Recensione: World At War

Di Alessandro Marrone - 20 Marzo 2021 - 11:30

C’è posta per me. Una nuova settimana, un nuovo album da recensire e stavolta niente link, file compressi, o codici da inserire per avere infine accesso a quello che scopri essere un misero streaming dal tempo contato. L’etichetta francese Fantai’Zic Productions ci spedisce l’EP dei Dusk Of Delusion, combo transalpino che ho recensito proprio lo scorso anno in occasione del loro secondo album intitolato Watch Your 6 e interamente sviluppato attorno ad aneddoti immersi nella prima guerra mondiale. Con World At War le cose non sembrano cambiare, nel senso che a partire dalle tematiche e dalla copertina, è tutto molto rassomigliante. La musica no.

World At War arriva a circa un anno di distanza dal sopracitato long-playing, ma mette in mostra una band in gran spolvero e finalmente a proprio agio nel mescolare metal melodico e contaminazioni che attingono a piene mani tra hard rock, speed e death metal, quest’ultimo con tratti nettamente meno marcati rispetto a prima. Un assaggio di quel che verrà, un’anteprima ben più che convincente e che introduce i Dusk Of Delusion con la strepitosa Slain In The Desert, l’opener ideale per qualsiasi occasione. Melodica al punto giusto, con groove da vendere e con numerosi cambi di tempo che ne impreziosiscono una struttura quadrata ma nient’affatto scontata. Allo stesso modo, So Long Atlas e la successiva Stars And Stripes confermano quanto il quintetto francese abbia trovato la strada per uscire dalla trincea e dare forma ad un sound personale e ben definito. Anche la voce, che non mi aveva convinto appieno sul precedente sforzo discografico, si integra meglio e se soltanto ci fosse una produzione in grado di valorizzare meglio i toni bassi – signori – il pacchetto sarebbe completo.

Chiude il mini disco la cover degli Status Quo, In The Army Now, che senza ormai sorprenderci mantiene l’attenzione sul tema bellico tanto caro alla band. Non sono solito sbilanciarmi quando si tratta di EP, spesso li vedo come un tramite per i punti cardine di una discografia, quelli rappresentati appunto dai dischi tradizionali, ma non fatico a scegliere questo World At War sopra a quanto la band abbia fatto fino ad ora. Con queste premesse e con la speranza di sfruttare maggiormente le tematiche scelte dal gruppo, magari con un concept che possa anche dare spazio a qualche momento più malinconico ed enfatizzare la drammaticità della materia in analisi, sono certo che la prossima volta che parleremo di questi ragazzi, lo faremo in un misto di totale approvazione e stupore. Perlomeno è quello che spero e dopo aver riascoltato più volte l’ottimo World At War, è ciò che reputo alla loro portata.

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