Recensione: Beneath the Flesh

‘Beneath the Flesh’ è il nuovo album degli austriaci SiliuS, disponibile dal 6 giugno 2025 tramite Hellbound Records in collaborazione con Running Wild Productions e Rainer Wild.
La band, in giro dal 2013 e con alle spalle i due Full-Length ‘Hell Awakening’ del 2017 e ‘Worship to Extinction’ del 2020, ha subito, nel 2023, un rinnovamento del 50% delle sue file con l’ingresso del batterista Manuel Zoller e del cantante Benjamin Kröll, in arte Wellna, veterano del mondo underground austriaco.
Per il resto, per sfornare questo nuovo album, non si muove dalla sua strada. Come per i precedenti lavori, infatti, la formula dei Silius è sempre una miscela esplosiva di Thrash Old Scholl e Groove anni ’90 di stampo statunitense, ficcante e tirata in faccia a secchiate senza nessun giro di parole.
I riferimenti, manco a dirlo, sono Testament, Slayer (… e quando mai …), Pantera, qua e là i Sepultura ed ogni tanto il modo di cantare di Wellna fa comparire una nuvola con dentro Cronos (più una reminiscenza che non un’influenza vera e propria).
‘Beneath the Flesh’ è energia lasciata allo stato brado, una serie di esplosioni continue, un insieme di velocità abrasiva, cadenze martellanti e cruda intensità immerse tutte in un’atmosfera pesante ed opprimente … in parole povere è un buon album spacca crani, che, pur non essendo innovativo, mette in evidenza la crescita dei SiliuS sia sotto il profilo del songwriting, sia sotto quello della padronanza tecnica.
La scaletta propone brani che partono a razzo e proseguono così (‘Captive Breeding’, ‘Eat the Priest’), altri che si basano su massacranti cadenze (‘Columbian Necktie’, ‘Shell Shocked’, ‘Rise in Riot’), altri ancora che uniscono entrambi i ritmi dando vita a scenografie cangianti e imprevedibili (‘Reign Devide’, ‘Verdun’). Ogni tanto viene fuori qualche sfumatura Death/Black (‘Innsmouth’) e si percepisce una disturbante follia nelle chitarre stridenti della Title-Track. Sul finire, poi, non manca un brano che esce dagli schemi: le linee di ‘Solitude’ sono “delicate”, poste all’interno di un’atmosfera dai contorni psichedelici d’altri tempi che infonde un’inquietante tranquillità.
Il sound è dinamico, pieno di slancio e dal buon tiro, tanto solido quanto ruvido, con una sezione ritmica massacrante ed infuocata che arroventa l’aria rendendola impenetrabile e soffocante. Il vocalist, pur se con dei limiti tonali, è caustico, colmo di rabbia e rancore mentre riflette sulla morte, sulle lotte interiori e sull’oscurità esistenziale che può avvolgere l’individuo terrorizzandolo.
Riflessioni che vengono sottolineate attraverso una produzione che evita l’eccessiva pulizia dei suoni, pur se ogni strumento viene fuori con precisione chirurgica, proprio per dare all’atmosfera che avvolge il mondo di ‘Beneath the Flesh’ una densità caliginosa, inquietante ed ansiogena ma palpabile, quasi concreta.
In definitiva, ‘Beneath the Flesh’, sono 51 minuti e oltre di assalto feroce ed incisivo, con qualche brano che un po’ si somiglia (soprattutto quelli up-tempo) e qualche sbavatura che esce qua e là. Difetti che, però, nell’insieme ci stanno, attestando il valore dell’umanità artistica in un mondo dove l’intelligenza artificiale ci fa credere in una perfezione fasulla e criminalmente pericolosa.
Questa nuova versione dei SiliuS è bella tosta e, con questo terzo lavoro, riesce ad inserirsi nel vasto panorama del Thrash Metal europeo. Bene così, continuiamo a seguirli con viva curiosità!