Recensione: Wiping Out Human Race

Di Andrea Bacigalupo - 16 Gennaio 2021 - 8:30
Wiping Out Human Race
Band: Biowarfare
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
75

Non si beve solo rum nei peggiori bar di Caracas ma si ascolta anche tanto Thrash Metal.

La tempesta sonora chiamata Biowarfare proviene da lì, dal Venezuela, anche se ora ha base in Cile.

I primi anni di vita del combo, dal 2009 al 2013, sono più che altro dediti alla sua stabilizzazione, con un certo numero di musicisti che ruotano intorno all’artista Alessandro Caravella, bassista e cantante, oggi unico membro della formazione originale.

Con l’ingresso di Mario Sulbaran alla batteria e di Rod Martz alla chitarra nel 2013 i Biowarfare, alla fine, si compattano e riescono ad incidere, esordendo nel 2015 con un EP dal titolo omonimo. Poi silenzio discografico per quasi cinque anni.

Ora il ritorno con il primo e vero proprio album, ‘Wiping Out Human Race’, uscito il 15 dicembre 2020 ed autoprodotto, che vede anche l’entrata in scena del secondo chitarrista Carlos Perez.

Diciamo che la strada è quella giusta: il Thrash dei Biowarfare è così come deve essere, compatto ed aggressivo, con un buon rapporto tra concretezza ed articolazione per arrivare a spaccare le orecchie.

Le influenze esercitate dalla vecchia scuola sono marcate, in primis si sente che ai Biowarfare piacciono gli Slayer: stessa ferocia, stessa crudezza, in alcuni momenti stesso … troppo.

Nonostante questo il combo ha un bel po’ di numeri nel proprio sacco e li estrae attraverso una tecnica d’assalto precisa e dinamica.

Quel che ne viene fuori è un disco granitico che riesce a distinguersi pur non dicendo quasi niente di nuovo, con pezzi esaltanti ed aggressivi che si appiccicano addosso senza troppa fatica.

Ritmiche spaccaossa, cambi di tempi energici, stop and go ben piazzati, linee melodiche trascinanti ed una voce furente sono la spina dorsale di un songwriting che, per quanto istintivo, è ben studiato e curato nel dettaglio per risultare incisivo al massimo e colpire come un maglio.

In particolare impressiona bene il lavoro di chitarra, che dimostra che il passare alle due asce è stata la scelta giusta (pensando, soprattutto, a quello che del disco i due pirati delle sei corde riusciranno a trasferire sui palchi): riff compatti, melodie taglienti, duelli all’arma bianca, tante chitarre gemelle ed assoli lunghi, complessi e robusti,… c’è un po’ di tutto quello che è il ‘battere e percuotere’, ed anche qualcosa di più (in certi momenti sembra di sentire i Running Wild sparati a 78 giri, ma non fraintendiamo: i Biowarfare suonano Thrash al 110%).

Insomma, l’album è di debutto, ma gli anni di esperienza si sentono, eccome.

Particolarmente in ‘Human Waste’, che parla delle atrocità commesse dagli scienziati militari giapponesi durante la seconda guerra mondiale, strategicamente messa all’inizio per chiarire subito come stanno le cose: aggressiva, dinamica, sparata a raffica afferma che i musicisti non sono certo dei principianti. Stessa cosa per ‘Burning Insanity’, una fuga senza sosta, per l’articolata ‘Undead’, per l’assassina ‘Screaming in Silence’ e così via per tutti i restanti furenti brani che compongono il platter.

Wiping Out Human Race’ è inossidabile, non si ferma mai. E’ un’unica tirata pazzesca con pochissimi cedimenti (‘Thrash Fever’, ad esempio, pesta bene ma risulta un po’ ridondante) che però non pregiudicano assolutamente nulla, anzi rendono il tutto più genuino e selvaggio.

Che cosa manca? Il prossimo album … avanti così! Bravi Biowarfare.

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