

Seppur non destinato a racimolare posizioni altissime in una ipotetica classifica di merito annuale, l’esordio di questo chitarrista e compositore innamorato di Rhandy Rhoads lascia intravedere molte di quelle che dovrebbero essere le caratteristiche necessarie nel perseguire obiettivi futuri di notevole livello. Una evidente sensibilità melodica, un buon gusto per la composizione ed un tocco decisamente efficace, sono il corollario di dieci brani di facile ascolto e fruizione, i quali, tuttavia, appaiono perfettibili in alcune componenti fondamentali proprie del songwriting, al momento quasi timoroso e non ancora del tutto in grado di spiccare il volo verso hookline che davvero siano in grado di legarsi alla memoria con cori incisivi al massimo dell’efficacia.

Non dispiacciono affatto gli evidentissimi richiami alla west coast ed al più classico AOR di stampo ottantiano (piuttosto riuscita ad esempio “Follow The Dawn”). Risultano tuttavia un pizzico leziosi i ritornelli a volte troppo reiterati (problema personale, probabilmente, certo però che il finale della pur gradevole “Straight Between Our Hearts”…) mentre è percepibile la mancanza di un nucleo di canzoni trainanti, di quelle che rendono il disco appetibile anche sulla lunga distanza di tempo.
Non ce ne vogliano infine i volonterosi ed encomiabili promotori del progetto, tuttavia avremmo gradito ascoltare i brani di questo debutto “vestiti” da un suono più profondo e definito, con una qualità maggiormente mirata al tipo di prodotto.
Quelle che invece ci vengono proposte sono soluzioni piuttosto convenzionali, non sempre dotate di mordente ed un po’ appiattite. Il cd suona in modo più che dignitoso sia chiaro, ma non proprio con gli esiti sperati, evidenza di come – con tutta probabilità – la gestazione lunga ed il budget ridotto abbiano giocato un po’ a sfavore del risultato finale. 

Di buon auspicio in ottica futuribile, il progetto Viana appare insomma accompagnato da discrete prospettive per ora però solo abbozzate.
I brani sono di buona levatura ma non ancora “definitivi” (sia in termini di songwriting che di suoni) con una prestazione dei singoli (si notino lo stesso Del Vecchio al microfono, Anna Portalupi al basso, e Francesco Marras alla seconda chitarra) formalmente ineccepibile, ma senza particolari guizzi. Limiti che al momento “pesano” un disco interessante ma non competitivo ai massimi livelli, conferendo la sensazione di una sorta di imbastitura, un inizio, un’idea, ancora da sviluppare del tutto.
L’impressione complessiva è pertanto sostanzialmente buona, anche se, al momento non paragonabile alle eccellenze in campo AOR già ascoltate pure in territorio tricolore.
Room Experience e Lionville, giusto per citarne un paio a “braccio”, per non parlare di Charming Grace e Shining Line, sono piuttosto distanti. 

Gli elementi che tuttavia orbitano intorno a questa nuova realtà sono una garanzia: pronti a scommettere che con materiale nuovo ed intenti più raffinati, il progressivo avvicinamento all’elite non costituirà affatto un miraggio irraggiungibile.

 

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