Recensione: Womanizer

Di Paolo Beretta - 8 Gennaio 2006 - 0:00
Womanizer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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65

Norvegesi e con un album alle spalle “The Fair Bitch Project” gli Absolute Steel sono una band che come si evince dal titolo dell’esordio non si prende troppo sul serio. Come saggiamente scritto nelle righe del promo che ho tra le mani, gli scandinavi si tengono ben alla larga dell’ideologia più pura del True Metal. A loro basta dare alla luce musica metal trascinante e potente che ben si accompagna con litri di birra alle feste. Proprio per questo gli Absolute Steel si definisco una formazione che fa Party Metal!!! Se siete alla ricerca di virtuosismi, brani particolarmente complicati ecc… i norvegesi non fanno decisamente al caso vostro. La loro musica è ben lungi dall’essere paragonabile a quella del Power allegro in quanto riferimento indiscusso di tutto il platter è l’Heavy Metal più classico di matrice anni ’80 con chitarre in grande evidenza. Ottime estensioni vocali, refrain che assomigliano ad inni da cantare a squarciagola e assoli scala coinvolgenti ben accompagnati da sezione ritmica quasi sempre incalzante. La cover di Womanizer vede una sorta di Elisabetta Canalis versione metallara sul bancone di un pub con birra e wisky in primo piano. Per gli Absolute Steel le cose importanti sono quindi tre: donne, bere e festa!!! Loro ci mettono la musica.

…Musica diretta come l’opener High Heels And Fishnet Stocking che mentre ripete all’ossessione il minimale chorus ruota attorno ad un riff ficcante e all’ugola metallica del singer K2 che ben si prodiga in acuti non indifferenti. Una spruzzatina di melodie nel solos ed il gioco è fatto per un pezzo carino e piacevole. Il suono di tappo di una birra che cade nel pavimento fa da apripista ad un up tempo scontato nella struttura ma che ben risponde alla definizione di singolo e che resta in testa. Heavy metal più ruvido e classico nella successiva Kick, mentre c’è tempo di una marcia con Rough Love (Tender Heart) nella quale è facile perdere momentaneamente l’attenzione vista la piattezza assoluta del brano troppo lungo. Si ritorna a buoni livelli quando i tempi aumentano (Deeper / Too Slow Above), si rasenta l’insopportabilità invece nel successivo lento Juicy, Lucy che oltre a essere inutile non sono riuscito ad ascoltare nella sua interezza vista la prova canora fredda e fastidiosa del cantante. Nella parte finale del disco la coppia di chitarre gemelle Bomb/Boss ci dà prova di tecnica e affiatamento nel pezzo strumentale Deliverance: 4 minuti è la durata giusta per un brano (non certo impossibile ma abbastanza piacevole all’ascolto). Womanizer si chiude con Opus Suite in pieno stile metal neoclassico con una valanga di assoli veloci e coinvolgenti.

Disco studiato e abbastanza riuscito. A parte 2 capitoli che ho mal digerito la tracklist sebbene non contenga Hit clamorose scorre bene e regala all’ascoltatore diversi momenti più o meno esaltanti. Ritengo che la definizione Party Metal sia calzante in quanto la musica degli Absolute Steel non la si deve sviscerare, ma apprezzare per quella sua carica metallica che riesce a infonderti fin dal primo distratto ascolto. Con intelligenza i nostri non hanno esagerato con la lunghezza del disco ed il risultato è un prodotto sicuramente sufficiente sebbene i margini di miglioramento siano importanti.

Top Songs: Beerum, High Heels And Fishnet Stockings, Too Slow Above.
Skip Song: Juicy Lucy.

Tracklist:

1. High Heels And Fishnet Stockings
2. Beerum
3. Kick
4. Rough Love (Tender Heart)
5. Deeper
6. Juicy Lucy
7. Too Slow Above
8. Deliverance
9. Opus Suite

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Genere:
Anno: 2005
65