Hard Rock

Intervista Crossbones (Dario Mollo)

Di Stefano Ricetti - 19 Marzo 2009 - 0:00
Intervista Crossbones (Dario Mollo)

Intervista con Dario Mollo, che da ben trentun anni calca la scena HM italiana e internazionale. Dagli esordi con i Crossbones ai tour insieme con mostri sacri come Glenn Hughes e Graham Bonnet. Don Airey, Tony Martin, Tony Franklin, tutti personaggi che hanno attraversato la carriera del chitarrista di Ventimiglia. Quella che segue è una chiacchierata molto istruttiva, nel nome del Metallo.

Buon botta e risposta.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Dario, iniziamo con i Crossbones, anno 1978. Come sono nati? Quali erano le Vostre influenze musicali all’epoca?

Formai i Crossbones appena dopo il conseguimento del diploma di ragioneria, il mio obiettivo iniziale era quello di suonare pezzi dei Deep Purple, gruppo che amavo alla follia.

Da dove deriva il nome “Crossbones”?

All’inizio ci chiamavamo Fireball, che cambiammo poi in Crossbones, nome che scegliemmo senza nessuna particolare ragione sfogliando un vocabolario.

Per un certo periodo il singer dei Crossbones è stato Fabrizio Cruciani (Knife Edge/Vanexa). Che ricordo hai di Lui?

Ricordi conflittuali, purtroppo Fabrizio non legava caratterialmente con il bassista, quindi dovevamo assistere ad inutili discussioni infinite tra i due.

Cosa ti sovviene della Vostra partecipazione al “II° Festival Rock Italiano”?

Vincemmo le preselezioni a Genova, suonammo in maniera eccezionale lasciando tutti a bocca aperta, le finali bolognesi invece furono un disastro causato da un’organizzazione assolutamente non all’altezza.

E delle giornate passate a Roma per la compilation Metallo Italia?

Ricordo in particolare che dopo il video guidai una moto da enduro servita per le riprese all’interno e per le scale del locale.

Stessa domanda riguardo il concerto all’Hammersmith Odeon.

Suonammo benissimo anche all’Hammersmith, la platea si alzò in piedi solo per noi. Ricordo inoltre un forte odore di vernice, il locale era appena stato pitturato.

1989. Esce “Crossbones” con Don Airey (Rainbow e Ozzy Osbourne) alle tastiere. E’ il primo album del metallo italiano con un ospite straniero di peso all’interno. Come è nata la collaborazione fra te e Don?

Mentre eravamo in studio dissi al produttore che per delle buone tastiere avrei voluto Don, il produttore mi disse che era suo amico e due giorni dopo mi trovavo, ancora incredulo, all’aeroporto di Milano a prendere Don.

Come Crossbones hai suonato all’Open Air di Lamone (Svizzera) insieme con Fil Di Ferro, Strana Officina, Krokus, China, Vengeance e Iceage. Cosa ti è rimasto di quella esperienza? Hai avuto modo di frequentare le altre band presenti durante quella giornata?

Esistono stralci di quel concerto su YouTube, frequentammo solo i Fil Di Ferro, bravissime persone. Mi ricordo che durante il Loro concerto il cantante con un fortissimo accento torinese disse: “la vedete la luna? Licantroooopus…”. C’era una luna piena esagerata che però si vedeva solo dal palco e non dal pubblico… Ci divertivamo con poco, passammo i giorni successivi a dire “la vedete la luna?” Ah,ah,ah!

I Crossbones si dissolvono dopo un tour, che passa anche per l’Ungheria, e nascono i The Cage, 1998, con tanto di debutto discografico. Spiega i motivi di questo cambiamento e svela quello che ritieni interessante riguardo le date ungheresi.

Il tour ungherese fu una di quelle esperienze che ricordo con maggior piacere, al ritorno capii che dovevamo migliorare ulteriormente come musicisti ed artisti, purtroppo fui il solo ad avere questa convinzione, i miei colleghi si adagiarono sugli allori, quindi decisi di sciogliere il gruppo e di dedicarmi alla costruzione del mio studio ed al mio miglioramento artistico.

Tony Martin canta su “The Cage”. Come sei entrato in contatto con lui?

Conobbi Tony nel mio studio, gli suonai dei pezzi che avevo composto dopo i Crossbones e decidemmo di lavorare assieme.

Nel 2000 nascono i Voodoo Hill (Glenn Hughes alla voce, Roberto Gualdi alla batteria, Max Matis al basso e Dario Patti tastiere). Spiega come mai, dopo i notevoli riscontri dei The Cage, ti imbarchi in un altro progetto, per di più rivoluzionando la line-up…

Sia i The Cage che i Voodo Hill non erano gruppi ma studio projects personali, quindi mi sentivo libero di rivoluzionare tutto per solo sfizio artistico.

Riguardo Glenn Hughes aggiungi quello che vuoi, Dario…

Glenn e’ semplicemente un genio, persona molto semplice dotata di tecnica inarrivabile.

Nel 2001 avviene il come-back dei The Cage, sempre con Tony Martin. Come mai questo ritorno di fiamma?

Mi piaceva far cantare i miei pezzi da cantanti dalla vocalità diametralmente opposta. Per me Tony possiede uno dei migliori timbri vocali esistenti, in più è un songwriter eccezionale.

Se non erro in quel periodo fosti chiamato dalla neonata Graham Bonnet & Don Airey Band per due tour inglesi. Immagino ce ne sia da raccontare… Vai Dario!

La chiamata arrivò nel momento più opportuno, ormai possedevo la tecnica e la sicurezza dei miei mezzi, quei tour furono pura goduria per me, assaporai ogni singolo momento passato sui palchi in Inghilterra: fu un sogno che si avverava.

Nella seconda incarnazione dei The Cage, al basso c’è Tony Franklin (ex Blue Murder). Descrivimi questo personaggio.

Tony Franklin è il bassista che preferisco, ha un fraseggio incredibile. Non ho mai avuto il piacere di incontrarlo, registrò le sue parti negli States.

Nel 2004 il successivo capitolo Voodoo Hill, con Glenn Hughes alla voce…

Glenn mi chiese se avessi avuto intenzione di fare un altro album assieme a lui. Per combinazione avevo dei pezzi pronti e decidemmo di ri-collaborare assieme.

Poco dopo nasce il progetto Elektric Zoo, comprendente Graham Bonnet. Fai un tour notevole che abbraccia paesi come Austria, Spagna e Inghilterra. Che ricordi hai di quei concerti?

Grande tour, la band era pazzesca, Don si uni’ a noi nel bis a Londra, fu una grande avventura che diede lo spunto per la formazione dei Noize Machine.

L’ultima mossa in casa Mollo riguarda appunto la costituzione della band Noize Machine, con l’uscita del disco per la Valery Records. Cosa ti ha spinto a costituire una band “vera”, tornando per certi aspetti ai tempi dei Crossbones?

Dopo il tuor con Graham, decidemmo di formare una vera band senza ospiti illustri con la quale poter fare concerti senza che il cantante dovesse venire ogni volta da Los Angeles.

Spiega perché, a livello mediatico, il tuo nome è circolato così poco, fin dai tempi dei Crossobones.

Questo fatto rispecchia esattamente il mio carattere, poche parole e tanti fatti.

Cosa ti sovviene riguardo le seguenti band della Nwoihm? Se hai degli aneddoti spara, grazie.

VANEXA – Li incontrai quando ero alle prime armi, ci portarono nella loro sala prove in una chiesa a Savona

FIL DI FERRO – Bravissime persone.

MORGANA – non la conosco.

ELEKTRADRIVE – Elio Maugeri è un mio grande amico, la sua voce non ha nulla da invidiare a nessuno. Semplicemente è un grande.

Hai girato in tour insieme con leggende viventi dell’Hard Rock, hai vissuto sulla tua pelle l’odore della buona musica e dei club inglesi. Che differenze ci sono fra la situazione artistica italiana e quella britannica?

Si sente che in UK il Rock è radicato: suoni la musica giusta nel posto giusto. In Italia percepisco meno unione tra i gruppi, e spesso gli Italiani sono troppo attenti alla tecnica personale e non al risultato finale della band.

Come mai da noi si è dovuto aspettare fino ai Lacuna Coil e ai Rhapsody of Fire per festeggiare finalmente qualcuno che ce l’aveva fatta per davvero?

Ciò è dovuto dalle discutibili scelte artistiche fatte delle nostre case discografiche.

Aneddoti su Martin, Bonnet, Hughes, Airey, vai Darioooooooo

Martin è simpaticissimo, un intrattenitore, sempre pronto alla risata e allo scherzo. Bonnet una persona tenerissima e indifesa, Hughes canticchia sottovoce continuamente, Don mi assomiglia tantissimo: lui e la musica sono inscindibili.

Salto nel passato, pensieri e parole su: TRIP

Grande Joe Vescovi, grandioso suono di Hammond.

In qualità di chitarrista, quali sono i colleghi che stimi di più?

Blackmore, Van Halen e Page principalmente, però esistono decine di chitarristi che mi piacciono.

Possiedi uno studio professionale, dal quale sono fuoriuscite parecchie nuove release. Sei soddisfatto di quanto fatto finora?

Assolutamente si, ottengo grandi soddisfazioni artistiche dalle produzioni fatte nel mio studio.

Di Giuntini cosa pensi?

Grande chitarrista, ottimo compositore oltre che un mio grande amico.

Sinceramente, dopo tantissimi anni di milizia, sei soddisfatto di quello che hai fatto? Qual è l’highlight della tua carriera e quale il momento più buio? Più gioie o rimpianti?

Non cambierei nulla di ciò che ho fatto, da buon ottimista riesco a vedere il lato positivo di ogni situazione, mi sento come se il bello dovesse ancora arrivare.

Cosa pensi della stampa HM italiana?

Penso che nella maggior parte dei casi sia formata da giornalisti preparati e meno snob rispetto a quelli inglesi i quali osteggiano qualsiasi forma di tecnica e virtuosismo.

E delle webzine?

Stessa cosa.

Cos’hai in cantiere per i prossimi mesi?

Il terzo album assieme a Tony Martin.

Grazie Dario.

Grazie a te Stefano.

Stefano “Steven Rich” Ricetti