Recensione: Wall Street

Di Fabio Vellata - 27 Maggio 2012 - 0:00
Wall Street
Band: Wig Wam
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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73

Sarà il periodo. Sarà la crisi. Saranno gli avvenimenti che con cadenza ciclica portano a modificare il proprio approccio, o come dicono i più raffinati , a “maturare”.
Sarà che un gruppo rock deciso a mantenere con costanza il proprio stile immutato nel tempo, o si chiama Ac/Dc, o viene tacciato di immobilismo e di sterilità creativa…

Fatto sta che anche i Wig Wam, una delle entità di maggior prestigio e rilievo sorte nell’ultimo decennio in area scandinava in ambiti rock, si ammorba di quel bizzarro virus che conduce – in un modo o nell’altro – a cambiare pelle e ad assumere connotati tali da rendere la propria proposta se non irriconoscibile, comunque molto differente rispetto al passato, spiazzando i fan della prima ora ed un po’ tutti gli appassionati raccolti sin qui.

Certo la questione è singolare. Volendo utilizzare parole forse eccessive, addirittura incoerente.
Conosciuti sino al 2010 come una band che sbraitava con orgoglio ritornelli che erano veri e propri slogan inneggianti al puro rock (come dimenticare il prepotente “Non Stop Rock n’Roll” che campeggiava fiammante sulla cover dell’album precedente), apprezzati sino ad oggi come un folle ensemble di glamster incalliti con il vizio della schitarrata furibonda, oggi la band di Åge Sten Nilsen e Trond Holter pare volersi lasciare alle spalle ogni velleità selvaggia, acquisendo i connotati più rassicuranti ed accettabili di un gruppo ai limiti del pop, con tutta probabilità, adatto ad un pubblico di portata decisamente più ampia di quello costituito sinora dai soli amanti dei classici suoni hard.

Eleganti certo, dotati di maggiore compostezza e con un songwriting molto più ragionato e ruffiano, non v’è dubbio.
Ma al contempo, privi in larga misura di quella gioviale, irresistibile e trascinante “cialtroneria” chiassosa che li aveva resi una delle band più divertenti del pianeta, suggellata con un trio di album fenomenali come “667… The Neighbour Of The Beast”, “Wig Wamania” ed il già citato “Non Stop Rock n’Roll”, di cui questo nuovo “Wall Street” (titolo e tematiche, anche in questo caso molto contemporanei) è parente piuttosto lontano e dalle connotazioni distanti.
Intendiamoci, la maestria nel suonare, l’abilità nel comporre canzoni e lo “stile” da musicisti consumati permangono intatte e non lasciano, nemmeno con tutte le limitazioni del caso, alcun dubbio o remora. Il disco dopo tutto, si ascolta con discreto piacere e si mostra scorrevole e tutt’altro che sgradito all’orecchio.
Le canzoni però non mordono più di tanto. La grinta e la voglia di ruggire sono davvero pochine. E gli sprazzi in cui le chitarre troneggiano, introducendo ritornelli squassanti e carichi di grande energia, sono realmente limitati e di lieve rilevanza, confinati in pratica nelle sole due tracce d’apertura – l’ottimo singolo “Wall Street” e la saltellante “OMG” – e nella elettrica “One Million Enemies”. Pochi e rari frammenti, ancora in qualche modo legati alle precedenti manifestazioni discografiche della band norvegese.

Il resto è uno strano ibrido tra un rock leggero di facilissima digestione e decise ed abbondanti deviazioni pop, in cui riconoscere qualche evidente tratto dei Def Leppard più commerciali (“The Bigger, The Better” è quasi rubata al songbook di Joe Elliott), alcuni richiami ai “cugini” The Poodles (ma senza la medesima grandeur negli arrangiamenti) e situazioni che occhieggiano alle classifiche e paiono proprio, senza inutili giri di parole, volersi fare amici i padiglioni auricolari di un’audience che possa essere attratta da un rock smussato dai propri tratti più spigolosi ed accesi.
Più “facile”. O magari, per usare una sola e pertinente definizione, “imborghesito” proprio come un impomatato e spazzolatissimo yuppie di Wall Street.

Nulla di male, nulla che possa essere additato con eccessiva severità o descritto come un fallimento reale e tangibile.
Resta comunque il fatto che a noi, i Wig Wam piacevano molto più nella versione precedente e che canzoncine quali “Tides Will Turn”, “Wrong Can Feel So Right”, “One Million Enemies” e “Natural High”, per quanto deliziose e carinissime, ci paiono più il frutto di un gruppo che desidera diventare la versione un po’ sporca dei Scissor Sisters, piuttosto che il sudato, faticoso e duro lavoro partorito da un combo di decisi e cazzuti rocker.

Questione di punti di vista, in fondo…

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Tracklist:

01.    Wall Street
02.    OMG! (Wish I Had A Gun)
03.    Victory Is Sweet
04.    The Bigger The Better
05.    Bleeding Daylight
06.    Tides Will Turn
07.    Wrong Can Feel So Right
08.    One Million Enemies
09.    Try My Body On
10.    Natural High
11.    Things Money Can’t Buy

Line Up:

Glam (Åge Sten Nilsen) — voce
Teeny (Trond Holter) — chitarre
Flash (Bernt Jansen) — basso
Sporty (Øystein Andersen) — batteria

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