Recensione: Welcome to Hell

Di Fabio Vellata - 9 Giugno 2021 - 18:00
Welcome to Hell
Band: Tuple
Etichetta: AOR Heaven
Genere: AOR 
Anno: 2021
Nazione:
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80

La storia di questo torvo signore finlandese ha il sapore un po’ della rivincita.
O se vogliamo, ha i contorni quasi romanzeschi tipici del personaggio di secondo piano che, dopo una carriera trascorsa all’ombra di altri, riesce finalmente a diventare protagonista, esibendo un talento sino a quel momento insospettabile.

Qualche collaborazione interessante, il passaggio in un paio di gruppi rispettabili nel ruolo di comprimario. Nulla di più.
Tommi Salmela, più conosciuto negli ambienti melodic rock con il nomignolo di Tuple, era – in effetti – praticamente ignoto al pubblico sino allo scorso anno.
Sino a quando almeno, in piena epoca di primo lockdown, il suo esordio “Wooden Box” è arrivato ad allietare con qualche buona canzone le giornate tediose e tutte uguali della primavera 2020. Un bel carico di melodia ottantiana, un retrogusto parecchio scandinavo ed una voce interessante – molto simile a quella di Bernie Shaw degli Uriah Heep – erano tessitura e cardini di un disco che si era rivelato una sorpresa estemporanea e gradevole. Un bel diversivo da assaporare nel contesto di quei disgraziatissimi mesi marchiati dall’irrompere brutale della pandemia da Covid-19.
Una novità che senza stravolgere la scena musicale, aveva ottenuto un meritato plauso da parte della comunità di appassionati. Non più corposa come un tempo, ma sempre ricettiva e attenta alle uscite di buon valore.

Consensi e simpatie che il frontman nordico ha avuto buon gioco nel capitalizzare, postando a stretto giro un secondo capitolo discografico a dodici mesi esatti dall’esordio.
Non c’è più il clima da fine del mondo del 2020, l’effetto sorpresa è passato.
Nel frattempo Tuple Salmela si conferma artista di rango, mandando a referto un altro album divertente e ben confezionato che, ponendosi in scia al debutto, ne potenzia le caratteristiche migliori affinandone le qualità.
Meno tempi morti e filler: “Welcome to Hell” è un disco performante ed agile, che scorre veloce e punta ancora tutto sulla melodia di radice eighties. Sempre però, con quel sottile ed imperturbabile feeling nordico che ne innerva arrangiamenti ed atmosfere.

Mai sguaiato seppure talvolta deciso ed urgente, si ascolta più volte in scioltezza e non spiace in nessuno degli undici brani proposti.
Dall’iniziale title track, sino alla conclusiva “Silver” (unico pezzo che si concede l’indugiare in ambientazioni più meditate e drammatiche), si scorgono trovate interessanti in molti frangenti. Armonie fresche ed orecchiabili, vitalità da consunto rocker che con esperienza ha ben presente come dirigere il “lavoro”. Non ultimi, un comparto strumentale di primo livello ed una manciata di episodi dai risultati lusinghieri.
Hold on to Me”, “Stay” e “Survive” (in coppia con la eccellente Noora Louhimo dei Battle Beast) gli highlight di un album per lo più riuscito, a tratti delizioso, spesso piacevole.

Senza perdere tempo prezioso: un altro valido tassello nella “nuova”, convincente, carriera di mr. Tuple.
Un tipaccio che a vederlo in fotografia pare più un personaggio da fumetto horror al quale non si darebbe particolare fiducia.
Ma che però, una volta ascoltato con attenzione, non ci si può esimere dal ritenere assolutamente credibile oltre che dotato di parecchie carte valide da giocare con successo.

Outsider di lusso.

 

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