Recensione: Wrapped Renaissance

Di Roberto Castellucci - 5 Gennaio 2023 - 8:30
Wrapped Renaissance
Band: Dosgamos
Etichetta:
Genere: Groove 
Anno: 2022
Nazione:
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Talvolta, durante le chiacchiere post-concerto condivise con alcuni coetanei appartenenti alla cosiddetta Generazione X, mi è capitato di sentire molte teorie riguardanti il Groove Metal. Secondo alcuni pare che questo stile musicale abbia esaurito progressivamente il suo prestigio dopo l’enorme diffusione vissuta negli anni ‘90, rivelandosi incapace di dar vita a prodotti artistici di qualità e diventando sempre meno rilevante a partire dal primo decennio del nuovo millennio. In queste occasioni la mia reazione è riassumibile con poche semplici parole, di cui in questa sede fornirò una versione politicamente corretta: ‘ma che cappero dite’? Forse, se proprio vogliamo parlare di ‘esaurimenti’, si è esaurita la forte spinta commerciale che forniva grande supporto alle molte bands del periodo, una su tutte i gloriosi Machine Head dei primi due dischi: “Burn My Eyes” del 1994 e “The More Things Change” del 1997 (chi non li conosce prenda nota e rimedi subito). Pur estremamente differenti tra loro, i gruppi ascrivibili al genere erano tutti concordi nel tentare di dare nuovo lustro al Thrash Metal da cui prendevano le mosse, riuscendo nell’intento obiettivamente meglio rispetto a chi il Thrash aveva contribuito a fondarlo…si vedano a riguardo i controversi risultati raggiunti negli anni ’90 da Kreator, Destruction, Exodus, Metallica e compagnia bella. In quel periodo, inoltre, stava prendendo sempre più piede un’altra grande ‘novità’: il Nu-Metal di Rage Against The Machine, Deftones, Limp Bizkit, Korn, Slipknot e chi più ne ha più ne metta. Al di là dell’orrenda definizione, mai ‘digerita’ dalle mie povere orecchie (Nu-Metal non si è mai potuto sentire, ammettiamolo), ognuno di questi gruppi ha prodotto risultati di buon livello, cercando di rinnovare una scena Metal percepita, a torto o a ragione, sempre più piatta e stagnante. E’ a questo periodo storico che fanno riferimento i Dosgamos, quartetto parmense nato nel 2018 e arrivato al meritato traguardo del debutto discografico con il full-lengthWrapped Renaissance”.

Le principali influenze che con ogni probabilità hanno guidato la composizione del disco arrivano indubbiamente dai succitati Machine Head, Slipknot Korn. Qua e là, soprattutto nel lavoro delle chitarre, si percepisce un piacevole ascendente proveniente da certi lavori dei Pantera, mentre la versatile voce del cantante Michele Altavilla si spinge talora nella medesima direzione intrapresa, tanto per fare un esempio, dal cantante degli Heaven Shall Burn Eric Bischoff. A dirla tutta, effettivamente, non è soltanto nella voce che i Dosgamos si concedono qualche scivolata in territori vicini al Death/Black melodico. Niente che gli Slipknot non abbiano già tentato, ma le strofe, le parti in up-tempo e gli accenni di blast beat contenuti in canzoni come “Sightseeing”, “Odyssey” e “Common Excuses” mostrano come i Dosgamos abbiano fatto forse qualche passo in più in quella direzione rispetto alla suddetta band di scalmanati mascherati. Addirittura, nel penultimo brano dell’album rispondente al titolo “Schmoozer”, il quartetto sorprende l’ascoltatore in molti modi. I ragazzi iniziano le danze con un duetto chitarra/batteria in pieno stile “Jumpdafuckup” dei Soulfly, per poi lanciarsi in un indiavolato intermezzo sorretto dall’intensa voce in scream del cantante: si apre così un’inattesa e gradevole parentesi vicina al semi-Black Metal di “Curse of Osiris”, cattivissima traccia del recente “Titans of Creation” dei Testament. La furia dei Dosgamos, espressa senza riserve dalla loro musica, si sfoga anche nelle tematiche trattate dai testi. Il titolo dell’album, traducibile più o meno con le parole ‘Rinascimento fasciato’, è già di per sé piuttosto eloquente: la lettura di quest’espressione spinge la nostra mente a visualizzare l’immagine di una prosperità limitata, incatenata dalle asfissianti pastoie plasmate dalla cattiva gestione politica dell’ambiente e del Bene comune.

I Dosgamos, in definitiva, diffondono la loro cupa visione del mondo passando in rassegna sonorità capaci di catturare l’attenzione di una nutrita schiera di fans, siano essi estimatori dell’aggressività tipica del Groove, appassionati di Thrash o devoti a tutte le declinazioni del Metal estremo. Non stupisce, a questo proposito, il fatto che alcuni dei componenti della band abbiano fatto parte della line-up di altre entità musicali più ‘tradizionali’, se mi si concede il termine. Stando alla biografia del gruppo, infatti, il batterista Giuseppe d’Avola è stato per qualche tempo seduto dietro alle pelli del combo Black Metal Stormcrow, mentre il chitarrista è tuttora membro dei thrashers Injury. Ecco il punto di forza dei Dosgamos: anziché tentare di riformare un genere che non ha particolari necessità di rinnovamento, i quattro arrabbiatissimi ragazzi di Parma preferiscono riprendere il discorso portato avanti da tutti i gruppi evocati finora, creando un brodo primordiale in cui vanno a confluire molte espressioni tipiche del Metal degli ultimi 30 anni. La lezione dei ‘maestri’ è stata assimilata molto bene dai Nostri e “Wrapped Renaissance” rappresenta un buon primo passo: attendiamo con impazienza un’ulteriore crescita da parte della band, che ha tutte le carte in regola per evolversi e creare uno stile ancora più personale e interessante. Nel frattempo, se la fortuna lo vorrà, speriamo di ascoltarli dal vivo il prima possibile: le canzoni dei Dosgamos sembrano fatte apposta per provocare intense sessioni di headbanging e pogo incontrollato una volta proposte dall’alto di un palco…in bocca al lupo ai Dosgamos e buon ascolto a tutti!

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