Recensione: Whatever

Di Nicola Furlan - 15 Dicembre 2008 - 0:00
Whatever
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Anno: 2008
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74

“Whatever” è il terzo album solista della carriera di Jennifer Batten, cinquantunenne guitar heroine statunitense dalle spiccate doti tecniche, divenuta famosa quando, nel 1986, fu scelta come session-woman per il tour mondiale a supporto dell’album “Bad” di Michael Jackson.

Così come definito dalla stessa etichetta, ‘Guitronica’ sembra il termine più appropriato per inquadrare, a grandi linee, il progetto musicale elaborato dall’artista.

Il songwriting è quanto di più sperimentale sia uscito dai chitarristi solisti negli ultimi dieci anni. Tutti i brani sono infarciti d’elettronica e di samples precampionato, per un risultato estremamente elastico e d’avanguardia, ma non per questo scarso d’atmosfere.
L’uso sistematico di sonorità filo-tribali, derivanti tanto dall’urbano hip hop ‘stile Detroit’, quanto da reminiscenze folk, piuttosto che funk o rock, rendono il prodotto gradevole e permettono allo stesso di farsi sentire anche caldo ed emozionante.

Già sul precedente disco “Tribal Rage: Momentum”, la axewoman aveva dimostrato di possedere un’immaginazione artistica personale e senza pari, riflesso di un’apertura mentale incondizionata e fantasiosa.
Il risultato finale riporta alla mente i vistuosismi e le spirali musciali a cui Steve Vai ci ha un po’ tutti abituati e, perchè no, anche una sottile ma significativa, ispirazione di natura ‘zappiana’, inevitabile eredità artistica dell’estro dilagante, che Frank ha messo in moto in trent’anni di onorata carriera. Gli azzeccati intervalli scratch che precedono i brani, l’uso di ritmiche funk che costantemente fanno capolino, la proposizione, stile Satriani, dell’acustica ”Fearless”, sono ulteriori ingredienti che coronano un lotto vario e godibilissimo di musica innovativa e stimolante.
A livello d’interpretazione, la camaleontica chitarra si trasforma ogni qualvolta la Batten debba ricreare l’atmosfera più funzionale al momento.
La sensazione colta è una moltitudine di intuizioni profonde, quasi metafisiche, in cui soli e ritmiche costantemente dilatate, acide ed elettroniche, determinano più o meno intensità. Tale modo di esprimersi può apparire a tratti ostico, ma non per questo ridondante e forzato.

“Whatever” è un prodotto musicale certamente impegnativo, ricco di idee e contraddistinto da un fitto intreccio di stili ben orditi. È ipotizzabile una certa difficoltà dell’ascolto, dettata forse più dalla gamma di suoni particolari, ben prodotti, ma molto difformi dalle scelte adottate da altri colleghi chitarristi. Infatti, i suoni utilizzati sono lontani dal sound ordinario della fusion, del rock, del funk e per questo, difficili da apprezzare se fini a se stessi. Necessari invece, per ricreare quel mood “acid“ così ben messo in luce e interpretato dai brani composti.

Un disco prestigioso, corredato da un DVD con extra e sezione didattica, per ascoltatori di nicchia ben predisposti a un confronto musicale non facile, ma capace di lasciare, nel bene o nel male, un tratto artistico di discreto spessore.

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Tracklist:

01 Ass Whoopin’
02 Ricochet
03 Off the Deep End
04 Whatever
05 Fearless
06 Hooligan’s Holiday
07 In the Aftermath
08 Run With It
09 Cupid’s Arrow
10 Inner Journey

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