Recensione: Violence And Pride

Di Ninni Cangiano - 4 Ottobre 2025 - 11:03
Violence And Pride
60

Arrivano da Cosenza in Calabria, dove sono attivi da ben 25 anni, i Metal Detektor, gruppo che avevo conosciuto all’epoca del secondo album, quel “The Battle Of Daytona”, uscito nel 2020; adesso, a distanza di 5 anni, cambiata label (ora sono accasati con la calabrese Rude Awakening Records), tornano a farsi sentire con questo “Violence And Pride”, uscito a giugno 2025. L’album ha un artwork non proprio accattivante ed è composto da 8 brani, per la durata totale di quasi ¾ d’ora di heavy metal alquanto old-style; fortunatamente la band calabrese, contrariamente a tanti altri gruppi che suonano questo tipo di musica, non si lascia tentare da una registrazione vintage, ma usa una produzione al passo coi tempi, per dare ai vari strumenti il giusto risalto ed evitare quegli impasti sonori così fastidiosi. In evidenza naturalmente la chitarra solista di Roberto Ventura con assoli di gusto, ben supportato dalla chitarra ritmica di Yuri Bernardini; come tradizione del buon vecchio heavy metal il basso ha un ruolo fondamentale ed il buon Magnitudo Maxima è evidentemente cresciuto a pane e Steve Harris, facendo vedere come il Maestro dei bassisti sia sempre un punto di riferimento. Anche la batteria dell’ottimo Walter Ventura si fa sentire, imponendo spesso ritmi belli frizzanti, come accade nella piacevole “Shadowrunner” (tra le tracce migliori dell’album), come anche nella riuscita title-track “Violence And Pride”. Dietro il microfono c’è ancora Francesco Valente che non sarà un vocalist di qualità sopraffina, ma si difende egregiamente ed in fin dei conti non dispiace nemmeno un po’! Il gruppo calabrese fa trasparire di aver imparato a memoria la lezione di gruppi storici come Iron Maiden e Judas Priest, mettendo in musica i dettami da loro impartiti, fregandosene altamente di originalità ed innovazione; credo, infatti, che i Metal Detektor suonino solo e soltanto per l’amore e la passione verso queste sonorità e non abbiano alcuna intenzione di fare musica di tipo differente. Ma a noi va benissimo così! Come spesso uso dire: se la musica che ascolto mi piace, non me ne frega niente se non è originale.

 

Certo, non tutti i pezzi sono dello stesso livello qualitativo (l’opener “Sister Gone Mad”, ad esempio, soffre di un’eccessiva ripetitività del coro, mentre la lunga “Strongest Heart” si riprende solo nella seconda metà, dagli assoli in poi) ed alcuni brani spiccano rispetto agli altri (oltre alle due precedentemente citate, aggiungerei anche l’oscura “Kok Boru”e l’orecchiabile “Wild Frontier”). La media è comunque positiva e questo “Violence And Pride” è sicuramente un disco di buona qualità, in grado di strappare senza problemi la sufficienza, segno che i Metal Detektor, pur essendo poco prolifici, sanno ancora comporre del valido heavy metal.

 

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