Recensione: Wode

Di Francesco "Caleb" Papaleo - 11 Maggio 2016 - 18:31
Wode
Band: Wode
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Provengono da Manchester i Wode, ma, per quanto riguarda il loro sound, molti sarebbero portati a pensare a natali norvegesi o al limite svedesi. Questo perché, mettiamo subito in chiaro le cose, suonano un Black Metal ferale, assassino, old-school e senza nessun compromesso.
 

Scream ad alto tasso di corrosione, tempi ritmici tra l’esasperatamente malvagio e il parossismo sonoro, chitarre che abusano di tremolo picking, testi che parlano esclusivamente di oscurità, presenze maligne e anticristianesimo. Insomma, tutto quello che “è” o “viene considerato” il più classico Black Metal, lo si ritrova in quest’album.
Niente di nuovo sotto “l’occhio di fuoco del Signore di Mordor”, dunque.
È un dato di fatto: i Wode hanno congelato la loro proposta musicale ad un livello che i più sensibili all’evolversi dei tempi considereranno sicuramente anacronistico (o, a voler essere più gentili, “vintage”). Eppure, al contempo, hanno saputo mettere in evidenza, con questo loro omonimo lavoro, un talento portentoso nel voler riproporre formule già viste e sentite, con l’accortezza però di non voler nemmeno lontanamente sembrare “diversi” o “alternativi”. Piuttosto vi hanno aggiunto un meraviglioso talento nel voler fare le cose in maniera eccellente.
Hanno scritto e composto, quindi, musica ad uso e consumo degli appassionati del genere, in maniera “spensierata” e senza troppi patemi d’animo, con tutti gli ingredienti salienti richiesti. La differenza, dunque, non la fa il cosa, ma il “come”: esempio lampante ne è, a mio modesto parere, una canzone bellissima ed estremamente ispirata, come “Spectral Sun”. Gli ingredienti sono i soliti: accelerazioni, atmosfere malsane, blasfemia, produzione “abbastanza” scarna, ma il tutto è realizzato ad un livello spettacolare.
 

I Wode riuniscono nella loro musica lo spirito primigenio di questo genere e uno stile, forse manieristico, ma indubbiamente di gran valore. Il tutto espresso, inoltre, in strutture sonore che tanto hanno da dire. Lo dimostra anche il minutaggio medio delle canzoni che tende quasi sempre ad essere abbastanza elevato, pur fermandosi, alla fine, a un totale di 47 minuti circa, che fa scorrere bene l’ascolto.
 

Praticamente, ascoltando “Wode”, non si sa perché, non si sa come, ma non ci si può esimere dal rimanerne catturati e affascinati. Sarà l’estrema semplicità della proposta, assimilabile sin dal primo ascolto di “Death’s Edifice” e, ancora di più, di “Trails of Smoke”, seconda della scaletta, col suo muro sonoro impressionante. O potrebbe essere che, forse, nella marea di band Black Metal che oggi si ascoltano, pochi sanno distinguersi, pur azzardando formule avanguardistiche e commistioni sonore a cui il genere – più un’attitudine che un modo “canonico” di fare musica – si presta e sempre si presterà.
Ma non è questo il caso di questi ragazzi, perché, semplicemente, loro preferiscono l’assalto “all’arma bianca”, concedendosi solo, qui e là, nei momenti di rallentamento sonoro, evanescenti assoli di chitarra inseriti in maniera tale da contribuire prepotentemente alla creazione e al mantenimento d’atmosfera. Esempi, da questo punto di vista, sono “Plagues of Insomnia”, un brano dove la parte centrale sembra svanire e ricomparire come un anello di fumo, la cui struttura “sulfurea” e cadenzata, stavolta non dedicata alle siderali e vorticose sfuriate sonore, spinge ad ascoltarla e riascoltarla innumerevoli volte, fino allo sfinimento. O “Cloaked in Ruin”, secondo brano dedicato più all’approfondimento introspettivo che al lato “feroce”, e dove, forse, la band riesce a trovare la sintesi perfetta di quel che vuole rappresentare: un’armata spietata che non fa prigionieri, che tutto invade e tutto avvolge, che assorbe la luce macchiandola e tingendola come nera pece impenetrabile.
 

Se è questo che cercate, e avete in testa, pensando al Black Metal, allora l’ascolto di “Wode”, penso sia una tappa se non obbligata (ci mancherebbe altro!), piuttosto altamente consigliata. Questi ragazzi sanno dannatamente il fatto loro e si ascoltano con estremo piacere. Ce ne fossero di gruppi così!

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