Recensione: X – Varg utan flock

Di Tiziano Marasco - 11 Gennaio 2018 - 0:00
X – Varg utan flock
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2018
Nazione:
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80

Gli Shining svedesi (sempre per non confonderli con i loro omonimi d’oltralpe scandinava) sono una band che oramai non necessita di presentazioni, né dal lato musicale che da quello “filosofico”. Anche perché in vent’anni di carriera i nostri hanno pubblicato oramai 10 album e una miriade tra split, EP e quant’altro. Che dire dunque si questo nuovo “X – Varg utan flock”, che giunge dopo quattro anni di silenzio.

In fin dei conti, c’è ben poco da dire, se non che si tratta di un disco che regala piacevoli conferme di quanto di buono già messo in mostra col precedente “IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends”. La principale differenza sembra giusto il ritorno della lingua svedese nel titolo, per il resto ci troviamo di fronte a cinque composizioni (e un piacevole interludio di piano) di black schizofrenico, trucido e grezzo ma pur sempre intervallato da momenti elettro-acustici tenebrosi. Tutti i crismi del peculiare sound degli svedesi sono confermati.

La opener “Svart ostoppbar eld” offre un bell’inizio adrenalinico e black’n’roll, un riff carico di groove su cui irrompe il growl ignorante di Niklas Kvarforth che si perde in un ottimo break acustico. Discorso analogo può essere fatto per “Jag är din fiende” e “Han som lurar inom”, rispettivamenteterza e quarta song. Nel caso “Jag är din fiende”, in ogni caso risulta doveroso menzionare, nel break, lo sghembo cantato del singer, che suona vagamente proprio di certo indie rock.

Viceversa, la successiva “Gyllene portarnas bro” è una magistrale ballad depressa e sinistra, nella quale Kvarforth mette in mostra un cantato sofferto e maligno – salvo poi esplodere nel finale in un black semi-classico di rara ferocia.

Discorso a parte merita la conclusiva “Mot Aokigahara”, un’altra ballata oscura, dominata da meravigliose chitarre acustiche e sprazzi di ottimo cantato clean (a me son tornati in mente i primi due dischi di “Songs from the North” degli Swallow the Sun).

In conclusione dunque, a dispetto di un paio di prove opache a cavallo degli “anni ’10”, la nave Shining prosegue su binari collaudati, originali e non soggetti ad altri schemi se non quelli decisi dalla stessa band. In questo “X – Varg utan flock”, i nostri sembrano affinare ulteriormente la tecnica compositiva e regalano 40 minuti di metal sospesi tra il black più classico e il gothic più tenebroso. Affascinante notare che, sebbene i nostri non cerchino la melodia facile, tutte le composizioni rimangono di facile assimilazione, almeno a chi conosce bene questo gruppo. Per chi non li avesse mai sentiti, “X – Varg utan flock” è un ottimo punto di partenza, prima di passare ai classici.

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